I costi dell’energia hanno raggiunto un livello drammatico, che mette a rischio imprese e cittadini. In qualche caso le bollette, che nel luglio 2019 pesavano sul fatturato per il 5%, a luglio 2022 sono arrivate al 24%. È questo valore, oltre all’importo finanziario delle bollette, a fotografare una situazione nella quale numerose imprese lavorano oggi sottocosto.

Una situazione insostenibile, come testimoniano le numerose procedure di cassa integrazione attivate oggi dalle imprese energivore, ma che presto si allargheranno ad una platea sempre più numerosa di aziende. Del resto, basta vedere gli aumenti subiti dalle imprese di ogni categoria: forni che hanno visto le bollette di luglio aumentare del 150% dal 2021 ad oggi, imprese manifatturiere che un anno fa spendevano 17mila euro si sono viste recapitare fatture da 49mila (+180%). E la differenza ad agosto sarà molto più elevata.

“Quindi non solo le ceramiche, ma anche le lavanderie, le carrozzerie, i forni, le aziende di trasformazione di prodotti alimentari: sono tantissime le categorie colpite in modo incisivo dalla crisi energetica. Senza interventi tempestivi rischiamo concretamente una crisi economica più dura del 2008-2009 e di quella legata alla pandemia, con gravi ripercussioni sociali”, sottolinea con allarme Francesco Stagi, prossimo segretario provinciale di CNA Modena.

“Siamo consapevoli – continua Stagi – dello sforzo profuso dal Governo Draghi con numerosi e costanti interventi volti ad attenuare l’impatto del caro-energia sulle bollette di cittadini e imprese. Ma il fenomeno è talmente grave che queste misure non sono sufficienti a compensare bollette che ormai pesano 3-4 volte di più sui costi aziendali. Senza contare i rischi di razionamento, che rischiano di rallentare l’attività delle imprese che in qualche modo riescono a lavorare.

Occorrono interventi immediati, di emergenza, in attesa di una più ampia strategia energetica che dovrà essere portata avanti dal nuovo governo. Ma la definizione di questa strategia ha tempi non compatibili con la situazione attuale.

Alcune azioni, infatti, possono e debbono essere immediatamente realizzate, su tutte la fissazione di un tetto nazionale al costo di gas ed energia elettrica, ma anche lo sganciamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas.

Poi, la costituzione, con gli extra profitti delle società erogatrici di energia (Eni, società pubblica che nei primi sei mesi del 2022 ha generato 7 miliardi di utili) e con altre risorse, di un fondo per indennizzare le imprese, quindi la riduzione al 3% dell’iva su energia elettrica e gas per tutelare i consumatori privati, e l’introduzione di un meccanismo di silenzio assenso per l’installazione di impianti fotovoltaici per agevolarne e velocizzarne la realizzazione.

Come misura emergenziale, è necessario dare immediato avvio all’implementazione delle attività estrattive dei nostri pozzi e dei rigassificatori e, infine, mettere a disposizione di incentivi simili a quelli disponibili per i privati per l’installazione di impianti fotovoltaici e geotermici nelle imprese.

È un impegno che chiediamo congiuntamente a tutte le forze politiche, al di là degli esiti del voto del prossimo 25 settembre, ma prima ancora al governo ancora in carica.

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