All’alba di questa mattina la DIGOS di Modena con la collaborazione del Commissariato di P.S. di Carpi, coordinati e sotto la direzione di questa Procura della Repubblica, ha dato esecuzione a due distinte ordinanze cautelari applicative della custodia in carcere, emesse dai Giudici per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Modena, nei confronti di 20 indagati uomini, tutti di origine pachistana tre di loro divenuti cittadini italiani.

La prima ordinanza è stata emessa nei confronti di 18 persone gravemente indiziate di partecipare ad una associazione a delinquere sotto il nome della sigla nota come ”AK- 47 Carpi”, dedita alla commissione di una pluralità di delitti quali estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, comunamente noto come “caporalato”.

La seconda ordinanza è stata emessa nei confronti di due indagati di origine pachistana, dimoranti nella provincia di Brescia, gravemente indiziati di concorso nel tentato omicidio ai danni di un indagato accusato di partecipare all’associazione “AK- 47 Carpi” destinatario della misura sopra indicata il quale, attinto in punti vitali con fendenti di arma da taglio all’addome e colpito con bastoni, mazze  ferrate, riportava lesioni superiori a 40 giorni.  Gli aggressori non realizzavano l’intento omicida solo per l’arrivo delle forze dell’ordine. Il gravissimo episodio avveniva a Carpi il 6 ottobre 2022; si trattava della contrapposizione tra due distinti gruppi di cittadini pachistani (quello operante a Carpi e e quello operante nella provincia di Brescia). In relazione al tentato omicidio del 6 ottobre, oltre agli autori materiali, sono indagati altri 14 uomini (tredici di origine pachistana ed uno di origine indiana) per aver partecipato alla spedizione punitiva partita dalla provincia di Brescia. Nella circostanza gli indagati erano giunti a Carpi a bordo di tre autovetture armati di bastoni, mazze, coltelli ed accette.

Il 7 aprile 2024 la vittima del tentato omicidio del 6 ottobre 2022, a sua volta, nell’ipotesi accusatoria si è reso coautore con altri tre co-indagati, di cui due destinatari della prima ordinanza, di un tentato omicidio attuato mediante una violenta aggressione in danno di altri due cittadini pachistani, compiuta con bastoni e machete, fatti per i quali la Procura di Modena, stante l’urgenza ed il pericolo di fuga, ne disponeva il fermo eseguito dai Carabinieri di Carpi, successivamente convalidato dal Giudice per le indagini preliminari con applicazione della custodia in carcere.

La complessa ed articolata attività investigativa avviata nei confronti del sodalizio “AK 47 Carpi” ha avuto origine nell’anno 2021 a seguito della coraggiosa denuncia di un lavoratore che aveva subito minacce, culminate in una violenta aggressione, in occasione di una riunione sindacale, da parte di alcuni degli  indagati, a seguito della quale  aveva riportato  lesioni gravi guarite in oltre cinque mesi di malattia.

Il certosino lavoro investigativo ha consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere, composta da cittadini stranieri di origine pachistana domiciliati prevalentemente nella zona di Carpi, autori di gravi condotte criminali realizzate in attuazione del programma del sodalizio, in totale obbedienza alle volontà e agli ordini del promotore cittadino pachistano di 30 anni.

La maggior parte degli indagati, all’epoca dei fatti, risultava dipendente di una società di servizi logistici legati al movimento di merci con sede legale nel vicentino, che aveva in appalto  la manodopera dei corrieri all’interno di nota società di spedizioni.

In particolare gli indagati organizzavano il reclutamento di numerosi lavoratori di nazionalità pachistana allo scopo di destinarli al lavoro presso terzi, lucrando sulle loro retribuzioni trattenendone una quota, in condizioni  di sfruttamento.

L’azione criminale  dell’associazione, che agiva sotto il nome di “AK47 Carpi, sfruttava  la capacità di creare timore nelle vittime dei reati fine contestati, attraverso  pesanti e gravi minacce  di ritorsioni sia in Italia che nel paese di origine in danno di parenti ed amici.

In virtù di un consolidato rapporto di fiducia e collaborazione con una società per azioni operante nel settore della logistica e del  facchinaggio, i membri  del sodalizio criminoso hanno alimentato una lucrosa attività di “caporalato” essendo capaci, ogni qualvolta fosse necessario, anche senza alcun preavviso ed in orari notturni, di reperire a basso costo manodopera  da impiegare  presso i magazzini di spedizionieri, trasferendo i lavoratori presso la sede di lavoro con mezzi privati o delle società interessate. Vittime delle attività criminose dell’associazione sono in particolare lavoratori (quindi spesso colleghi di lavoro) anche essi prevalentemente di origine pachistana.

Due degli indagati destinatari della prima ordinanza cautelare risultavano all’epoca dei fatti ricoprire la qualifica di R.S.A. (Rappresentante Sindacale  Aziendale) presso due importanti  società di spedizione.

I lavoratori  che non accettavano  la sottomissione al gruppo, subivano azioni persecutorie sia in ambito lavorativo che personale, anche con spedizioni punitive conclusesi con violenti pestaggi, mediante l’uso di armi e strumenti atti ad offendere (coltelli, mazze ferrate, bastoni in legno, mazze da cricket ed altri oggetti contundenti).

Le condotte attuate, oltre a generare ingenti ed ingiusti profitti, hanno provocato ripercussioni negative nel territorio carpigiano, causando seria preoccupazione e grave   allarme sociale, in particolare in seguito all’episodio della violenta aggressione con tentato omicidio e per la violenta rissa verificatasi nella notte del 23 aprile 2022, scatenata da una spaccatura all’interno del gruppo AK 47, allorquando due fazioni si sono scontrate facendo uso di armi e oggetti atti ad offendere.

In alcuni casi le indagini hanno evidenziato che molti lavoratori, mensilmente, erano costretti a restituire parte del loro stipendio nelle mani del capo del gruppo o dei suoi più fidati collaboratori. Secondo modelli tipici delle associazioni criminali, il gruppo si occupava anche di fornire una sorta di ”protezione” nei confronti dei connazionali intervenendo in loro favore per risolvere eventuali problemi sorti in ambito lavorativo e non solo, realizzando azioni violente nei confronti di clienti colpevoli di aver lamentato l’inefficienza del servizio del corriere.

L’analisi  della documentazione bancaria, relativa ai rapporti tra le società committenti e le quattro imprese individuali riconducibili al capo dell’organizzazione, con movimentazione in pochi mesi di somme di denaro superiori ad un milione e mezzo di euro, ha consentito, anche grazie alla collaborazione del Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza di Modena, di ricostruire le procedure adottate al fine di fare pervenire ai lavoratori pagamenti in nero.

La maggior parte dei lavoratori occasionati impiegati per i turni notturni, tutti di origine straniera, risultavano disoccupati od impiegati presso altre attività totalmente estranee, evidenziando, in più occasioni, l’impiego di stranieri irregolari sul territorio nazionale.

Lo studio della documentazione raccolta, le informazioni acquisite da persone offese ed informate sui fatto e le conseguenti indagini sulle informazioni presenti in diversi social network, hanno consentito di individuare il nome del  gruppo che si identifica con il nickname “AK47 Carpi o AK47 Gang, sul cui profilo sono presenti alcuni filmati e fotografie in cui i componenti del gruppo si mostrano in atteggiamento minaccioso, impugnano bastoni e mazze ferrate, ostentando in più occasioni ingenti disponibilità di denaro e il possesso di auto di grossa cilindrata.

In relazione al tentato omicidio del 6 ottobre 2022 sono stati acquisiti i video agghiaccianti della vittima del tentato omicidio con le ferite riportate effettuato da uno dei partecipi alla spedizione punitiva. In alcune occasioni gli indagati hanno postato sui loro profili social immagini in cui, apparentemente nel territorio di origine, impugnavano armi da fuoco, in particolare fucili automatici del tipo AK-47 Kalashnikov.

La ricostruzione del traffico telefonico generato dalle schede in uso ad alcuni degli indagati e la comparazione con i vari episodi delittuosi per cui si procede, oltre a consentire di dimostrare la presenza di alcuni di essi sul luogo delle aggressioni, ha permesso di ricostruire l’intera rete di contatti tra i vari associati i quali, prima di ogni evento, hanno mantenuto stretti contatti telefonici tra loro. Le successive attività di intercettazione telefonica e telematica, essenziale strumento di indagine, hanno permesso di raccogliere importanti fonti di prova.

Dei venti destinatari della misura custodiate, tre sono già ristretti presso la Casa circondariale di Modena, in quanto sottoposti a fermo del P.M. per il tentato omicidio dello scorso 7 aprile mentre altri sono stati rintracciati nelle province di Brescia, Mantova e Piacenza. Alle attività di ricerca hanno collaborato le Divisioni Digos delle suddette province.

 

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