“La tragedia avvenuta nelle Marche pochi giorni fa purtroppo non fa che confermare l’allarme per i devastanti effetti dei cambiamenti climatici e dimostra quanto sia importante l’impegno di tutti nella tutela dell’ambiente e nella lotta al dissesto idrogeologico che, come dimostrano i dati del nostro Ufficio Studi, è particolarmente pericoloso anche nella nostra provincia”.

Carlo Alberto Rossi, segretario generale Lapam, commenta così i dati forniti dall’associazione. Frane e alluvioni, infatti, rappresentano un rischio concreto che mette a rischio nella sola provincia di Modena più di 30mila persone, oltre 12mila edifici e più di 2mila imprese. I numeri, forniti dall’Ufficio Studi Lapam Confartigianato tramite una elaborazione su dati Ispra del 2020 (gli ultimi attualmente disponibili), destano preoccupazione e del resto la nostra provincia ha più volte sofferto negli ultimi anni danni ingenti a causa di smottamenti, specie in Appennino, e allagamenti e alluvioni, principalmente in pianura e verso l’area più a nord.

Ma vediamo, nel dettaglio, i dati raccolti e diffusi da Lapam Confartigianato tramite l’Ufficio Studi. Iniziamo dalle aree ad alta pericolosità idraulica: i comuni più esposti sono Camposanto (con un terzo esatto della superficie comunale in questa situazione, il 33,3%), Ravarino (24,7%) e Finale Emilia (18,3%), a seguire sopra al 10% ci sono San Felice e Mirandola (entrambi oltre il 17%), San Cesario al 16,3% e poi Nonantola, Campogalliano, Cavezzo e Soliera. In totale il 6,1% della superficie provinciale è a rischio idraulico, con 21.163 cittadini residenti, 4.583 edifici e 1.228 imprese.

Per quanto riguarda le frane, come detto, a rischio è soprattutto l’Appennino. Il 13,5% della superficie dell’intera provincia presenta pericolosità da frana elevate e molto elevata, con picchi di oltre il 40% nei comuni di Frassinoro, Palagano e Montecreto. Ma anche Sestola, Montefiorino, Zocca, Lama Mocogno, Montese, Polinago e Prignano hanno più del 30% del territorio comunale a rischio. Il comune con il più imprese a rischio sia sotto il profilo del numero che della percentuale complessiva è quello di Lama Mocogno, 164 ben il 56,2% del totale delle imprese, ma sono a rischio anche 108 imprese a Fanano, 73 a Sestola e 71 a Serramazzoni, mentre come percentuale pesano molto le 27 imprese di Riolunato (il 38% del totale) e le 55 di Fiumalbo (34,8% del numero complessivo). In totale sono 11.472 le persone che vivono in aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata, 7.948 gli edifici nelle stesse zone e 976 unità locali di imprese.

Il segretario generale Lapam conferma l’impegno di Lapam per un futuro più sostenibile: “E’ più che mai necessario che tutti facciano la propria parte, a cominciare naturalmente da amministratori e politici, passando per le imprese e poi ai cittadini. L’impegno per la sostenibilità ci vede in prima linea per un nuovo ed equilibrato modello di sviluppo e per orientare i comportamenti degli imprenditori verso scelte compatibili con il rispetto del territorio e per una transizione green. La sostenibilità ambientale, sociale ed economica è il tema centrale dell’attività e delle iniziative che Lapam Confartigianato, convintamente, continua a portare avanti”. Rossi conclude tornando al locale: “La situazione precaria delle nostre aree montane per le frane e la fragilità del nodo idraulico modenese, tra i più delicati di tutto il Paese, impone scelte strategiche e rapide. Gli eventi climatici eccezionali sono sempre più frequenti e acuiscono il rischio idrogeologico del nostro territorio”.

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