Un gruppo di ricerca composto dalle Dott.sse Silvia Belluti, Valentina Semeghini e Giovanna Rigillo e coordinato dalla Prof.ssa Carol Imbriano del Dipartimento di Scienze della Vita di Unimore ha da poco concluso un complesso studio finalizzato a comprendere i meccanismi molecolari che controllano la progressione e l’aggressività del tumore prostatico.

La ricerca ha identificato nello specifico il ruolo delle forme di splicing alternativo della proteina NF-Y, il processo attraverso il quale da uno stesso gene possono derivare diverse proteine.

Il genoma umano è costituito da circa 25mila geni che possono dare origine a oltre 90mila proteine diverse grazie al processo dello splicing alternativo. Attraverso un meccanismo “taglia e cuci” delle molecole di RNA, lo splicing alternativo consente di codificare proteine con funzioni diverse cruciali nei processi fisiologici, ma anche patologici. Alterazioni dello splicing sono state infatti ritenute responsabili dell’insorgenza e della progressione dei tumori.

Lo studio si è focalizzato sulla proteina NF-Y, la cui attività è fondamentale per la sopravvivenza cellulare e il corretto equilibrio tra proliferazione e differenziamento cellulare. Oltre ad identificare una maggiore espressione di NF-Y nei tessuti tumorali di prostata rispetto a quelli sani, si è osservato come i livelli delle due isoforme di NF-Y prodotte mediante splicing alternativo sono sbilanciate nei tessuti e nelle cellule di tumore prostatico.

Grazie alla combinazione di analisi bioinformatiche dei dati molecolari e clinici dei pazienti e a metodiche genetico-molecolari eseguite in vitro con modelli cellulari 3D, che possono riprodurre le condizioni del tumore umano nell’organismo, è stato dimostrato come le due isoforme di NF-Y sostengono differenzialmente la crescita tumorale o la sua disseminazione metastatica. I livelli di espressione delle due isoforme rappresentano una firma molecolare distintiva di diversi sottotipi di tumore prostatico e permettono quindi di stratificare i pazienti e predire la prognosi clinica a breve e lungo termine.

Nel complesso, i risultati ottenuti forniscono nuove informazioni su come lo splicing alternativo di NF-Y partecipa ai processi fisiopatologici nella prostata e rappresentano una nuova strategia molecolare per la valutazione del rischio dei pazienti con tumore prostatico.

Al lavoro hanno contribuito la Dott.ssa Alessandra Recchia e la Dott.ssa Daniela Benati del Dipartimento di Scienze della Vita, il Prof. Gianluca Carnevale del Dipartimento Chirurgico, Medico, Odontoiatrico e di Scienze Morfologiche con interesse Trapiantologico, Oncologico e di Medicina Rigenerativa, il Prof. Massimo Dominici, la Dott.ssa Giulia Grisendi e il Dott. Luca Reggiani Bonetti del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto.

“Finanziata dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, la ricerca condotta offre risultati promettenti nell’ottica della medicina personalizzata, che ha lo scopo di stratificare i pazienti sulla base delle caratteristiche molecolari e genetiche della malattia per ottimizzare le cure – commenta la Prof.ssa Imbriano, coordinatrice dello studio -. Siamo entusiasti di questo successo che dimostra come la ricerca di base non solo sia importante per ampliare le conoscenze scientifiche, ma abbia anche ricadute fondamentali nella medicina personalizzata, affinché questa diventi una pratica di routine. Questo significativo risultato evidenzia inoltre l’importanza della collaborazione e delle competenze interdisciplinari di alto livello offerte da diversi gruppi Unimore in ambito oncologico”.

Lo studio è da poco stato pubblicato dalla nota rivista scientifica di settore Journal of Experimental & Clinical Cancer Research.

 

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