Sono oltre un centinaio le pompe idrovore, arrivate anche da altre zone d’Italia insieme a mezzi operativi e personale, manovrate dai Consorzi di bonifica unitamente alla Protezione Civile per contribuire, sotto il coordinamento degli enti preposti, al contenimento ed al prosciugamento della disastrosa alluvione, che da giorni sta sommergendo ampi territori della Romagna; tali pompe si integrano con le stazioni idrovore già esistenti, riuscendo così a smaltire una quantità di risorsa idrica, maggiore rispetto a quella, per cui le centrali sono state progettate. Nei giorni scorsi, caratterizzati dalla straordinaria  manovra idraulica di inversione del flusso d’acqua lungo l’asta del canale  C.E.R.,  i Consorzi hanno potuto contare anche su impianti idrovori mobili, arrivati in Romagna dalla Slovenia e dalla Slovacchia.

“Abbiamo avuto la soddisfazione di vedere riconosciuto dalla Regione Emilia Romagna nelle parole dell’Assessore, Alessio Mammi, il nostro, grande sforzo di concreto aiuto, nel segno della solidarietà operativa, che da sempre caratterizza questo mondo consortile” evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente nazionale, ma anche di ANBI ER.

Permane intanto molto preoccupante la situazione nella parte più depressa nel comprensorio del Consorzio di bonifica Romagna Occidentale, a ridosso del fiume Reno, dove insiste l’abitato di Conselice tuttora allagato. Vigilato speciale è il collettore generale della rete di bonifica nel territorio compreso tra gli alvei di Sillaro e Santerno, che è il canale di bonifica in destra di Reno: è un collettore della portata di circa 150 metri cubi al secondo e che raccoglie le acque di pioggia di tutto il reticolo di bonifica. Essendosi scaricati 400 milioni di metri cubi d’acqua, il destra Reno si è sovraccaricato oltre la sua portata di progetto, subendo una rotta nei pressi di Conselice. Ora la priorità è alleggerire il carico idraulico del destra Reno, attraverso pompaggi dal canale nei fiumi pensili; l’insieme dei gruppi idrovori dovrebbe ridurre di un decimo l’attuale portata nel tratto iniziale, provocando l’abbassamento di pochi centimetri nel livello idrico del collettore, sufficiente però ad evitare altre esondazioni. Grazie alle idrovore mobili, fornite tramite l’unità di coordinamento dei Consorzi di bonifica emiliano-romagnoli, si riesce attualmente ad avere una complessiva capacità di pompaggio, che è 10 volte superiore a quella degli impianti idrovori stabili.

“Ci vorrà tempo per far defluire tutta l’acqua, che ha inondato il territorio di pianura -indica Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Poi sarà il tempo della conta dei danni anche per il sistema della Bonifica. Basti pensare che, ad iniziare dal canale C.E.R. che ha stupito il mondo, gran parte della rete idraulica minore, prima invasa dall’acqua tracimata dai fiumi ed ora impegnata a farla defluire, è deputata anche al trasporto d’acqua per l’irrigazione, che produce cibo. Ripulirla dalle tonnellate di fango, lasciate dall’inondazione, sarà opera complessa e costosa, cui i Consorzi non potranno certo far fronte con le risorse di bilanci destinati all’ordinaria manutenzione. Dovendo, per legge, chiudere i conti in pareggio, necessiteranno solleciti finanziamenti straordinari per non pesare sulle economie di consorziati, già colpiti dagli ingenti danni dell’alluvione. Sarà questa quella, che definiremmo la lunga emergenza.”

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