Bologna dalla Torre dell’Orologio (foto di Giorgio Bianchi per il Comune)

La Giunta, in collaborazione con il Garante comunale per i diritti delle persone private della libertà personale, ha approvato il rinnovo fino al 2026 della convenzione con il Tribunale di Bologna che consente lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità quale pena sostitutiva a sanzioni detentive o pecuniarie. L’accordo, attivo dal 2011, consentirà a 50 persone l’anno, condannate per i reati indicati dagli articoli 186 comma 9bis e 187 comma 8bis del Codice della Strada, di svolgere gratuitamente azioni di supporto ad alcuni settori e servizi del Comune oppure presso enti del Terzo settore, associazioni, soggetti e strutture convenzionati con l’Amministrazione. Il limite di 50 persone potrà essere superato se le condizioni organizzative lo consentono, a discrezione dell’ente.

Il lavoro di pubblica utilità avrà ad oggetto prestazioni da svolgersi nelle seguenti aree di attività:

  • azioni di pulizia, piccola manutenzione e micro-interventi di ripristino strutturale nelle aree verdi pubbliche;
  • collaborazione e supporto all’Amministrazione Comunale in progetti incentrati sulla tutela dell’infanzia, sulla tutela ambientale, sulla promozione del senso civico e sulla cura dei beni comuni;
  • piccoli interventi di ripristino dell’arredo urbano;
  • azioni di ripristino e tutela del decoro urbano, anche all’interno di progetti in corso dell’Amministrazione Comunale;
  • supporto alla rimozione del vandalismo grafico;
  • collaborazione e supporto per eventi, manifestazioni, iniziative varie del Comune o di soggetti diversi in rapporto di collaborazione con l’Amministrazione stessa;
  • collaborazione e supporto in interventi di emergenza (es. emergenza freddo, emergenza neve, ecc.);
  • supporto ad attività specifiche con il Tribunale di Bologna concordate direttamente con quest’ultimo;
  • fotoreportistica e monitoraggio di specifiche zone, relativamente a graffiti, abbandono di rifiuti, chiusure con catene dei varchi pedonali, ecc;
  • attività di elaborazione dati e reportistica su piattaforme digitali condivise.

Il piano delle attività è elaborato tenendo conto, come previsto dalle norme che regolano il lavoro di pubblica utilità, delle esigenze del condannato quanto a orari e luoghi delle attività da svolgere, contestualmente alle esigenze, priorità e necessità organizzative dell’Ente, che coordina le prestazioni attraverso l’Area Quartieri. La copertura assicurativa è fornita da un apposito fondo INAIL.

In questi 11 anni di lavoro di pubblica utilità il numero delle persone che ricorrono a questa tipologia di pena alternativa ha avuto un costante incremento: dalle 20 prestazioni per un totale di quasi 7.500 ore di lavoro svolto del 2011 alle 511 prestazioni e 47.941 ore di lavoro svolto del 2019.
Negli ultimi due anni sono state 548 le prestazioni LPU concluse, per un totale di circa 60mila ore di lavoro svolto. Numeri importanti nonostante le difficoltà e le limitazioni dovute alla pandemia che ha portato alla sospensione delle attività nel periodo del lockdown e ad un notevole rallentamento per buona parte del 2021 (anche per questo il report annuale non è stata prodotto accorpando le due annualità).

 

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