Si terrà sabato 23 settembre alle 17 al Ridotto del Teatro Comunale di Modena (Ingresso libero fino a esaurimento posti da Via Goldoni, 1) un incontro aperto al pubblico dedicato a Mirella Freni. Assieme a Leone Magiera, musicista di grande fama e primo marito di Mirella Freni, Micaela Magiera, figlia di Leone e di Mirella, e Alberto Mattioli, critico musicale e autore di testi dedicati all’opera che ha seguito da vicino la carriera dell’artista.

A dare all’incontro un respiro internazionale sarà la presenza di due musicologi dell’Università di Angers, Marc Jeannin e David Pouliquen, con interventi in video da Parigi di Danièle Pistone e Gilles Demonet dell’Università Sorbona. La collaborazione con l’Università di Angers proseguirà a primavera 2024 nella città francese con il convegno “Dire et chanter les passions”, un’esperienza di successo iniziata nella tre giorni della città sulla Loira ad aprile 2022, dove ha avuto luogo il seminario dedicato alla figura di Luciano Pavarotti.

La conferenza, nell’ambito del programma “Aspettando il Festival” di Modena Belcanto, avrà come argomento la lectio doctoralis tenuta da Mirella Freni nel 2002 in occasione del conferimento della Laurea honoris causa in lingue e letterature straniere da parte dell’Università di Pisa. Un confronto sul rapporto fra il testo musicale e l’interpretazione in palcoscenico così come inteso dal grande soprano modenese. Una concezione che portò l’artista ad attraversare aspetti diversi del repertorio e della vocalità operistica lungo una parabola di oltre cinquant’anni di carriera con risultati esemplari sotto ogni punto di vista, dalla tecnica vocale alla conoscenza delle lingue.

“Ho sempre pensato che l’interpretazione di un testo musicale sia una particolare forma di creazione – dichiarava Mirella Freni rivolgendosi al Senato Accademico dell’ateneo – certo non paragonabile al lavoro del compositore, dell’artista che dal nulla fa emergere emozioni e sentimenti semplicemente accostando delle note. È però vero che la stessa musica può essere resa in molteplici modi, in diverse sfumature, capaci di toccare l’una o l’altra corda emotiva e del pensiero. Qui sta il lavoro creativo dell’esecutore: dare vita a quei puntini neri scritti sul pentagramma, comprensibili solo da chi è musicista, e farli arrivare all’orecchio e, meglio, al cuore e alla mente di chiunque ascolti, indipendentemente dalle differenze di cultura, di lingua, di strato sociale”.

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