«Siamo contrari al salario minimo per legge perché la contrattazione deve restare libera». Lo afferma la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo intervenendo nel dibattito sulla fissazione per legge dei minimi salariali.

«Il problema non sono i 9 euro lordi l’ora di cui si parla – dice Papaleo – Bisogna distinguere tra giusta retribuzione e salario minimo. Il salario minimo serve per sostenere la crescita dei redditi, ma deve essere di natura rigorosamente contrattuale. Altrimenti si rischia di spingere tante imprese ad attestarsi sulla soglia legale e uscire dall’applicazione dei contratti. Si innescherebbe così una spirale verso il basso della dinamica delle retribuzioni, specialmente per le fasce medie e alte. La legge deve rimandare ai contratti prevalenti, che sono quelli firmati da Cgil Cisl Uil e che rappresentano il 97% dei ccnl applicati oggi ai lavoratori italiani. Allo stesso tempo la politica deve dichiarare illegali i “contratti pirata” sottoscritti da sindacati poco o nulla rappresentativi, purtroppo non da oggi coccolati sia a destra che a sinistra».

Citando dati dell’osservatorio Fare Contrattazione di Adapt, l’associazione fondata da Marco Biagi nel 2000 e con sede legale a Modena, la segretaria Cisl sottolinea che l’anno scorso in Italia sono stati rinnovati 44 contratti collettivi nazionali di lavoro dalle categorie di Cgil Cisl Uil con le rispettive associazioni datoriali. Inoltre sono stati sottoscritti 434 accordi di secondo livello e al 15 maggio risultavano attivi 9.306 contratti integrativi aziendali depositati.

«La contrattazione in Italia funziona. Per questo difendiamo l’idea che le relazioni industriali restino autorità salariale. Non per gelosia, – assicura Papaleo – ma perché è solo attraverso il negoziato tra i lavoratori (rappresentati dai sindacati maggiormente rappresentativi) e le imprese che si può rispondere velocemente e adeguatamente alle esigenze reali dei primi e delle seconde. Nel medio periodo, come scrive Michele Tiraboschi, i salari reali degli italiani si possono alzare soltanto aumentando la produttività ed evitando che il valore aggiunto venga trasferito altrove. A conferma – conclude la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale – che la possibile soluzione della questione salariale è nelle mani degli attori del nostro sistema di relazioni industriali, non certo della politica».

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