Ghost, così è stata appositamente denominata l’indagine condotta sotto il costante coordinamento della Procura reggiana, dai Carabinieri della stazione di San Polo d’Enza, per la difficoltà avuta dagli inquirenti nell’identificare gli autori materiali dei vari colpi, rivelatisi dei veri e propri fantasmi grazie soprattutto a terzi soggetti compiacenti che, dietro compenso, attivavano carte PostePay che i “fantasmi” utilizzavano successivamente per la commissione di centinaia di delitti tra i quali truffe aggravate, utilizzi indebiti e riciclaggi.

13 persone sottoposte alla custodia cautelare in carcere, 3 sottoposti alla custodia cautelare degli arresti domiciliari, 1 sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia Giudiziaria, 37 persone complessivamente indagate,  55 delitti di «furto aggravato» compiuti prevalentemente nella provincia di Reggio Emilia scoperti, 212 delitti di «truffa aggravata» compiuti in tutta Italia scoperti, 448 capi di imputazione complessivamente contestati agli indagati, 6 redditi di cittadinanza per i quali è stata richiesta la sospensione all’Autorità Giudiziaria, 900.000 record di traffico telefonico analizzato e un milione di euro la stima del volume degli illeciti affari stimato e introitato in meno di un anno (tra luglio 2018 e aprile 2019).

Questi i numeri della complessa ed articolata attività investigativa avviata sin dal mese di ottobre del 2018 dai carabinieri della Stazione di San Polo d’Enza che grazie anche ad attività tecniche intercettive ha permesso di ripercorrere l’attività delittuosa degli indagati dediti prevalentemente alla truffa ma anche ai furti ed al conseguente riciclaggio di danaro. La Procura di Reggio Emilia, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri, ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia una misura misure cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 16 indagati.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di furto, di utilizzo indebito di carte di pagamento, di truffa e di riciclaggio nonché per taluni concorso in furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, truffa aggravata e reati di falso. Delitti perpetrati sull’intero territorio nazionale avuto particolare riguardo a questa provincia relativamente alla commissione degli oltre 50 furti.

Alle prime ore di questa mattina tra il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna  i carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia con il supporto di quelli dei comandi Arma territorialmente competenti hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari in questione rintracciando nei comuni dove risiedono (province di Reggio Emilia, Bologna e Bolzano) i destinatari dei provvedimenti coercitivi aventi un’età compresa tra i 47 e i 24 anni ovvero i componenti di due distinti blocchi dei quali uno dedito alla perpetrazione dei furti e l’altro delle truffe.

Le indagini, effettuate dai militari della Stazione Carabinieri di San Polo d’Enza hanno avuto inizio il giorno 28 ottobre 2018, a seguito della commissione di un furto presso la canonica della parrocchia di San Polo d’Enza con successivo utilizzo indebito delle carte elettroniche asportate in detta occasione che venivano utilizzate per effettuare dei prelievi di denaro contante non autorizzati e delle ricariche in favore di carte PostePay successivamente risultate essere utilizzate esclusivamente per fini delittuosi.

Il lavoro complesso dei carabinieri – efficacemente coadiuvati dall’ufficio Antiriciclaggio di Poste Italiane e corroborato da attività tecnica anche di natura intercettiva, permetteva di ricostruire un quadro esaustivo delle attività criminali gestite dagli indagati che agivano in 2 batterie distinte, una attiva nella commissione di furti con successivo utilizzo indebito delle carte rubate ed un’altra esclusivamente alla commissione di truffe a mezzo di internet e, nello specifico, la famosa truffa della ricarica al contrario presso ATM, fenomeno di cui peraltro la nota trasmissione televisiva Striscia la Notizia aveva prodotto numerosissimi servizi per mettere in allerta gli ignari cittadini.

Gli obbiettivi dei furti erano in prevalenza anziani, soggetti scelti per la loro particolare vulnerabilità, spesso attesi dai ladri all’esterno di supermercati e centri commerciali dove venivano avvicinati, distratti (con la scusa di pretestuose informazioni, falsi danni ai veicoli) e derubati di borse o borselli lasciati incustoditi sui veicoli con conseguente immediato utilizzo indebito delle carte di pagamento delle vittime mediante prelievi in contanti e ricariche a favore di carte PostePay in uso al sodalizio.

L’attività delittuosa ben più complessa posta in essere dal gruppo dedito alle truffe avveniva secondo due modalità distinte:

  1. la prima mettendo online falsi annunci di vendita di prodotti o di affitto di case-vacanza, inducendo la vittima interessata all’affare a versare del denaro per pagare un acconto mediante ricarica a favore di una carta PostePay in uso al sodalizio, rendendosi in seguito irreperibili;
  2. la seconda contattando inserzionisti che avevano pubblicato online annunci di vendita, fingendosi interessati all’acquisto e inducendole telefonicamente e in maniera fraudolenta ad eseguire presso vari sportelli ATM operazioni di ricarica di carte PostePay in uso al sodalizio facendo loro credere di ricevere il pagamento della merce posta in vendita. Spesso a fronte delle proteste dell’ignara vittima che si avvedeva dell’addebito sul conto i malviventi facevano ripetere le operazioni raddoppiando così il danno economico se non anche triplicarlo, quadruplicarlo.

Proventi delittuosi quelli introitati dalla banda che venivano riciclati eseguendo successivamente, con le citate carte PostePay dove erano giunti i soldi, operazioni di prelievo e ricarica a favore di altre carte PostePay in uso al sodalizio nonché fittizi pagamenti tramite POS.

L’indagine, convenzionalmente denominata GHOST, ha permesso di disvelare e disarticolare un sodalizio criminale ben organizzato e strutturato che poteva contare sulla presenza di due figure chiave: quella del capo e organizzatore che decideva su quali carte PostePay fare pervenire i proventi delittuosi dei reati commessi dagli altri associati, che stava costantemente in contatto con gli autori dei singoli reati, comunicando loro i numeri delle carte su cui riversare i proventi delittuosi, coordinando sia l’attività degli associati che organizzando i gruppi di persone deputati alla commissione dei reati e quella di una donna sempre con ruoli veristici i seno al sodalizio che si occupava della pubblicazione degli annunci online comunicando agli altri associati i numeri delle carte PostePay da utilizzare per la commissione dei delitti di truffa.

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