Memoriale della Shoah (foto di Giorgio Bianchi)

Oggi si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata al Giorno della Memoria. Di seguito l’intervento conclusivo del sindaco di Bologna e Città metropolitana Matteo Lepore:

“Grazie, Presidente. Buongiorno a tutte e a tutti. Grazie ai consiglieri e a tutti gli ospiti che sono presenti, ai rappresentanti delle istituzioni delle varie comunità e associazioni.
Non posso partire senza ringraziare Arina e Letizia per il vostro impegno di studentesse e anche da ‘attiviste della memoria’ per le cose che ci avete chiesto di tenere a mente e di portare avanti. Sicuramente credo che questo Consiglio comunale e la nostra Giunta terranno cara la vostra esperienza, le cose che abbiamo visto e anche la sensibilità con la quale ci richiamate a svolgere il nostro ruolo istituzionale e assumere delle scelte politiche conseguenti. Voglio con voi anche ringraziare le scuole e tutti gli insegnanti, i presidi, i dirigenti, tutti gli educatori che hanno scelto di accompagnare il vostro viaggio, l’hanno preparato, organizzato e anche tutte quelle persone che fanno parte del mondo della scuola, che in questi mesi sicuramente hanno svolto altrettanti ‘viaggi della memoria’ e iniziative che hanno questo obiettivo. Per fortuna la nostra è una città che non da oggi si impegna su questo importante capitolo della storia, sempre di più abbiamo da imparare dal mondo della scuola anche a livello istituzionale.
Voglio poi ringraziare Massimo Manini per il filmato che prima abbiamo visto, il lavoro che ha fatto di ricostruzione e di rappresentazione e, non da ultimo, Valentino Corvino per lo straordinario lavoro che fa per l’orchestra e per il teatro, e in particolare per quest’ultimo progetto, che credo davvero rappresenti appieno quello che può essere il ruolo della cultura e delle istituzioni culturali della nostra città. Abbiamo il compito di fare sì che le istituzioni culturali siano uno dei primi motori dell’agitazione culturale e della consapevolezza; abbiamo bisogno di creare cittadinanza e credo che le esperienze che abbiamo oggi visto rappresentare formano nuovi cittadini e cittadine, consolidano con radici forti sicuramente il loro rapporto con Bologna, con il nostro Paese, con la nostra patria e con il valore della memoria.

Questo è un Consiglio solenne, è all’interno di un programma di iniziative dedicate alla memoria. Non è una celebrazione, ma è una giornata e un momento istituzionale di impegno attivo, che rinnoviamo ogni anno perché è importante in questi luoghi, in tutti i luoghi dove la rassegna dei percorsi della nostra memoria si svolge in queste giornate si rafforza. È importante per ricordare, ma è importante soprattutto per assumerci degli impegni. Stiamo infatti parlando di cose che molti di noi che sono qui presenti, direi la quasi totalità non ha vissuto sulla propria pelle, non ha vissuto nella propria esperienza, ha vissuto però nelle relazioni con i propri affetti più cari o vi è entrato in contatto grazie alle esperienze della scuola, magari dell’attività culturale o politica. Ed è difficile soltanto ascoltando i testimoni riuscire ad avere la percezione di quello che è successo.
Con le leggi razziali del 1938 furono infatti espulsi dalla nostra città undici su ottantotto professori ordinari, 492 su 600 studenti stranieri. Il 7 novembre del ‘43 iniziarono a Bologna le deportazioni nei campi di sterminio nazisti, quelle che abbiamo prima sentito raccontare: 150 persone di fede ebraica furono deportate da Bologna, un centinaio delle quali immediatamente assassinate dai nazifascisti. Oggi ricordiamo le vittime dell’Olocausto. In particolare siamo vicini alla Comunità ebraica di Bologna. Le figure che hanno fatto parte purtroppo di quella storia le abbiamo imparate a conoscere e omaggiare attraverso le nostre tante iniziative. Ad esempio, la famiglia Calò, Adelaide insieme ai figli Alberta, Aureliano, Davide, Jack, Raimondo e Sergio, che non sono mai tornati da Auschwitz; Leone Alberto Orvieto, rabbino maggiore della comunità israelitica bolognese, la moglie Margherita, deportati ad Auschwitz dopo una delazione; la famiglia Baroncini, solo due delle tre figlie sono tornate a Bologna dopo la deportazione, i genitori e la terza sorella, Jole, sono purtroppo scomparsi nei lager; e poi Mario Finzi, la sua storia l’abbiamo ascoltata oggi. Purtroppo la sua è una storia comune a tanti, ma straordinaria nella poesia che oggi ci ha accompagnato, anche casualmente, con questa musica che ascoltiamo, che qualcuno sta suonando per noi.

Questi non sono soltanto dei nomi, non sono soltanto dei numeri, non sono soltanto dei luoghi quelli che abbiamo visto, perché – come ci ha ricordato recentemente anche la senatrice, Liliana Segre – con la progressiva scomparsa dei testimoni diretti della tragedia dell’Olocausto rischiamo di perdere i dettagli e le sfumature, i frammenti di vite che in questi decenni ci hanno connesso con un’esperienza così grande e così drammatica, che l’umanità ancora non se ne riesce a capacitare. Se vogliamo davvero che i nostri sentimenti possano essere un moto nel quale la nostra non solo capacità di comprendere, ma anche di agire, possa impedire che ciò accada ancora, la strada da fare è molta, perché purtroppo l’umanità è fatta anche da chi ogni giorno cerca di farci tornare indietro, di dissimulare, di depistare, di raccontare anche alle nuove generazioni che i valori che vogliamo portare avanti non hanno più peso, come se le vite che si sono spente in un modo così difficile da comprendere non avessero più forza nella nostra memoria e nella nostra consapevolezza.

Anche per questo come città siamo impegnati, anche per questo come istituzione abbiamo deciso di sostenere iniziative e, non da ultimo, abbiamo deciso di dedicare molta parte dei fondi europei che ci arriveranno, penso ai fondi Pnrr, alla realizzazione di un Polo della memoria, che in diverse iniziative ho già ricordato, come in piazza Medaglie d’Oro il giorno del 2 Agosto. Ebbene, il Polo della memoria racchiuderà, con la propria identità e con l’autonomia che giustamente ogni accadimento e storia deve avere, non tanto la memoria di quello che è successo, ma dovrà essere una polo della nostra forza e capacità di sostenere la memoria. Non realizzeremo un luogo dove racconteremo quello che già è raccontato, ad esempio in maniera straordinaria, dal memoriale della Shoah, che anche in questi giorni siamo riusciti a migliorare passo dopo passo con la nuova illuminazione, perché nella nostra Bologna esistono già tanti luoghi che raccontano quello che è stato, tanti musei, penso al Museo ebraico che fa un lavoro anche scientifico e di rappresentazione straordinaria.
Il Polo della memoria servirà a noi viventi, servirà a noi per ritrovarci, per impegnarci, servirà a tutta l’Italia per sapere che cos’è stata questa città e cosa può esserlo ancora in modo particolare, perché sarà un polo attraversato dai treni, attraversato dalle persone, attraversato dalle scuole, attraversato da ‘attivisti e attiviste della memoria’. Nel rileggere un pezzo di storia di uno di questi testimoni, proprio questa mattina ho pensato fosse utile in questa sede citarne un passaggio. Si chiama Sami Modiano, uno dei testimoni più attivi, che insieme a Liliana Segre e Edith Bruck hanno riportato proprio qui anche in Consiglio e in tante altre aule, parlamentari o consiliari, la loro esperienza personale. Dalla storia di Modiano nel suo periodo ad Auschwitz mi hanno colpito alcune immagini dentro la brutalità di quella prigionia, il suo rapporto con la sorella, anch’essa nello stesso campo, dove perderanno la vita insieme al padre. Ogni sera – ricorda Modiano – questi frammenti di memoria sono riportati oggi da un importante giornalista italiano, ‘dopo le dodici ore di lavoro facevo su e giù lungo il filo spinato, che divideva la parte degli uomini da quella delle donne, per provare a vederla. I miei tentativi erano sempre vani, finché una sera, dopo venti giorni di prigionia, non vedo una mano che mi saluta. Ho pensato che non potesse essere mia sorella. Era una ragazza con un pigiama a righe, rasata a zero. Era magra e ho detto no. Ho lasciato venti giorni fa una bellissima ragazza, non è possibile che sia lei. Ma quella mano insisteva. Poi ho rischiato, mi sono avvicinato e alla fine l’ho riconosciuta. Non so come definire questo incontro: c’era dolore, c’era sofferenza, c’era gioia. Ci siamo fatti dei gesti, perché non potevamo parlare, ma ci siamo capiti. Ci siamo rivisti altre tre, forse quattro volte e mia sorella, da quando era morta la mamma, si era sempre occupata di me, mi aveva protetto, aiutato, mi aveva insegnato a stare al mondo e, quando durante la guerra aveva poco per cena, lei mi dava la sua parte. L’ultima volta che ci siamo visti mi sono detto ‘adesso tocca a me aiutare mia sorella’. Quella sera infatti non ho mangiato la mia reazione di pane, 125 grammi, e con grande gioia ho deciso di darla a lei. L’ho avvolta in uno straccio e gliel’ho tirata dall’altra parte del filo spinato. Lei l’ha presa e ha fatto il gesto di abbracciarmi. Mi teneva stretto e mi dondolava. Vedo ancora quell’abbraccio, lo sento ancora adesso. Una cosa di una tenerezza infinita, che non ho parole per spiegare. Poi ha richiuso il pane nella stoffa e me lo ha ritirato indietro. La sera dopo non è venuta. Io non potevo accettare l’idea che non ci fosse più. Mi dicevo che forse quel giorno non era potuta venire e così ogni sera tornavo ad aspettarla, ma lei non sarebbe mai più venuta. Ho dovuto ammettere a me stesso che se n’era andata e che lo aveva fatto in punta di piedi’.
Ecco, io credo che nel nostro percorso quello che dovremmo fare come città, quello che questi studenti e queste studentesse fanno, ciò che dobbiamo conservare è anche questa parte della memoria, questi sentimenti, queste emozioni, quello che rappresentano e ricordare come la storia è entrata nella carne viva delle persone e come queste stesse persone hanno avuto la capacità di superare l’odio, dando un contributo forte alla costruzione di un mondo diverso, di un mondo in cui anche la nostra Italia e la nostra patria, finalmente liberata, è in grado di parlare apertamente di quanto è successo.

Per tenere viva la memoria abbiamo bisogno di tutto ciò: la storia, le storie, i luoghi, la musica, la cultura e le nostre istituzioni culturali. Quella di Mario Finzi, come le testimonianze delle ragazze e dei ragazzi che hanno partecipato ai viaggi della memoria di Aned, che voglio ringraziare per il proprio importantissimo ruolo civile che ancora tutt’oggi oggi svolge. Ragazzi che hanno visto con i loro occhi quegli stessi luoghi, attraverso i racconti che hanno potuto rivivere nei momenti e nelle parole dei testimoni. E così anche del lavoro di tutta questa grande comunità che noi come servitori dello Stato, della Repubblica e del Comune di Bologna dovremo continuare in questo Consiglio comunale e nella città a svolgere il nostro impegnativo. E, ragazze, vi assicuro da oggi, grazie anche al vostro impegno, ci sentiremo meno soli, perché io penso che Parlamento e Consigli comunali dovranno riempirsi sempre di più di persone che hanno fatto la vostra esperienza. Credo che non ci siano parole migliori per spiegare anche questo, che quelle pronunciate dal Presidente Mattarella in un 27 gennaio di alcuni anni fa: ‘La memoria che oggi celebriamo qui e in tante altre parti del mondo non è dunque gettare lo sguardo su una fotografia che sbiadisce con il trascorrere del tempo, ma un sentimento civile, energico e impegnativo, una passione autentica per tutto quello che concerne la pace, la fratellanza, l’amicizia tra i popoli, il diritto, il dialogo, l’eguaglianza, la libertà, la democrazia’ “.

 

Domenica 29 gennaio la deposizione delle corone nei luoghi della Memoria

  • Alle 9, sarà deposta una corona al Memoriale della Shoah. Parteciperanno il sindaco Matteo Lepore, la presidente del Quartiere Navile Federica Mazzoni, la presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca, Daniele De Paz e Marina Marini in rappresentanza della Comunità Ebraica. Saranno presenti anche i civici gonfaloni.
  • Alle 10, al cimitero della Certosa ingresso da viale Gandhi, saranno deposte corone al Monumento ai militari caduti nei lager (ANEI) e alla lapide dedicata agli zingari deportati, alla presenza della presidente del Quartiere Borgo Panigale-Reno Elena Gaggioli e il presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz.
  • Alle 10.15, verrà deposta una corona alla lapide che ricorda Arpad Weisz sulla Torre di Maratona allo Stadio Dall’Ara. Saranno presenti l’assessora allo Sport Roberta Li Calzi e il presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz.
  • Alle 10.35, al Giardino di Villa Cassarini di Porta Saragozza verrà deposta una corona alla lapide in ricordo delle vittime omosessuali del nazifascismo. Parteciperanno l’assessore Massimo Bugani, il presidente del Quartiere Porto-Saragozza Lorenzo Cipriani, Daniele De Paz e Marina Marini in rappresentanza della Comunità Ebraica.
  • Alle 10.50, in via Pietralata 60, verrà deposta una corona alla lapide che ricorda la Scoletta ebraica alla presenza del presidente di Quartiere Lorenzo Cipriani, Daniele De Paz e Marina Marini in rappresentanza della Comunità Ebraica e la presidente dell’Associazione donne ebree d’Italia Ines Miriam Marach.
  • Alle 11, alla Sinagoga di via Mario Finzi 2, verrà deposta una corona alla lapide in ricordo dei Deportati ebrei. Parteciperanno il sindaco Matteo Lepore, la presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca, il presidente della Comunità Ebraica Daniele De Paz e la presidente dell’Associazione donne ebree d’Italia Ines Miriam Marach.
  • Alle 11.20, in Piazza Nettuno saranno deposte corone al Sacrario dei caduti e alle lapidi in ricordo dei martiri da parte delle associazioni degli ex internati e degli ex-deportati. Saranno presenti il sindaco Matteo Lepore, Daniele De Paz e Marina Marini in rappresentanza della Comunità Ebraica e la presidente dell’Associazione donne ebree d’Italia Ines Miriam Marach.

Tutte le iniziative istituzionali
https://www.comune.bologna.it/notizie/giorno-memoria-2023

Le iniziative nella Città metropolitana
https://www.cittametropolitana.bo.it/portale/Home/Archivio_news/Giorno_Memoria_2023

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