È stata presentata oggi all’Oratorio San Filippo Neri la ricerca Bologna, assetti, prospettive e inquietudini di una città matura, realizzata dal Censis con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

A vent’anni dalla pubblicazione del rapporto Bologna oltre il benessere. Accompagnare la città nelle sue trasformazioni, si è riaperto un cantiere di ricerca dedicato a Bologna, per fotografare la nuova realtà ricollegando i fili d’interpretazione e di narrazione di un modello urbano, unico nel panorama italiano, che coniuga la capacità relazionale tipica delle città medie con la proiezione internazionale di capitale della globalizzazione.

Cosa è cambiato a Bologna nel corso di due decenni? Quali assetti si sono delineati in questi anni e quali sono le prospettive per il futuro? A questi interrogativi ha risposto Andrea Toma, responsabile Area Economia, Lavoro e Territorio del Censis nel corso della presentazione del rapporto di ricerca alla quale ha fatto seguito un dibattito, moderato da Valerio Baroncini, vicedirettore de Il Resto del Carlino, che ha visto gli interventi dei presidenti delle due Fondazioni, Giusella Finocchiaro e Paolo Beghelli, a cui si sono alternate le riflessioni di Francesca Balzani, presidente F.F. Covip, del Sindaco di Bologna Matteo Lepore, di Angelo Tantazzi, presidente Prometeia e del Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna.

Le conclusioni sono state affidate a Giuseppe De Rita, presidente del Censis.

Attraverso l’accostamento di diverse modalità di analisi e la raccolta di voci diverse – popolazione, esperti, dati di contesto – la ricerca evidenzia, in maniera chiara, la presenza di fattori di trasformazione e chiavi di interpretazione della realtà inediti rispetto al 2002.

La lunga stagnazione degli ultimi vent’anni, le crisi finanziarie globali, l’avvento di fenomeni come la pandemia e il lockdown, o di eventi di cui avevamo perso memoria, come l’inflazione e la crisi energetica, si intrecciano oggi con due processi di portata globale: la transizione ecologica e quella digitale.

«Per Bologna, trovare una risposta a cosa è mutato significa misurare la sua capacità di reazione e di adattamento a questi fenomeni» ha sottolineato Andrea Toma. «Oggi possiamo affermare con relativa certezza che la città ha colto pienamente la doppia sfida ambientale e digitale e che, anzi, su questi processi riteniamo abbia già costruito una base produttiva, dando spazio a nuove iniziative imprenditoriali e innovando profondamente realtà produttive esistenti e consolidate».

La prima parte del rapporto, dal titolo Bologna vent’anni dopo, offre un dettagliato confronto tra il profilo socio-economico della città tracciato in passato e quello attuale.

Da un punto di vista demografico, tra il 2002 e il 2022 Bologna ha registrato un incremento del 28,4 % sulla quota di popolazione 0-14 anni, invertendo la tendenza nazionale che registra, invece, una flessione del 7,5%. Bologna risponde in maniera efficace al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, anche grazie all’apporto dell’Università, che si contraddistingue come un importante fattore di attrazione di giovani.

L’Università di Bologna, che ha circa 80.000 iscritti, registra una quota sempre crescente di studenti stranieri, contribuendo a fortificare la natura multiculturale della città. Diversificandosi al suo interno con la compresenza di oltre 150 collettività, la città raccoglie oggi il 15,1% degli stranieri sul totale dei residenti, il doppio rispetto al valore nazionale. Guardando al 2030, Bologna, insieme a Milano e Firenze, registra un saldo migratorio totale positivo (+2,9%), un segnale importante, questo, della sua capacità di accogliere nuovi ingressi mantenendo nel tempo un alto livello di inclusione sul territorio.

Per quanto riguarda gli assetti economici, nell’ultimo quinquennio, le imprese attive nel comune di Bologna hanno rilevato un aumento dell’1,6%. Pur mantenendo il presidio manufatturiero, l’economia cittadina si terziarizza in maniera sempre più marcata: il settore dei servizi, dell’informazione e delle comunicazioni ha registrato, infatti, una crescita del 14,3%.

Come si posiziona la città sui temi della transizione ecologica e digitale? Considerando il Green&Blue Index e l’Indice di digitalizzazione delle Città metropolitane, entrambi elaborati dal Censis, la città metropolitana di Bologna è tra le avanguardie in Italia sul fronte transizione ecologica, con un punteggio complessivo di 78,9 su 100, e nella top three per quanto concerne la transizione digitale, dopo Milano e prima di Roma.

La seconda sezione della ricerca, dal titolo Rappresentazione e autopercezione di Bologna, riporta i risultati di un’indagine su un campione rappresentativo della popolazione residente, e di una serie di interviste a testimoni privilegiati, profondi conoscitori della realtà cittadina. Obiettivo: ricostruire l’immagine della città e la qualità della vita urbana e rintracciare i processi di trasformazione in corso e gli elementi che stanno già oggi fondando la Bologna di domani.

Dall’analisi sono emerse alcune criticità: innanzitutto la complessità di gestione dei flussi universitari e turistici che, unita alla crisi degli alloggi, potrebbe causare disagi ai cittadini residenti; la mancanza di servizi e sistemi di welfare in alcuni agglomerati della città; l’insufficiente conoscenza delle possibilità di valorizzazione del Tecnopolo; l’aumento delle disuguaglianze sociali.

Per posizionamento geografico e collocazione rispetto alle infrastrutture materiali, ma anche per la presenza di asset di grande rilevanza e attrattività, Bologna è oggi, più che in passato, costretta a gestire flussi ingenti di nuovi studenti, turisti, lavoratori, nuove imprese. Da questa prospettiva si intravvedono quelle tracce di inquietudine che, come primo effetto, portano alla pressione sugli spazi, sulle abitazioni, sulla portata delle reti.

Far fronte a queste problematiche vuol dire promuovere politiche di inclusione indirizzate a “verticalizzare la città” e a “governare la crescita con qualità”, mediante lo sviluppo di modelli di governance incentrati sull’impegno comune di istituzioni pubbliche e soggetti privati.

Fondamentale, in vista di questo obiettivo, è il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria presenti nell’area metropolitana di Bologna e degli Enti del Terzo Settore, impegnati nei processi di inclusione, di partecipazione e di contenimento del disagio sociale. La solidarietà collettiva, terzo capitolo del rapporto, sottolinea proprio l’importanza del loro apporto per aggregare risorse e indirizzarle verso obiettivi concreti, a vantaggio del benessere dell’intera comunità.

«Il Rapporto del Censis su Bologna invita le Fondazioni di origine bancaria della città a interrogarsi sul proprio ruolo. Noi riteniamo che si debbano sostenere le eccellenze del nostro territorio, ben individuate nel Rapporto, e insieme continuare a sviluppare un approccio inclusivo  ̶ dichiara la Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Giusella Finocchiaro. Lo slancio nella crescita, nell’ambito della transizione ecologica e digitale, va accompagnato da un costante e rinnovato agire inclusivo verso le fasce della popolazione che il Rapporto ha individuato come più deboli: anziani, disabili, disoccupati, bambini, immigrati e donne».

«I tanti segni positivi per Bologna, emersi dalla ricerca Censis, non devono indurre a sottostimare le sue inquietudini, in particolare l’aumento delle disuguaglianze sociali che minaccia di lacerare i legami delle comunità. Far luce sulle inquietudini della città significa anche ricordare l’importanza di un atteggiamento vigile e improntato all’iniziativa, per contrastare prioritariamente l’area della povertà e il numero di singole persone e nuclei familiari in condizioni di povertà» afferma Paolo Beghelli, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

L’ultima parte del rapporto, Gli assi di orientamento, mette in luce tutti quei fattori, soggetti e processi che oggi guidano la trasformazione della città, orientandone le strategie di crescita per il futuro.
«Se si ripercorrono i diversi risultati di analisi e di indagine riportati nella ricerca, con una buona dose di certezza si può asserire che Bologna sia stata e sia al riparo dalla condizione di “latenza” che invece sembra contraddistinguere la fase attuale dell’Italia» ha commentato Giuseppe De Rita, presidente del Censis.

La ragione di questo stato di cose per Bologna può essere rintracciata nella presenza di numerosi elementi – economici, sociali, culturali, istituzionali – che si pongono in una traiettoria di lungo periodo e hanno già individuato alcuni obiettivi da realizzare nei prossimi anni. Alcuni esempi sono, sul fronte ambientale: “Bologna Missione Clima”, che prevede il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2030, insieme ad altre 99 città europee, e il progetto Horizon “CITIES 4.0 – Climate Innovation Through Interactive Ecosystem Summits”, che sarà realizzato entro il prossimo anno.

Ci sono poi le risorse del PNRR dedicate al Piano urbano integrato della città, che ammontano per l’area metropolitana di Bologna a 157,3 milioni di euro e il Piano dell’abitare redatto dal Comune di Bologna, che prevede la realizzazione di diecimila alloggi in dieci anni. Quest’ultimo rappresenta un passo fondamentale per la gestione dei flussi in entrata, contenendo il livello della tensione abitativa e le speculazioni economiche, e per rendere veramente inclusiva la città, estendendo l’accesso alla casa a una platea più ampia di soggetti.

Inoltre l’evoluzione e l’affermazione internazionale di Bologna è guidata dai poli d’eccellenza nell’ambito della conoscenza – l’Università e il tecnopolo dell’ex Manifattura Tabacchi – e dalla sua vocazione logistica, dettata dalla posizione geografica strategica.

«Bologna, avendo superato il rischio di un benessere appagato (paventato nella ricerca del 2002) – conclude De Rita – non pare soffrire di una mancanza di visione, pur mostrando consapevolezza dei rischi di tenuta che possono accompagnare la scelta della crescita per innovazione continua, senza lasciare indietro nessuno».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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