Grazie alla donazione di una cittadina bolognese, al via l’innovativo progetto di telemedicina dell’Azienda USL di Bologna, unico in Italia nel suo genere. La nuova infrastruttura telematica mette in rete ospedale e territorio attraverso professionisti dell’area assistenziale, diagnostica e medico-prescrittiva implementando l’FSE.

Maggiore efficienza ed efficacia nel monitoraggio della terapia anticoagulante orale, minore invasività della procedura, migliore impiego dell’assistenza infermieristica completamente rivolta alla cura ed assistenza, riduzione dei tempi di refertazione nonché di adeguamento della terapia del paziente cronico. Sono gli obiettivi di uno dei più impattanti progetti di telemedicina dell’Azienda USL di Bologna che si rivolge, per ora, a 799 pazienti cronici, fragili, in Terapia anticoagulante orale (TAO) domiciliare nel Distretto di Bologna.

Un progetto, nato dalla sensibilità della Azienda USL all’implementazione della telemedicina, dando seguito agli indirizzi regionali e nazionali, con riferimento alla Missione 6 del PNRR e il conseguente DM77. L’idea concreta nasce grazie alla volontà e generosità di una cittadina bolognese, Alessandra Cantimori, che con una consistente donazione all’Azienda USL di Bologna ha espresso il desiderio di contribuire all’ideazione di un concreto piano di sostegno per la popolazione fragile e anziana assistita sul territorio bolognese.

La progettualità è frutto di un gruppo di lavoro multidisciplinare che ha promosso una stretta collaborazione tra i professionisti dell’Azienda USL di Bologna, i fornitori di sistemi informatici e gli sviluppatori dello specifico software che rimarrà in dotazione all’Azienda sanitaria anche per l’implementazione del progetto. Il piano di sviluppo prevede, infatti, in un primo momento l’estensione del progetto all’intero Distretto di Bologna città e in seguito, grazie ai fondi del PNRR messi a disposizione dalla Regione, a tutto il territorio aziendale. A poterne beneficiare, dunque, dal prossimo autunno saranno tutti i 1.560 pazienti in TAO in carico ai 5 servizi infermieristici domiciliari dell’Azienda USL della città di Bologna che fanno riferimento a 8 centri prescrittori dislocati sul territorio.

Una prima sperimentazione, avviata a fine febbraio scorso, ha così rivoluzionato la modalità di esecuzione del prelievo di sangue finalizzato al monitoraggio della terapia anticoagulante orale (TAO) nei 799 pazienti in carico all’assistenza domiciliare dei quartieri Navile, Porto Saragozza e Borgo Reno.  Un’innovazione con importanti risvolti sia sui pazienti sia sull’organizzazione, frutto di un grande lavoro di squadra tra numerosi servizi e operatori dell’Azienda USL: a partire dal servizio infermieristico domiciliare facendo perno sul Laboratorio Unico Metropolitano per raggiungere i cardiologi e angiologi dei vari centri prescrittori presenti su tutto il territorio.

La valorizzazione stimata dell’avvio del progetto è di circa 200 mila euro.

 

La nuova modalità di prelievo di sangue per i pazienti in TAO domiciliare

Grazie all’utilizzo dell’innovativo dispositivo diagnostico portatile POCT (Point of care test) si è passati dal prelievo venoso (doloroso e talvolta difficile da eseguire negli anziani) a quello capillare (eseguito con un pungidito) per la lettura dell’INR, indice riferito alla coagulazione ematica. In questo modo è stato reso possibile, da un lato, garantire la visualizzazione in tempo reale del dato (INR), dall’altro il suo invio telematico al Laboratorio Unico Metropolitano che, dopo un’opportuna verifica di qualità e validazione, lo condivide nella cartella clinica digitale del paziente per l’adeguamento del piano terapeutico eseguito da cardiologi e angiologi del centro prescrittore. Contestualmente, sempre in tempo reale, l’indice INR è visualizzabile anche sul FSE dell’assistito.

Ogni giorno, in ognuno dei 3 servizi infermieristico-domiciliari di Bologna in cui è stato avviato finora il progetto, da circa 20 infermieri vengono eseguiti in media oltre 80 prelievi per Terapie Anticoagulanti Orali attraverso il sistema consentito dai nuovi dispositivi diagnostici POCT. Complessivamente, nella città di Bologna, in un anno sono oltre 35.000 i prelievi TAO eseguiti dall’equipe infermieristica domiciliare mentre, in tutto il territorio dell’Azienda AUSL, sono oltre 73.000. Inoltre, attraverso i punti prelievo dell’Azienda ospedaliero-universitaria e dell’Azienda USL di Bologna a questi ultimi si aggiungono circa 120.000 prelievi TAO eseguiti a livello ambulatoriale.

Ciascun infermiere dalle ore 7 si reca a casa dei pazienti in assistenza domiciliare per eseguire il prelievo capillare attraverso la nuova procedura che prevede i seguenti passaggi:

  • l’identificazione dell’infermiere che avviene attraverso credenziali personali di accesso allo smartphone connesso al POCT e il rilevamento della matricola
  • l’identificazione del paziente che avviene inquadrando il codice a barre presente sulla tessera sanitaria
  • la compilazione della checklist degli eventi avversi e/o di altre note per il prescrittore, utili per l’eventuale modifica dello schema terapeutico seguito dal paziente
  • con l’ausilio del POCT l’infermiere determina il valore INR mediante la puntura del polpastrello del paziente
  • e infine l’infermiere termina la procedura di acquisizione del risultato inquadrando il display del dispositivo POCT con la fotocamera dello smartphone ad esso associato, trasmettendolo contestualmente al LUM che lo metterà a disposizione dei centri prescrittori deputati ad adeguare la terapia e a prescrivere il controllo successivo.

Secondo la procedura tradizionale (prelievo venoso) l’infermiere ha la necessità di concludere l’attività di assistenza domiciliare entro le ore 9.30 per poter portare le provette di sangue al punto prelievi di riferimento più prossimo al suo territorio.  Spedire quindi le provette al LUM entro le ore 11 per poi processare l’esame e ottenere il referto medico entro la fine della mattinata, affinché nel primo pomeriggio il paziente possa ricevere il piano terapeutico e la programmazione del prelievo ematico successivo. Il paziente in carico può visualizzare il piano terapeutico direttamente attraverso il proprio FSE oppure recandosi al proprio punto prelievi di riferimento.

Attraverso il gesto di grande solidarietà di Alessandra Cantimori l’Azienda USL ha potuto acquisire un sistema composto da 27 POCT connessi ad altrettanti smartphone, dotati di un particolare lettore ottico per il riconoscimento del codice fiscale del paziente e del codice a barre relativo alla matricola dell’infermiere domiciliare.

In questo modo, non solo è migliorata l’efficienza e l’efficacia dell’attività assistenziale domiciliare che può contare su una verifica istantanea dell’INR, ma è soprattutto stato reso possibile il tracciamento dell’intero percorso di qualità del processo.

In sintesi, i benefici prodotti sono

  • per i pazienti: un maggior comfort nell’esecuzione del prelievo capillare che non comporta la svestizione o posture obbligate, la riduzione del numero di prelievi venosi e di conseguenza delle relative complicanze per i pazienti anziani che eseguono altre terapie o controlli, l’annullamento degli accessi infermieristici ripetuti per eventuali errori di rilevazione e/o l’esecuzione congiunta di altre attività in risposta a tutti i bisogni del paziente fragile, l’ottimizzazione dei tempi di esecuzione del prelievo diagnostico e il miglioramento dell’assistenza domiciliare complessiva.
  • per i professionisti dell’Azienda USL: l’ottimizzazione dei tempi e delle risorse attraverso una riorganizzazione dell’intero servizio domiciliare, la riduzione del rischio biologico per l’infermiere domiciliare e il tecnico di laboratorio, il tracciamento, la flessibilità e la standardizzazione dell’intero processo e non meno importante la messa in rete di dati e informazioni con tutti gli interlocutori coinvolti.

Attraverso una ridistribuzione dei dispositivi e una riorganizzazione delle attività infermieristiche dal prossimo autunno potranno beneficiare di questa nuova modalità di prelievo non invasiva tutti i pazienti cronici in Terapia anticoagulante orale (TAO) domiciliare del Distretto di Bologna città. I dispositivi, la piattaforma informatica e il materiale di consumo donato consentiranno a tutti i cittadini di Bologna in TAO domiciliare di beneficiare di questo sistema diagnostico-terapeutico tecnologicamente avanzato.

La successiva estensione del progetto all’intero territorio aziendale dovrà prevedere l’incremento del numero dei dispositivi portatili e il relativo materiale di consumo, connessi alla piattaforma informatica che resta comunque l’aspetto più innovativo dell’intero progetto di telemedicina.

Questa innovazione tecnologica, dunque, ha dato il via ad un nuovo modello assistenziale sviluppato in Azienda su coordinamento del Laboratorio Unico Metropolitano. In questo modo è stato possibile ottimizzare l’intero flusso di lavoro attraverso l’individuazione di una soluzione digitale per la raccolta, l’integrazione e la gestione dei dai clinici nell’ottica di una sempre maggiore integrazione tra ospedale e territorio, nonché per la tracciabilità dell’intero processo consentita dall’utilizzo di dispositivi di diagnosi delocalizzata.

Un punto di arrivo, ma anche un ulteriore punto di partenza per l’innovazione nell’ambito della telemedicina su cui l’Azienda USL di Bologna si impegna da anni e continuerà a farlo, in ascolto del feedback di pazienti e professionisti. Proprio con questa finalità è da poco stata avviata un’indagine di qualità che prevede focus group e questionari rivolti a tutti gli interlocutori (pazienti e operatori) coinvolti fin dalla fase di avvio di questo progetto.

 

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