Ci sono circa 1300 pazienti con forme di media a alta gravità che ogni anno si rivolgono al Policlinico di Modena per curare la propria forma di psoriasi. Dal 2005 nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena è presente un ambulatorio interamente dedicato alla psoriasi, all’interno della Struttura Complessa di Dermatologia diretta dalla facente funzione Professoressa Cristina Magnoni. Questa domenica, 29 ottobre, ricorre proprio la giornata mondiale della psoriasi ed è l’occasione per fare il punto su questa malattia particolarmente frequente, in quanto si stima abbia un’incidenza attorno al tre per cento della popolazione nazionale.

Dottor Marco Manfredini

«Nella popolazione italiana potremmo considerare che circa un milione e mezzo di persone siano affetti da psoriasi – spiega il Dottor Marco Manfredini, ricercatore UNIMORE e dermatologo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – ovviamente non tutti sono affetti da una forma severa, questi si attestano al 10 per cento del totale. È una malattia che può avere un impatto psicosociale importante anche in forme non drammatiche in termini di estensione. La psoriasi si manifesta con delle chiazze eritematose, quindi arrossate, a bordi netti e con una squama argentea in superficie; le zone colpite più di frequente nella sua forma più comune sono i gomiti, nella parte estensoria, la zona delle ginocchia e quella lombo sacrale. Anche il cuoio capelluto è coinvolto con una desquamazione importante. Vi sono delle forme di psoriasi non sempre uguali, definite con terminologie distinte: psoriasi inversa quando colpisce le zone di piega come quella inguinale, del cavo ascellare e sottomammaria, forme in cui compaiono delle pustole talvolta in sede palmoplantare oppure estese su tutto il corpo. Infine ci sono forme come l’onicopatia psoriasica dove il coinvolgimento è prevalentemente ungueale con alterazioni importanti a carico di molteplici unghie delle mani o dei piedi».

«I circa 1300 pazienti annui seguiti dall’ambulatorio psoriasi – prosegue la Dottoressa Claudia Lasagni, dermatologa – sono quasi esclusivamente affetti da forme piuttosto severe di psoriasi o moderate, mentre le tipologie lievi sono seguite principalmente a livello territoriale. Il nostro ambulatorio di secondo livello ha la possibilità di gestire dei farmaci ad alto costo per il Servizio Sanitario Nazionale il cui utilizzo è limitato all’ambito ospedaliero, questo fa sì che arrivino da noi quelle persone che la medicina territoriale, per motivi amministrativi, non può seguire. In questo ambulatorio, essendo una clinica universitaria, abbiamo avuto accesso a farmaci che non erano ancora disponibili sul territorio nazionale all’interno di protocolli clinici sperimentali su cui esiste una tradizione di lunga data. Questo ci consente la possibilità non appena il farmaco entrerà in commercio di poter sapere il profilo ideale del paziente, tranquillizzarlo sulla gestione di una nuova terapia, sapendo come rispondere in caso di eventuali effetti collaterali».

Da tre anni è inoltre attiva una collaborazione tra Dermatologia e Reumatologia del Policlinico di Modena, quest’ultima diretta dalla Professoressa Dilia Giuggioli, in cui una volta al mese gli specialisti esaminano assieme i casi di patologia psoriasica presente al livello della cute e articolare: l’obiettivo è quello di decidere congiuntamente le terapie in modo da ottimizzare sia l’impegno paziente e razionalizzare l’utilizzo delle risorse sanitarie.

reumatologa Gilda Sandri

«Seguiamo circa 800 pazienti affetti da artropatia psoriasica – spiega la Dottoressa Gilda Sandri, reumatologa – di cui il 40 per cento è in trattamento con farmaci biotecnologici. Altri 300 sono invece affidati alla rete reumatologica territoriale. I pazienti vengono seguiti congiuntamente con i colleghi dermatologi, discutendo il miglior approccio terapeutico in base al coinvolgimento preminente cutaneo e\o articolare. Così, quando presentano anche una malattia gastrointestinale associata, vengono inviati all’ambulatorio congiunto di gastroreumatologia».

«Fortunatamente abbiamo sempre a disposizione nuove terapie – aggiunge il Dottor Marco Manfredini e la presenza di ambulatori dedicati permette una gestione, un inquadramento e una presa in carico del paziente che rende molto frequentemente la psoriasi una malattia con elevate percentuali di successo terapeutico. Il paziente quindi assiste molto spesso alla scomparsa completa     della malattia dal punto di vista cutaneo e talvolta anche articolare».

«Per accedere all’ambulatorio psoriasi di secondo livello – conclude la Dottoressa Laura Bigi, dermatologa – è necessaria una valutazione specialistica. Il primo passaggio è quello di una visita dermatologica ospedaliera o sul territorio, convenzionata o in libera professione, per avere un inquadramento diagnostico e vengano poste indicazioni alla presa in carico nell’ambulatorio dedicato. L’indicazione potrà giungere anche da altri specialisti che trattino paziente affetti da psoriasi, per esempio il reumatologo o il gastroenterologo. Con impegnativa dello specialista o del medico di medicina generale per visita dermatologica si può prenotare al numero telefonico del Cip: 800 433 422. Effettuato il primo accesso, avverrà la presa in carico del paziente. Le successive sedute di controllo verranno fissate da noi specialisti dell’ambulatorio dell’AOU direttamente in occasione della visita. Per controlli a più lungo termine sarà il Cip a chiamare il paziente per fissare la visita successiva. In questo modo riusciamo a garantire una presa in carico ottimale dei nostri pazienti».

Le dermatologhe Claudia Lasagni e Laura Bigi

L’artrite psoriasica

L’artrite psoriasica è una malattia infiammatoria cronica che colpisce le articolazioni di persone affette da psoriasi, o che hanno un famigliare di primo grado con questa malattia cutanea. In genere si sviluppa dopo la psoriasi, malattia della pelle molto comune, può tuttavia insorgere contemporaneamente con questa patologia o, più raramente, manifestarsi in pazienti senza la malattia cutanea ma che comunque hanno un parente stretto ammalato di psoriasi. Si ritiene che un terzo dei pazienti con psoriasi svilupperà artrite. L’artrite psoriasica colpisce uomini o donne in egual misura, l’età più frequente è compresa tra i 30 e i 50 anni, anche se l’artrite psoriasica può essere presente anche nei bambini.

L’artrite psoriasica può interessare sia le articolazioni periferiche (mani, ginocchia, piedi, ecc.) sia la colonna vertebrale e le entesi, cioè quelle strutture come tendini, legamenti che s’inseriscono a livello dell’osso. Manifestazioni cliniche caratteristiche sono la dattilite (dito a salsicciotto), tendinite achillea e lombalgia infiammatoria (dolore notturno, rigidità mattutina prolungata che migliora con il movimento). Il paziente può presentare interessamento oculare (uveiti) o gastrointestinale (morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa).

 

Buone pratiche per prevenire la psoriasi

Sulla psoriasi possiamo agire dal punto di vista di fattori di rischio aggravanti per educare il paziente ad avere comportamenti virtuosi come la riduzione del fumo e del peso corporeo, in quanto anche il BMI è correlato con patologie severe e lo sviluppo di fattori di rischio cardiovascolare e sindrome metabolica. Alcune abitudini dietetiche talvolta sono state identificate come protettive nei confronti della psoriasi, che ha un’eziologia multifattoriale coinvolgendo fattori genetici nello sviluppo.

 

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