Il lancio a novembre 2022 di ChatGPT e, più in generale, la diffusione di sistemi di Intelligenza Artificiale delineano una marcata discontinuità con il passato, determinando un cambio di paradigma. In questo scenario, l’ufficio studi Lapam Confartigianato ha svolto un’indagine sulle province che più hanno investito in IA e su quanto queste tecnologie impattino sul mercato del lavoro. Dall’analisi è emerso che il 20,1% delle imprese reggiane utilizza big data per analizzare i mercati e, per quanto riguarda la percentuale di entrate con maggior esposizione all’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione, tra le province emiliano-romagnole Reggio Emilia si piazza al secondo posto con un dato pari al 25%.

Reggio Emilia è nella top ten nazionale, classificandosi 2^, per quanto riguarda la quota più elevata di occupati in settori ad alto rischio automazione, pari al 37,7%: nel comparto artigiano, maggiormente esposto al rischio automazione, il peso degli occupati a maggior rischio robot sul totale a Reggio Emilia è pari al 40,7% (12^ nella graduatoria tra le province italiane).

«Creatività, relazioni interpersonali, sistemi formativi e spiccato senso verso l’innovazione. Se all’interno dei luoghi di lavoro si sviluppano queste peculiarità – concludono da Lapam Confartigianato – i rischi derivanti da IA e robot saranno meno destabilizzanti. La conoscenza data dall’istruzione e dalla formazione rappresenta l’anticorpo per eccellenza che permetterà di non essere travolti dai cambiamenti veloci determinati dalla metamorfosi digitale, ma, anzi, di coglierne benefici e potenzialità. A ciò si aggiungono flessibilità, serendipità, che si concretizza nella capacità di rilevare opportunità tra gli eventi che, in modo casuale, caratterizzano l’attività e le relazioni di impresa, il saper inventare e avere idee proprie. Queste sono solo alcune caratteristiche umane che permetteranno agli imprenditori, ai lavoratori e ai consumatori di sfruttare tutte le potenzialità della diffusione di sistemi di IA e di automazione, integrando processi capaci di generare benefici all’impresa e alla comunità in cui, in particolar modo quando parliamo di piccole imprese e di artigianato, l’apparato produttivo italiano ha radici ben salde».

 

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