Due strade sassolesi, di nuova realizzazione, intitolate a Pierangelo Bertoli e ad Edmondo Gatti. Lo ha stabilito la Giunta del Comune di Sassuolo, attraverso le delibere numero 71 e 73 del 10 maggio scorso in corso di pubblicazione all’Albo Pretorio.

“Considerato che occorre provvedere all’assegnazione della toponomastica – si legge nella delibera n°73 – a nuove aree di circolazione venutasi a creare nell’assetto territoriale del Comune di Sassuolo dalla realizzazione delle opere di cui al Piano operativo comunale (POC) relativo all’ambito sovracomunale di riqualificazione denominato “AR (S-F) “Ex Cisa Cerdisa”; ritenuto che è intenzione dell’Amministrazione Comunale proporre l’intitolazione della nuova strade a: Pierangelo Bertoli (N. 05/11/1942 – M. 07/10/2002) – cantautore”.

Allo stesso modo, nella delibera n°71, si legge: “Considerato che occorre provvedere all’assegnazione della toponomastica a nuove aree di circolazione, venutasi a creare nell’assetto territoriale del Comune di Sassuolo dalla realizzazione delle opere di urbanizzazione ed attualmente privi di denominazione e precisamente: Comparto Ceramiche Marca Corona; ritenuto che è intenzione dell’Amministrazione Comunale proporre l’intitolazione della nuova strada a: Edmondo Gatti (N. 22/02/1912 – M. 31/07/1954)”.

Pierangelo Bertoli – recita la delibera n°73 del 10/05/2022 –  nacque il 05/11/1942 a Sassuolo; considerato un vero e proprio “cantastorie” e una voce sincera della sua terra, Bertoli fu una figura emblematica della canzone d’autore italiana dagli anni settanta ai primi anni 2000, spaziando dalla musica popolare al rock, con testi diretti e densi di riferimenti sociali. Di lui è stato scritto che “l’immediatezza dei messaggi e la sincerità dell’ispirazione sono la peculiarità delle sue composizioni; la denuncia sociale, ora più meditata ora più aggressiva, connota il suo modo di raccontare l’uomo e il tempo in cui vive” Nato a Sassuolo, in provincia di Modena, da una famiglia operaia, a dieci mesi fu colpito da una grave forma di poliomielite che lo privò della funzionalità degli arti inferiori e lo costrinse a vivere muovendosi su una sedia a rotelle. Pierangelo, fin da giovanissimo appassionato di musica, conosceva la discografia di alcuni cantanti famosi ma non possedeva alcuna nozione di strumenti musicale e tecniche interpretative; compiuti i venticinque anni, alcuni amici gli prestarono una vecchia chitarra e in pochi mesi Bertoli imparò a suonarla, tanto che di lì a poco la chitarra divenne il suo strumento di riferimento. Dopo un anno di esercizi da autodidatta, cominciò a comporre le prime musiche per le Canzoni già scritte nella parte testuale, che suonò dapprima di fronte agli amici e poi davanti a platee sempre più vaste, fino alla consacrazione tra i più importanti cantautori italiani. Il legame con la sua terra d’origine, oltre a non allontanarlo dalla sua città natale, gli fece comporre numerose canzoni in dialetto sassolese. Nei primi anni ’70, Pierangelo Bertoli, con altri musicisti, formò il Canzoniere Nazionale del Vento Rosso, pubblicando, i primi 45 giri e l’album studio “Rosso colore dell’amore”, che venne stampato anche in Germania Ovest, e ciò comportò una tournée di Bertoli proprio in Germania e, successivamente anche in Italia. A seguito dello scioglimento del gruppo, realizzò il disco “Roca Blues” che gli fece ottenere un contratto con un’etichetta, che lo fece conoscere ad un pubblico più vasto; negli anni successivi iniziò la collaborazione con Caterina Caselli. Il 1979 è l’anno di “A muso duro”, uno dei suoi album più noti e il primo a conoscere un riscontro su vasta scala, contenente la canzone omonima, vero e proprio manifesto di uomo e artista, che esalta anche la funzione sociale e aggregativa del mestiere del cantante; in questo periodo conobbe Bruna Pattacini, che diventò sua moglie e da cui ha avuto tre figli. Tale successo venne consolidato negli anni ’80 e la sua attività discografica non conobbe interruzioni; nel 1991 la partecipazione al Festival di Sanremo portò Bertoli ad una seconda giovinezza artistica. Si spense a Modena il 07/10/2002”.

Edmondo Gatti – recita la delibera n°71 del 10/05/2022 –  nacque il 22/02/1912 a Sassuolo, fu incline al disegno sino alla tenera età. Entrò all’Istituto d’Arte “Adolfo Venturi” di Modena, uscendone diplomato nel 1932. Seguì dapprima i dettami dell’aquerellista M. Salvarani, appassionandosi sempre più a quel difficile genere di pittura che prediligeva. Si dedicò alla ceramica artistica, alla scultura, alla decorazione murale e alla scenografia. Nel 1937 si trasferì a Roma, chiamato a collaborare all’allestimento della Mostra augustea e alla prima Mostra d’Oltremare a Napoli. Nella capitale frequentò diversi studi di pittura e l’Accademia Libera del Nudo di Via Margutta; fu disegnatore e bozzettista nel reparto “Trucchi cinematografici” dell’Istituto Nazionale Luce e nelle frequenti visite dei musei approfondiva la sua esperienza, traendo ispirazione ed insegnamenti dai grandi maestri del passato. Allestì numerose mostre personali a Roma, Stresa, Pallanza, Intra, Cremona, Modena, inoltre partecipò a mostre nazionali, ottenendo ottimi attestati di riconoscimento; insegnò disegno alla Scuola d’Arte di Cannobbio ed alla Scuola Ceramica di Intra. La sua promettente attività fu interrotta nel 1946 a causa di un grave incidente stradale, le cui conseguenze ne provocarono la morte avvenuta a Modena il 31/07/1954”.

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