La Conferenza territoriale sociale e sanitaria, presieduta dal presidente della Provincia di Reggio Emilia Giorgio Zanni, ha approvato questa mattina – con 33 voti a favore e l’astensione di 3 sindaci – il Bilancio previsionale del 2023 dell’Ausl di Reggio.

L’esercizio 2023 si presenta ancora condizionato dall’impatto dovuto all’incremento registratosi sui costi energetici, anche se in misura ridotta rispetto all’esercizio precedente, dall’introduzione di tecnologie e farmaci salvavita ad altissimo costo, da un elevato livello di inflazione che influisce sul rialzo dei costi di beni e servizi e dal persistere di alcuni costi legati alla gestione della pandemia da Covid-19. Ne deriva che l’Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia ha presentato il Bilancio economico preventivo 2023 in perdita, in linea con quanto concordato con la Regione nei periodici incontri di monitoraggio.

La perdita, pari a 107 milioni è motivata, oltre che da un generalizzato aumento dei costi, dal fatto che le risorse a garanzia dell’equilibrio economico-finanziario, che negli anni precedenti venivano già in parte assegnate dalla Regione alle Aziende sanitarie in sede previsionale, sono attualmente allocate a livello centrale e saranno ripartite alle Aziende prima della chiusura dei bilanci; per l’Azienda Usl di Reggio Emilia si tratta di circa 70 milioni che saranno a breve messi a bilancio.

L’Azienda si impegna ad adottare tutte le misure necessarie, in stretto raccordo con la Ctss e la Regione, al fine di riportare in equilibrio il risultato 2023, ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili, continuando a garantire ai cittadini le cure e l’assistenza di cui hanno bisogno.

L’anno 2023 vede comunque l’Azienda particolarmente impegnata per assicurare la riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza, l’abbattimento delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie, ambulatoriali e chirurgiche non urgenti, la progressiva attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) e del Decreto Ministeriale n. 77/2022 concernente il potenziamento dell’assistenza territoriale.

Il parere positivo espresso oggi dalla Ctss rappresenta un atto di grande responsabilità da parte di tutti gli amministratori pubblici reggiani, teso a salvaguardare la continuità dell’erogazione di servizi sanitari di qualità ai nostri concittadini.

Al contempo, però, rinnoviamo ancora una volta il nostro grido di fortissima preoccupazione per una situazione generale ormai insostenibile, frutto di programmazioni errate sul personale e di sottofinanziamento della sanità pubblica nazionale. È necessario un intervento urgente e non più rinviabile da parte della politica nazionale affinché si dia risposta concreta a un’emergenza non reggiana, ma che appunto riguarda l’intero sistema sanitario del nostro Paese.

L’organizzazione sanitaria reggiana, per capacità e professionalità, potrebbe correre – come ha sempre fatto – invece oggi si trova costretto a camminare, a volte addirittura ad arrancare, fintanto che il Governo non deciderà di stanziare risorse adeguate a garantire le coperture necessarie alla spesa sanitaria pubblica.

Le nostre richieste, reiterate ormai da tempo, sono le stesse che nelle scorse settimane sono state avanzate al Governo da tutte le 20 regioni italiane e addirittura dallo stesso Ministro della Sanità Schillaci, affermando che il sistema sanitario nazionale ha bisogno, da subito, di 4 miliardi.

La sanità di qualità, la ricerca, i farmaci innovativi, il curare tutti – che è quella a cui le nostre comunità sono da sempre abituate – hai i suoi costi. E se le spese energetiche e l’inflazione generale aumentano, è naturale che costi ancora di più.

Il Governo non può permettersi di procrastinare all’infinito lo stanziamento di queste risorse indispensabili, lasciando i singoli territori soli nell’affrontare importanti e doverose riorganizzazioni e riforme – con coraggio e con risorse sempre più scarse – in un profondo e costante confronto tra Ausl, professionisti, cittadini, associazioni, sindacati e amministratori locali.

I tanti, positivi interventi realizzati e in corso di realizzazione anche con i fondi del Pnrr – a partire dalla costruzione della rete sanitaria territoriale – e la riforma regionale del sistema di emergenza-urgenza sono solo alcuni esempi della capacità di mettersi in discussione dimostrata da chi, a livello provinciale e regionale, amministra la sanità pubblica.

E’ necessario che, ora, anche il Governo, con altrettanta concretezza, faccia altrettanto.

Se così non sarà,  graverà inevitabilmente sui cittadini e sulla quantità e qualità dei servizi sanitari, sui pazienti, sul lavoro dei professionisti sanitari già oggi sotto stress e in condizioni di lavoro tutt’altro che ottimali, e che trovano nel privato una sempre più preoccupante risposta a queste inefficienze.

E’ una prospettiva inaccettabile. Una prospettiva lesiva del diritto alla salute sancito ad ogni nostro concittadino dall’articolo 32 della nostra Costituzione: quello che disegna una sanità pubblica e universale che cura tutti, in maniera efficiente, indipendentemente dal censo e dalla propria ricchezza personale.

Di questo, oggi, stiamo parlando: salvare la sanità pubblica italiana garantendole le risorse necessarie non solo a mantenere i servizi minimi, ma ad assicurare ai nostri concittadini una sanità che continui ad essere tra le migliori al mondo, come quella reggiana è sempre stata.

(Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Reggio Emilia)

 

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