Supercultura è il nome che identifica una rete di 14 associazioni a vocazione culturale che, dopo un percorso di co-progettazione insieme alle istituzioni pubbliche di Reggio Emilia premiato dal bando Partecipazione della Regione Emilia-Romagna, oggi si apre alla città come comunità culturale collaborativa. L’esito di un anno di lavoro è un accordo di partenariato – siglato nella serata di martedì 7 novembre al Laboratorio Aperto dei Chiostri di San Pietro alla presenza di istituzioni e stakeholder – con cui le associazioni, il Comune di Reggio Emilia, il Consorzio Quarantacinque, la Fondazione Palazzo Magnani, l’Azienda Casa e OpenBox si impegnano ad affermare un nuovo ruolo della cultura con impatto sociale e civico in città e a dare un contributo alle policy culturali e di sviluppo territoriale attraverso progetti, pratiche e momenti di discussione pubblica. L’obiettivo è rafforzare la visione di una città accogliente e propositiva verso la creazione e la diffusione dell’offerta culturale e creativa nello spazio pubblico, da vivere come un “palcoscenico permanente”.

L’accordo di comunità collaborativa intende valorizzare i progetti e le pratiche artistiche e culturali capaci di entrare in relazione con i contesti urbani e trasformarli, rafforzare la coscienza dei luoghi e il senso di appartenenza, coinvolgere le comunità locali come partner e alleati nella co-produzione delle proposte. In quest’ottica i firmatari si impegnano a realizzare nello spazio pubblico, attraverso nuove forme di co-progettazione e di gestione dei beni comuni, azioni culturali a vocazione educativa e di welfare, assumendo criteri e indicatori comuni per misurarne l’impatto sociale. Insieme alla pubblica amministrazione, alle comunità e agli stakeholder, i sottoscrittori dell’accordo saranno chiamati a collaborare alla creazione, rigenerazione e risignificazione di spazi a vocazione culturale, proponendo pratiche aggregative che diano valore alle relazioni tra la comunità e il territorio. Attività che siano anche sostenibili da un punto di vista ambientale, economico e sociale grazie alla condivisione, al mutualismo e alle dinamiche di sharing, rafforzate dall’utilizzo della piattaforma digitale collaborativa Hamlet, sviluppata da OpenBox con l’Università di Modena e Reggio Emilia per potenziare il dialogo, il confronto e lo scambio tra i componenti della rete.

Il primo intervento della rete Supercultura rivolto alla città sarà la prossima estate ai Chiostri di San Pietro dove, grazie alla sinergia Fondazione Palazzo Magnani e Consorzio Quarantacinque, le associazioni saranno chiamate dal Comune a co-progettare una proposta culturale coerente con le linee di indirizzo in termini di innovazione sociale, sostenibilità, relazioni con la città e costruzione di reti, che abiterà gli ambienti dei Chiostri trovando successivamente una declinazione nello spazio urbano, con l’obiettivo di rafforzare la programmazione culturale nei quartieri attraverso il confronto con il Servizio Partecipazione del Comune di Reggio Emilia. Un’opportunità per realizzare progetti di welfare culturale con impatto sociale e civico, promuovere la cultura dello spazio pubblico come spazio inclusivo, risignificare i luoghi e facilitare la produzione culturale come strumento di identità ed espressione delle comunità.

Quest’idea di cultura aperta, diffusa e trasformativa ha trovato la sua definizione nella Bussola, un documento esito di un lungo percorso di mappatura, analisi e confronto sull’identità delle associazioni, che definisce valori, obiettivi e campi d’azione intorno ai quali la rete si riconosce e si impegna a far convergere le proprie progettualità. Una dichiarazione d’intenti che la comunità culturale propone alla città di Reggio Emilia per una condivisione di principi e pratiche sempre più ampia, per definire una prospettiva operativa chiara dei percorsi di co-progettazione. Uno strumento per dare riconoscimento pubblico al valore di quanto già viene fatto in termini di impatto sociale attraverso la progettazione culturale, ma soprattutto di quanto ancora si farà e si potrà fare grazie all’alleanza tra pubblico e privato. Il progetto Supercultura, aprendosi alla città, si proietta infatti in un orizzonte di lungo periodo dove, grazie a una partecipazione sempre più ampia, la rete potrà acquisire un ruolo da protagonista nel dibattito pubblico e nella co-programmazione delle politiche culturali con impatto sociale e civico a Reggio Emilia, innovando gli strumenti di dialogo e di produzione culturale.

Tra le proposte più rilevanti, che oggi diventano oggetto dell’accordo di partenariato, la creazione di un Centro per lo sharing culturale e il riciclo creativo – con il supporto di Comune di Reggio Emilia e ACER – dove raccogliere e recuperare materiali, attrezzature e altre risorse da condividere per allestire produzioni culturali in città, con il contributo di istituzioni culturali e privati, e l’istituzione di un Tavolo permanente della cultura che coinvolga le associazioni culturali, la pubblica amministrazione, le comunità e gli stakeholder nel determinare una visione comune che si esprima in una produzione e programmazione culturale in grado di produrre cambiamenti positivi nei contesti e nelle comunità di riferimento.

 

HANNO DETTO

“La cultura è il primo strumento per favorire la partecipazione e l’emancipazione delle persone. In questi anni abbiamo dialogato e collaborato, spesso in modo pionieristico sul piano nazionale, con tante realtà culturali della città – ha detto l’assessore alla Partecipazione Lanfranco de Franco – Sulla scia di esperienze come i Laboratori di cittadinanza ed Estate popolare, abbiamo promosso un percorso di progettazione culturale aperto alle associazioni del territorio, con l’obiettivo di supportare il formarsi di una comunità di pratica capace di progettare insieme e intercettare risorse per realizzare iniziative culturali con impatto sociale e civico sul territorio cittadino. Supercultura è stata sia per le associazioni sia per le istituzioni un’importante occasione di riflessione, confronto e consolidamento di competenze e attitudini. Oggi siamo pronti a co-progettare insieme proposte culturali innovative in grado di uscire dai contesti tradizionali, con l’intento di offrire ai pubblici maggiore fruizione, accesso alla conoscenza, opportunità di formazione di nuove competenze, socializzazione e rispetto reciproco, oltre che un maggiore senso di appartenenza ai luoghi e una migliore distribuzione geografica dell’offerta culturale cittadina”.

“Supercultura è un’alleanza progettuale che si arricchisce nel confronto e nella molteplicità degli sguardi e delle culture diverse che la compongono e che trova valore aggiunto non soltanto nei risultati importanti ai quali si è arrivati, ma nel percorso stesso che è stato fatto – ha detto Annalisa Rabitti, assessora a Cultura, Pari opportunità e Marketing territoriale – Si tratta di un percorso di grande valore, che vede le associazioni protagoniste e partner dell’Amministrazione comunale in un percorso di coprogettazione che arricchisce tutte e tutti, collaborando su progetti culturali nuovi e inediti che – nella molteplicità dei linguaggi – riusciranno a raggiungere persone e pubblici diversi. Ad aggiungere ulteriore significato a quanto fatto, è lo spazio in cui questa contaminazione avviene, i Chiostri di San Pietro e il Laboratorio aperto, che si contraddistinguono sempre più come luogo della cultura e della collaborazione”.

Alla presentazione dei progetti ai media, nel Laboratorio aperto dei Chiostri di San Pietro, hanno preso parte anche i rappresenti dei principali attori delle iniziative: la responsabile Progetti del Laboratorio aperto Chiostri di San Pietro Valentina Ammaturo, il direttore della Fondazione Palazzo Magnani Davide Zanichelli, il presidente di Acer Marco Corradi e Daria De Luca di Cinqueminuti aps, in rappresentanza della Rete Supercultura.

 

LA RETE

La rete Supercultura è composta da organizzazioni impegnate in progettazioni culturali con impatto sociale nello spazio pubblico e in esperienze di rigenerazione a base culturale sul territorio della città di Reggio Emilia. Progetti capaci di trasformare i contesti in cui agiscono risignificando gli spazi e coinvolgendo le comunità di riferimento.

Fondatori della rete sono 14 associazioni a vocazione culturale: Arci Reggio Emilia, Associazione Culturale Cinqueminuti, Associazione Dinamica, Associazione 5T, Centro Teatrale MaMiMò, Circolo Arci Picnic, Compagnia Circolabile, Compagnia Teatro del Cigno, Filarmonica Città del Tricolore, Galline Volanti, Improjunior, Natiscalzi DT, Neon, Teatro dell’Orsa. Oltre al Comune di Reggio Emilia, hanno aderito al progetto anche ACER Reggio Emilia, Fondazione Palazzo Magnani, il Dipartimento di Comunicazione ed Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia di Unimore, OpenBox e Consorzio Quarantacinque.

L’intenzione è di mantenere il percorso aperto ad altre organizzazioni culturali, alle istituzioni culturali della città e a tutti gli interlocutori potenzialmente interessati, dai singoli cittadini alle associazioni di rappresentanza e del terzo settore, dalle scuole alle parrocchie, dai centri sociali ad altri servizi del Comune.

 

IL PERCORSO

Nel 2022 il Laboratorio Aperto dei Chiostri di San Pietro, insieme al Comune di Reggio Emilia e a Fondazione Palazzo Magnani, ha promosso Supercultura, percorso di progettazione culturale con impatto sociale e civico rivolto alle associazioni del territorio con l’obiettivo di supportare il formarsi di una comunità di pratica, irrobustire le competenze e attitudini, già largamente in essere, verso la progettazione culturale con impatto sociale, e co-progettare proposte culturali in grado di uscire dai luoghi e dalle istituzioni deputate, consentendo una maggiore fruizione, accesso alla conoscenza, formazione di nuove competenze, socializzazione e rispetto reciproco.

Nella prima fase del percorso – realizzato con il supporto di Avanzi, società milanese specializzata in capacitazione imprenditoriale e formazione nell’ambito dell’innovazione sociale – i partecipanti, divisi in gruppi di lavoro, hanno consolidato attitudini, metodi e strumenti per promuovere progetti culturali con impatto sociale e civico, confrontandosi su come mettere a valore le proprie competenze nella progettazione culturale, dando vita a una “comunità di pratica” e contribuendo alla costruzione di una policy cittadina di innovazione culturale che consideri il welfare culturale come una leva importante per l’inclusione e il raggiungimento di obiettivi di abilitazione, integrazione, assistenza e capacitazione specialmente delle fasce più deboli della popolazione.

Grazie al finanziamento ottenuto attraverso il bando Partecipazione della Regione Emilia-Romagna, gli enti organizzatori e le associazioni coinvolte nel percorso hanno lavorato, in una seconda fase, al consolidamento della comunità culturale collaborativa nata grazie alla partecipazione alla prima fase, che ha consentito di fare un salto di qualità dal partecipare a un percorso di capacitazione al condividere risorse e idee per sviluppare progetti culturali con impatto sociale sul territorio di Reggio Emilia. La rete di organizzazioni, attraverso un percorso di co-design, ha avviato una riflessione profonda sulla propria identità, sul proprio ruolo all’interno delle politiche culturali cittadine e su come mettere in condivisione risorse (spazi, attrezzature, competenze) ma anche informazioni e idee progettuali, sviluppando progetti che possano trovare spazio e sostegno nelle prossime programmazioni di iniziative culturali promosse dal Comune di Reggio Emilia.

La co-progettazione è stata favorita dalla possibilità di utilizzare uno strumento digitale collaborativo, la piattaforma Hamlet per potenziare il dialogo, il confronto e lo scambio tra i componenti della rete. Un ambiente digitale per la condivisione di progetti, beni e servizi specificamente dedicato alla cultura. Attraverso interviste e workshop a cura dell’Università di Modena e Reggio Emilia e del collettivo Digital Freaks è stato realizzato il co-design della piattaforma per fare una ricognizione dei bisogni e delle modalità con cui un ambiente digitale possa accogliere, supportare e rilanciare non solo le relazioni tra i partecipanti ma anche la progettazione culturale collaborativa e la condivisione di beni, materiali e immateriali.

 

PERCHÉ SUPERCULTURA?

La città di Reggio Emilia riconosce da sempre nell’azione collettiva un elemento essenziale per la costituzione della propria identità e nella cultura uno strumento privilegiato di inclusione e partecipazione delle comunità ai processi di politica pubblica. Un’attitudine che in questi anni si è espressa con particolare originalità attraverso esperienze di ricerca, progettazione, produzione e diffusione di cultura realizzate in stretta collaborazione con l’amministrazione comunale e le comunità di riferimento.

Proposte di rigenerazione urbana a base culturale in grado di uscire dai canoni e dalle sedi tradizionalmente vocate all’offerta e fruizione culturale, ampliando la fruizione, l’accesso alla conoscenza, la formazione di nuove competenze, potenziando la socializzazione, la coscienza dei luoghi e la distribuzione geografica delle opportunità. Progetti culturali “che fanno bene alla città”, capaci di trasformare i contesti di riferimento, da valorizzare non soltanto sotto il profilo finanziario ma anche attraverso lo sviluppo e il consolidamento di attitudini, competenze e reti.

In quest’ottica il Comune di Reggio Emilia da tempo sta sperimentando un modello di città che mette al centro un metodo collaborativo di governo e amministrazione dei beni comuni, incentrato sulle risorse, le capacità e il senso di responsabilità delle comunità, delle organizzazioni, dei cittadini. Negli ultimi anni sono state attivate diverse esperienze di progettazione condivisa, per rendere le comunità e le associazioni protagoniste della co-gestione di spazi della città, diventati beni comuni nella disponibilità di tutti e risignificati come luoghi della cultura.

Un approccio che ha l’obiettivo di sviluppare e superare i tradizionali modelli di organizzazione dei servizi e il rapporto pubblico-privato, rinforzando prossimità, alleanze di scopo, identità e senso di appartenenza come condizioni per uno sviluppo più sostenibile e inclusivo. Un nuovo paradigma culturale che si esprime attraverso l‘azione condivisa di organizzazioni del terzo settore e della società civile in senso più ampio, come avviene per esempio attraverso i Laboratori di cittadinanza nati nell’ambito del progetto Quartiere Bene Comune, che hanno consentito di realizzare attività culturali nei contesti di quartiere, o attraverso molte iniziative che si inseriscono nella programmazione di Restate – cartellone estivo diffuso in tutta la città – organizzate dalle associazioni culturali del territorio a stretto contatto diretto con le comunità.

Inoltre, insieme all’Azienda Casa, il Comune promuove la rassegna Estate Popolare con l’obiettivo di portare nei quartieri popolari della città attività culturali, laboratoriali, di animazione e socializzazione dei residenti, con particolare riferimento alle fasce deboli della popolazione, in particolare ai giovani, alla popolazione immigrata e agli anziani residenti in questi quartieri, spesso lontani sia geograficamente sia come opportunità dalle offerte culturali tradizionali. Occasioni in cui la cultura diventa strumento di welfare e di inclusione sociale, favorendo la prossimità e l’inclusione, anche attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità e la contaminazione tra cultura istituzionale e informale.

Il welfare culturale, nuovo modello integrato di promozione del benessere degli individui e delle comunità, si fonda sul riconoscimento, sancito anche dall’OMS, dell’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative, come fattore di promozione della salute in ottica biopsicosociale e del benessere soggettivo in forza di aspetti relazionali, di potenziamento delle risorse (empowerment) e della capacità di apprendimento. L’intensità della partecipazione culturale e l’esercizio della creatività artistica infatti incidono significativamente sui percorsi educativi e formativi, non solo per i più giovani ma anche, in una prospettiva di lifelong e lifedeep learning, per gli adulti e gli anziani. Queste attività, facilitando l’accesso e lo sviluppo di capitale sociale individuale e di comunità, contribuiscono a contrastare le diseguaglianze di salute e coesione sociale, e favoriscono l’invecchiamento attivo, il contrasto alla depressione e al decadimento psicofisico derivanti dall’abbandono e dall’isolamento, oltre all’inclusione e all’empowerment di persone con disabilità.

Su questo tema la città di Reggio Emilia e la sua amministrazione hanno attivato numerosi progetti ed esperienze fondate sulla convinzione che l’incontro tra creatività e fragilità possa essere generativo di nuove opportunità di innovazione culturale e inclusione sociale. Come B. Diritto alla bellezza, progetto partecipativo che incrementa l’interazione e la contaminazione tra contesti e competenze differenti per una nuova visione dei rapporti tra cultura, welfare, educazione e salute.

 

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