Il Consiglio comunale ha dato il via libera al Programma di riqualificazione urbana del comparto ex Fonderie a Modena, che consentirà di far partire l’iter di realizzazione del Distretto per l’accelerazione e lo sviluppo della tecnologia attraverso i fondi già assegnati a Modena dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che con il cofinanziamento locale vedranno un investimento di oltre 15 milioni di euro su quest’area.

Dopo l’avvio del cantiere sul primo stralcio per la riqualificazione della futura sede dell’Istituto storico, e il prossimo avvio della gara per lo stralcio 2 A, con contributi della Regione Emilia-Romagna e di Fondazione di Modena, sarà ora possibile entrare nel dettaglio della progettazione del secondo stralcio B e del terzo stralcio, finanziati con risorse destinate dal Governo a Modena nell’ambito del cosiddetto bando Rigenerazione. Il Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 10 marzo, ha infatti approvato definitivamente il Programma di riqualificazione urbana (Pru) del comparto ex Fonderie, che avrà anche valore di Piano urbanistico attuativo di iniziativa pubblica (Pua) e, in quanto tale, di Piano di recupero. Si sono espressi a favore Pd, Sinistra per Modena, Verdi e Modena civica, Lega Modena e FI, mentre si sono astenuti il M5s e Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia. Insieme al Pru è stata approvata anche la Relazione di controdeduzioni alle osservazioni, recepimento dei pareri e delle valutazioni degli Enti coinvolti nella Conferenza dei servizi, che si è chiusa positivamente.
“L’approvazione del Programma – ha affermato l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli presentando la delibera – chiude un percorso iniziato molti anni fa. Il Programma di riqualificazione urbana ha un’impronta di tipo programmatico e diventa uno schema progettuale che condiziona i singoli stralci attuativi. In particolare, con l’apporto di Arpae è stato sviluppato in modo puntuale il sistema di monitoraggio per valutare gli impatti che i singoli interventi produrranno all’interno del comparto. Definisce inoltre un abaco di destinazioni importanti – ha aggiunto – ma il Distretto per l’accelerazione e lo sviluppo della tecnologia ha già una sua identità molto forte: abbiamo utilizzato l’acronimo Dast uscito dal concorso di idee degli anni 2000 ma lo abbiamo aggiornato e riallineato alle politiche dell’Amministrazione delle ultime due legislature in cui si è lavorato molto su due temi fondamentali: rigenerazione sostenibile e transizione energetica”.
Il Dast sarà un distretto sede di attività e funzioni per l’accelerazione dello sviluppo delle start-up che operano nel campo delle tecnologie legate al settore dell’Automotive e, più in generale, della mobilità sostenibile. Uno spazio aperto in cui singoli con idee, start-up e imprese potranno incontrarsi e sviluppare progetti per rispondere ai repentini cambiamenti del settore automobilistico, per mantenere competitività internazionale e favorire la nascita di nuove imprese che possano avere ruoli chiave nei nuovi contesti di mercato.
“Ciò che stiamo facendo – ha proseguito Vandelli – lo stiamo facendo con una visione tutt’altro che astratta e che vede tra la Sacca e la Crocetta la creazione di un comparto destinato allo sviluppo tecnologico e all’Automotive, con l’obiettivo di riqualificare e dare un’identità forte a questa parte della città ricucendola con il territorio. Stiamo dando concretezza e fattibilità a strategie che oggi hanno gambe e stanno correndo forte”. Il nuovo centro farà, infatti, parte di un più ampio progetto che vedrà come attori l’Università e la Facoltà di Ingegneria, Democenter-Sipe, l’Autodromo di Modena-Marzaglia e l’area per la prova in città delle auto a guida assistita (Modena Automotive smart area, Masa), realizzata nell’ambito del progetto ‘Bando Periferie’ all’ex Mercato Bestiame.
“Gli obiettivi cui il progetto dà corpo sono diversi – ha aggiunto l’assessora – dalla transizione ecologica e digitale alle politiche per la prossimità, dalla crescita e occupazione di qualità alla salute e resilienza, con bonifiche e con un aumento impermeabilizzazioni, alla coesione sociale e territoriale”.
Il progetto di recupero delle ex Fonderie rappresenta inoltre un’opportunità di sviluppo della città, senza consumo di suolo, in linea con gli obiettivi di rigenerazione che l’Amministrazione comunale si è posta con il Piano urbanistico generale (Pug). La rigenerazione di luoghi dismessi o non utilizzati nella città esistente, come quello delle ex Fonderie, si configura come un intervento di rilevante interesse pubblico, a partire dal riconoscimento della valenza storico identitaria dell’area. Negli schemi di assetto del nuovo Pug il complesso è identificato come luogo cruciale di una delle piattaforme pubbliche su cui il Piano sceglie di investire.

SI MONITORA LA SOSTENIBILITÀ DI OGNI STRALCIO

Il recupero e la bonifica di un’area di oltre 40 mila 300 metri quadrati nel rispetto dell’identità del luogo e come testimonianza dell’attività produttiva della storia della città. È quanto prevede il Programma di riqualificazione urbana del complesso delle ex Fonderie, dove la superficie utile di 16 mila metri quadrati sarà destinata a funzioni direzionale, produttivo, residenza, con altezze massime di sei piani fuori terra, e circa 20 mila metri quadrati a verde e servizi (urbanizzazioni, corridoio ecologico).

La rigenerazione dell’area si sviluppa in quattro stralci attuativi autonomi (il secondo diviso in A e B), di cui il primo, relativo alla palazzina adiacente al cavalcavia Ciro Menotti, ha preso avvio nell’autunno 2020, grazie a un finanziamento di 1 milione 500 mila euro della Regione Emilia-Romagna nell’ambito del Bando per la Rigenerazione urbana. Lo stralcio 2A, il “Parco dell’Automotive”, ha invece un valore di quattro milioni e 451 mila euro, di cui 800 mila euro arrivano da un finanziamento regionale nell’ambito del Programma triennale attività del Programma triennale attività produttive 2012 2015 “Sostegno allo sviluppo delle infrastrutture per la competitività del territorio”, mentre il progetto può contare anche sul sostegno economico di Fondazione di Modena per due milioni di euro. Gli stralci 2B e 3 saranno invece finanziati con le risorse assegnate dal Pnrr rispettivamente di 2 milioni di euro e 11 milioni e 200 mila euro, con un cofinanziamento comunale complessivo per circa 2 milioni e 580 mila euro. Infine è previsto uno stralcio 4 per il quale sono allo studio possibilità di finanziamento.

Nella fase attuativa degli stralci, si valuterà l’allineamento dei progetti attuativi di volta in volta predisposti con le previsioni, invarianti e prescrizioni del Programma di riqualificazione urbana, con la verifica degli indicatori del sistema di monitoraggio. La Valsat segue l’iter del progetto a partire dalle fasi di progettazione (valutazione ex ante), fino alla realizzazione dell’intervento attraverso l’attuazione di ogni singolo stralcio (valutazione in itinere). Il modello di valutazione è costruito a partire da una griglia articolata su ambiti (verifica prescrizioni urbanistiche, sostenibilità ambientale, sostenibilità economica, inserimento nel contesto, qualità della progettazione architettonica e offerta abitativa) a ciascuno dei quali sono abbinati una serie di indicatori. Per la verifica della corretta attuazione di ogni singolo stralcio e per il monitoraggio degli effetti da esso generati, in fase attuativa, ogni stralcio dovrà implementare un’analisi degli indicatori individuati dalla Valsat per il monitoraggio degli effetti.

RECUPERO DI OLTRE 40 MILA METRI QUADRATI

Il nuovo comparto delle ex Fonderie sarà sede del Dast, un polo per l’innovazione nel campo dell’Automotive, con laboratori di ricerca universitaria di alto profilo, PMI e grandi imprese eccellenti, startup ad alto contenuto di conoscenza, incubatori e acceleratori di impresa, centri di formazione, sedi di enti specializzati. Sarà la nuova sede dell’Istituto storico, di spazi museali e ambienti per usi temporanei, ma anche di servizi che potranno rendere vitale lo stabilimento anche di sera e nel fine settimana. Sarà anche un luogo dell’abitare, con funzioni residenziali a servizio delle nuove destinazioni di comparto, come strutture ricettive, alloggi a uso foresteria, studentati, e funzioni di completamento del quadrante residenziale esistente. E, ancora, sarà un’area dedicata all’intermodalità auto-bus-treno-biciclette, con servizi pubblici dedicati alla ciclabilità, oltre a un’area verde, con ampi spazi esterni fruibili e con un corridoio ecologico-ambientale a fianco della ferrovia, che dal comparto arriverà fino alla tangenziale.

Già all’avvio del progetto, Comune, Fondazione di Modena, Fondazione Democenter-Sipe, Consorzio attività produttive e Università di Modena e Reggio Emilia hanno sottoscritto un accordo per la definizione e l’attuazione dei primi passi per l’avvio del progetto di riqualificazione.

Il Programma di riqualificazione prevede il recupero dell’edificio esistente, che sarà reso accessibile su tutti i fronti con percorsi che confluiscono nel cortile centrale, con riqualificazione architettonica ed estetica secondo le soluzioni del progetto vincitore del Concorso nazionale di idee del 2008. Verranno inoltre riqualificati gli spazi aperti presenti nel complesso con la contestuale bonifica delle aree un tempo destinate ad attività di fonderia.

Il comparto sarà car-free, a esclusiva circolazione ciclabile e pedonale, e l’area sosta per auto sarà prevalentemente ricavata nel parcheggio a raso adiacente a strada Santa Caterina, che potrà essere potenziato. Il comparto sarà delimitato da strade dotate di fermate per il trasporto pubblico urbano e in cui sarà permesso il solo carico/scarico.

Verrà ricavato un corridoio ecologico-ambientale a fianco della linea ferroviaria che si estenderà dal comparto fino alla tangenziale, dove sarà realizzata una nuova dorsale ciclopedonale lungo il sedime della Gronda nord per una riconnessione tra il sottopasso ferroviario ex Benfra e il fronte ferroviario in direzione est, oltre a nuove interconnessioni ciclopedonali lungo strada Santa Caterina e via Mar Tirreno. Verrà, inoltre, potenziata la viabilità esistente e sarà ridisegnato il tratto di via Menotti sul fronte della palazzina destinato a diventare una Zona 30.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

L’approvazione definitiva del Programma di riqualificazione urbana del comparto delle ex Fonderie è stata preceduta dall’intervento di alcuni consiglieri.

Stefano Prampolini (Lega Modena) ha aperto il dibattito esprimendo parere favorevole “alla rigenerazione di zone della città abbandonate da anni come questa. È un progetto molto ambizioso – ha aggiunto – a cui va data massima fiducia e confidiamo che venga utilizzato al meglio”.

Diego Lenzini (Pd) ha sottolineato che il progetto non riguarda solo la rigenerazione: “Qui il contenuto è più importante del contenitore. Creare un polo che mette in relazione università, aziende e start up per far fronte alla grande rivoluzione dei motori vuol dire lavorare per il futuro. In questo progetto l’amministrazione ha svolto il suo compito: essere terreno fertile per rendere concreta una visione di città proiettata nel futuro”. Il consigliere ha ricordato anche la capacità “di catalizzare risorse” e la creazione “di un nuovo varco per connettere le aree verdi della città, una delle cose più complicate in una città già costruita”.

Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia), pur riconoscendo “il pregio di aver ottenuto finanziamenti per riqualificare l’area”, ha affermato di continuare ad avere dubbi “su cosa entrerà in questo contenitore: non vorremmo che diventasse una scatola vuota, visto che manifestazioni di interesse per il comparto ancora non ci sono. Avremmo preferito – ha proseguito – fosse destinato alla sanità pubblica o agli uffici di via Santi, sarebbe stato un progetto concreto e già chiaro anche in questa prima fase”.

Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha ribadito il parere favorevole per la riqualificazione dell’area e per i lavori “iniziati nel blocco che ospiterà l’Istituto storico e che ci auguriamo siano completati nei tempi previsti, per dare il segnale che si fa sul serio”. Il consigliere, per il quale è “fondamentale eseguire l’intervento completo di bonifica senza attendere la partenza di ogni stralcio”, ha chiesto, infine, all’Amministrazione di “aggiornare il Consiglio e la cittadinanza dell’avanzamento del progetto, vista l’importanza e la valenza storico-culturale del comparto”.

Dichiarando il voto di astensione del Movimento 5 stelle, Enrica Manenti si è detta d’accordo sulla rigenerazione del comparto: “È una vittoria, anche se arriva molto in ritardo”, ha evidenziato, ma si è detta perplessa per il fatto che “si continua a lavorare di più sulla parte restauro e cemento che sui contenuti. Le attività che dovrebbero essere il core business del comparto non ci sono ancora chiare e per noi rimane il rischio che la parte di rigenerazione, pur fondamentale, abbia più successo di quella che riguarda il contenuto. Rimaniamo, quindi, in attesa di sviluppi più convincenti”.

Anche Paola Aime (Europa verde-Verdi) ha espresso apprezzamento per la “riqualificazione e il recupero di una parte di città che era morta”. Sottolineando l’importanza della bonifica dell’intero sito, la consigliera ha detto che “il progetto guarda avanti e propone qualcosa di nuovo e per questo è delicato e va seguito con molta cura. Speriamo non sia troppo ambizioso per le spalle di questa città”, ha aggiunto, chiedendo, infine, che il Consiglio possa essere informato “per tempo” sullo stato di avanzamento.

Intervenendo a chiusura del dibattito, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, ha ricordato che il progetto per le ex Fonderie si concentra su due elementi: il lavoro del Novecento e il lavoro del futuro. “Da qui nascono il rettangolo del Novecento, con il primo lotto dei lavori dedicato all’Istituto storico che sta andando avanti – ha proseguito – e il progetto a cui stiamo lavorando per accogliere le start up innovative sui motori, non solo sull’Automotive. La transizione ecologica porterà a trasformazioni anche sul fronte del lavoro e noi vogliamo creare le condizioni perché Modena sia un laboratorio per il futuro e per una rigenerazione non solo dei luoghi ma anche, appunto, del lavoro”.

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