Lo studio prospettico è finalizzato alla raccolta dati sull’arresto cardiaco extraospedaliero per osservare e dunque migliorare le performance dei sistemi di emergenza territoriali, analizzando la sopravvivenza a breve, medio e lungo termine dei pazienti rianimati e dimessi dall’ospedale

Riparte la raccolta dati relativa allo studio prospettico coordinato dall’ Azienda USL di Bologna in collaborazione con Italian Resuscitation Council ed European Resuscitation Council. Una ricerca a cui l’Azienda USL partecipa ormai da anni: nel 2014 la prima rilevazione, seguita da una seconda nel 2017.

La nuova rilevazione prenderà avvio il 1 settembre e anche quest’anno si registra un incremento dei soggetti aderenti. Da settembre a novembre 2022, infatti, la ricerca coinvolgerà 31 paesi europei, tra cui in Italia 20 centri distribuiti in 7 Regioni (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Puglia) coordinati da Federico Semeraro, Anestesista-Rianimatore dell’Azienda USL e National Coordinator EuReCa Italia.

Molteplici gli obiettivi della raccolta dati finalizzata ad un’analisi delle performance dei sistemi 118 europei nella gestione dell’arresto cardiaco, dal territorio alla dimissione dell’ospedale: misurare l’incidenza di arresti cardiaci extraospedalieri confermati e trattati dai sistemi di emergenza territoriali nei diversi paesi europei; misurare l’intervallo di risposta dei sistemi di emergenza territoriale all’arresto cardiaco extraospedaliero; misurare l’intervallo di tempo per il trasporto dalla scena all’arrivo in ospedale; misurare l’influenza dell’intervallo di risposta e dell’intervallo di trasporto sulla sopravvivenza; misurare l’incidenza e la proporzione della rianimazione cardiopolmonare (RCP) da parte degli astanti laici presenti sulla scena e delle eventuali persone allertate e inviate dalle centrali operative tramite applicazioni smartphones o SMS. Lo studio consentirà inoltre non solo di misurare la performance dei sistemi di emergenza extraospedaliera, ma anche di valutare la sopravvivenza a breve, medio e lungo termine dei pazienti rianimati e dimessi dall’ospedale.

Una rete di ricerca e di analisi, quella di EuReCa, che consente di osservare e migliorare le proprie performance, prendendo esempio da best practise di regioni o Paesi più all’avanguardia.

Analizzando i dati delle rilevazioni del 2014 e del 2017 è evidente il miglioramento delle performance relative alla città di Bologna che è passata dal 18% al 28% di RCP da laici/astanti. Una percentuale su cui c’è ampio margine di miglioramento a fronte di una media italiana che nel 2017 si aggirava attorno al 30%.

La forza del Sistema dell’Emergenza bolognese risiede infatti in un’ottima percentuale di ripartenza del cuore all’arrivo dei soccorsi del 118 (47% rispetto ad una media italiana del 41% e ad una media europea del 58%) e in una buonissima percentuale di sopravvivenza dopo la dimissione (22% rispetto ad una media italiana del 21% ed una media europea dell’8%).

Tanto, però, c’è ancora da fare per aumentare la percentuale di intervento dei laici che possono fare una grande differenza nell’esito dell’arresto cardiaco. Si pensi infatti che in Danimarca, dove si registra il 70% di RCP da laici, si raggiunge poco più del doppio della percentuale di sopravvivenza registrata in Italia. Traguardi a cui Bologna mira e che intende raggiungere attraverso un approccio di sistema. Risultati che dipendono da un’organizzazione capace di unire da un lato la sensibilizzazione rivolta alla popolazione e dall’altro l’attività formativa, continuamente supportata dall’innovazione tecnologica e tecnocomunicativa in grado di rendere la rianimazione cardiopolmonare un’azione alla portata di tutti, espressione di senso civico ed elemento di coesione della comunità.

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