Nell’anno 2022 la Struttura Complessa di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Civile di Baggiovara, di cui è referente la dottoressa Giovanna Fabbri, ha assicurato la sua consulenza a 5388 pazienti ricoverati tra l’Ospedale Civile e Policlinico di Modena. Ha inoltre ricoverato in regime di degenza ordinaria 236 pazienti, dei quali oltre il 50% per ictus o emorragia cerebrale. La tendenza è confermata anche nel 2023. Sono, infatti, 109 i pazienti ricoverati nei primi sei mesi di quest’anno, 2355 le consulenze.

Le diagnosi dei pazienti ricoverati sono attinenti alla natura dell’Ospedale Civile che è HUB, ossia centro di riferimento provinciale, sia per le patologie tempo-dipendenti (stroke – infarto miocardico) che per i traumi scheletrici ed encefalici qualificandosi come “trauma center”, a cui sono dedicati i numerosi letti di Rianimazione.

“La nostra è un’Unità Operativa che accoglie pazienti colpiti da lesioni neurologiche centrali o periferiche, con esiti di ictus cerebrale provenienti dalla Stroke Unit, pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite dopo essere emersi dallo stato di coma, dopo interventi di neurochirurgia e con esiti di politraumi complessi – spiega la dottoressa Giovanna Fabbri – Una volta conclusa la fase acuta in ricovero e con il rientro a casa, l’iter riabilitativo può proseguire ambulatorialmente nelle nostre palestre in continuità con gli obiettivi prefissati durante il ricovero. Oltre ai pazienti dimessi, la sezione ambulatoriale accoglie pazienti con altre patologie, ad esempio polmonari, che necessitano di riabilitazione respiratoria o pazienti post-chirurgici per interventi ortopedici o di neurochirurgici per le patologie discali della colonna vertebrale avendo l’ospedale la funzione di hub provinciale di tali patologie. Partecipiamo inoltre a numerosi percorsi diagnostico-terapeutici -assistenziali (PDTA) tra i quali le neoplasie della mammella e del polmone, il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla”.

“Il team riabilitativo dell’Unità Operativa – la dottoressa Paola Cavallini, Coordinatrice del personale riabilitativo – composto da fisioterapisti, infermieri, logopedisti, medici, OSS e terapisti occupazionali, redige il progetto riabilitativo individuale per garantire il miglior livello di autonomia possibile in riferimento agli esiti della patologia, da cui non può prescindere il precoce coinvolgimento del caregiver”. Il personale riabilitativo svolge anche attività di consulenza presso le Unità Operative dei due presidi ospedalieri sia su prescrizione fisiatrica che con richiesta diretta, per un totale di 6650 prestazioni nel corso del primo trimestre del 2023. “Inoltre, l’attività ambulatoriale, già citata dalla dottoressa Fabbri, si avvale anche di strumentazione tecnologica sia a scopo valutativo, come la pedana di forza collocata nel Laboratorio di analisi del movimento, sia a scopo di trattamento riabilitativo”. Lo scorso anno sono state erogate complessivamente 24500 prestazioni fisioterapiche e 9400 nel primo trimestre dell’anno in corso.

La Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Civile è un reparto di riabilitazione intensiva, dotato di posti letto di degenza ordinaria, di un’ampia struttura ambulatoriale dotata di palestre. Si occupa dell’immediata fase post-acuta di malattia, momento in cui le metodiche rieducative possono influenzare i processi biologici che sottendono la ripresa funzionale, così riducendo o annullando l’entità della menomazione.

Dei 236 ricoveri del 2023, 126 sono state per patologie cerebrovascolari (il 59% per ictus ischemici, il 41% per emorragie cerebrali), 36 per politraumi, 22 per neoplasie del sistema nervoso centrale, 19 per encefaliti e mieliti, 33 per altre patologie.

“Nelle neurolesioni – precisa la dottoressa Fabbri – la riparazione compensativa avviene attraverso una vicarianza di funzioni ottenuta dalla riattivazione di circuiti neuronali funzionalmente lesi e dalla stimolazione di circuiti inutilizzati, con il conseguente ripristino di sistemi funzionali mediante centri e vie di supplenza anche lontane dalle aree cerebrali colpite. Alla base del programma riabilitativo ci sono l’apprendimento e la collaborazione tra medico, terapista e paziente e caregiver. Si tratta di un percorso lungo e partecipato dove l’equipe sanitaria stringe un patto di alleanza con il paziente e la sua famiglia”.

Oltre alla degenza ordinaria, l’Unità Operativa di Medicina Riabilitativa si avvale di una attività ambulatoriale con palestre e strumenti all’avanguardia che nel 2022 ha visto afferire oltre 1300 pazienti, 840 nei primi sei mesi del 2023. In prossimità dell’area ambulatoriale è da segnalare anche una zona dedicata alla terapia occupazionale dove sono predisposti due ambienti domestici, cucina e camera da letto, a simulare un vero e proprio appartamento. In questa area viene proposto l’addestramento alle attività della vita quotidiana dei pazienti, dei familiari e/o del caregiver. Seguendo gli orientamenti della moderna medicina fortemente sollecitata dalle innovazioni tecnologiche la Medicina Riabilitativa ha rafforzato la sua collaborazione con la Reumatologia, di cui è Direttore la professoressa Dilia Giuggioli. I pazienti con disabilità articolari delle grandi e piccole articolazioni della mano, polso e piedi possono svolgere programmi riabilitativi di Terapia Occupazionale, avvalendosi della tecnologia domotica donata nel 2008 dall’Associazione Traumi Cranici. L’addestramento all’utilizzo delle attrezzature domotiche consente ai pazienti di imparare a convivere con la propria patologia senza sollecitare eccessivamente le articolazioni danneggiate.

La riabilitazione va intesa pertanto come un progetto dinamico di recupero di capacità e di esplorazione di possibilità residue, che consentano all’individuo disabile, non solo di migliorare il proprio deficit funzionale, ma di ridare un senso alla propria vita.

Federica Mordini, Elena Merighi, Maria Longhi, Riccardo Baracchi, Annalisa Fini, Giovanna Fabbri e Paola Cavallini

L’evoluzione della Riabilitazione

La riabilitazione ha la finalità di “ripristinare l’abilità” utilizzando metodi e tecniche che portino al superamento delle difficoltà legate al deficit. George Gilbert Deaver, il capostipite dei riabilitatori americani, già nei primi anni del 1900, si occupò dei reduci della Prima guerra mondiale. Deaver individuò in 5 punti gli obiettivi della terapia riabilitativa: 1) rendere il paziente indipendente nelle sue attività a letto o sulla sedia a rotelle; 2) ottenere l’uso ottimale delle mani; 3) consentire il trasferimento dal letto alla sedia e viceversa; 4) recuperare l’uso della parola; 5) mantenere un comportamento normale. Le metodiche utilizzabili allo scopo riguardavano la terapia fisica, la terapia occupazionale, la rieducazione del linguaggio, l’ortottica, il training autogeno. È nel 1947 che negli Stati Uniti che compare per la prima volta il termine “fisiatra” ed entrerà nell’uso corrente delle specificazioni sanitarie, a seguito del diffondersi delle prime Scuole di Specializzazione di “Medicina Fisica e Riabilitativa”. Per l’Italia occorre attendere il 1956 quando a Bologna viene istituita la prima Scuola di Specializzazione per Medici Fisiatri. Segue nel 1957 Roma, nel 1961 Milano, nel 1972 Firenze e successivamente diverse altre sedi universitarie. Nel 1963 viene istituita a Milano la prima Scuola di Formazione per Terapisti della Riabilitazione, che negli anni successivi si trasformerà in Corso Triennale di Diploma Universitario con differenziazione interna di orientamento in ortopedia, fisiatria, neurologia. Questa crescita professionale determina il progressivo aumento di competenze nell’ambito delle equipe riabilitativa, che con l’estendersi delle patologie disabilitanti oltre che ortopediche arriva ad interessare gli ambiti polmonare, cardiologico e neurologico. La presenza di disabilità derivanti da patologie di diversa competenza specialistica non accentrabili in un’unica figura medica, determina la necessità per il Fisiatra di avvalersi della collaborazione di diversi specialisti, ponendo al centro del progetto riabilitativo il paziente disabile considerato nella sua unitarietà psico-fisica, e non limitato al solo “organo malato”. Il team riabilitativo viene quindi arricchito della collaborazione di altre figure professionali: assistenti sociali, psicologi, bio-ingegneri oltre che agli specialisti delle varie branche mediche.

Riccardo Baracchi, Giovanna Fabbri e Paola Cavallini – fisioterapisti – palestra
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