E’ stata costituita, anche nell’area metropolitana di Bologna, la task force per il monitoraggio dei boschi dell’Appennino bolognese e per accertare che non vi siano carcasse di cinghiali affette da peste suina africana (PSA), la malattia che colpisce suini domestici e cinghiali. La PSA non è trasmissibile all’uomo, ma se non bloccata rappresenta un grave danno economico per le aziende che operano nel settore della zootecnia.

Sabato scorso i cacciatori della squadra di TILL di Roncobilaccio, coordinati da Polizia Metropolitana, Carabinieri Forestali e dai tecnici del Servizio regionale e dell’ATC –BO3 hanno fatto una importante operazione di monitoraggio di una estesa area, circa 550 ettari in zona Sparvo-Badia, per individuare possibili resti di cinghiale infettato da PSA. In particolare, il gruppo di 50 cacciatori è stato suddiviso in micro-gruppi composti da 7 persone più un riferimento come figura di raccordo con il coordinatore Marco Elmi, caposquadra di cacciatori. Una imponente task force che ha permesso un monitoraggio capillare e attento. Fortunatamente non sono stati trovati segni o carcasse, ma l’attenzione resta sempre molto alta.

In merito all’attività svolta nel territorio di Castiglione dei Pepoli il sindaco, Maurizio Fabbri, ha dichiarato:

“La minaccia della peste suina è davvero preoccupante e dobbiamo programmare ed eseguire ogni azione possibile a prevenire quello che sarebbe un disastro in termini ambientali ed economici. L’operazione di sabato è stata molto efficace e perfettamente organizzata. La squadra di cinghialai di Roncobilaccio si è dimostrata seria con una conoscenza del territorio che è una grande risorsa per tutti noi, ma non è una novità, qui conosciamo tutti il valore della squadra e la loro disponibilità. Troppo spesso i cacciatori vengono dipinti come non meritano: io credo siano una risorsa e dobbiamo sempre più lavorare insieme al servizio del territorio”.

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