Potenziamento degli organici attraverso un più largo impiego delle nuove tipologie contrattuali introdotte per il reclutamento del personale medico, con la possibilità di assumere gli specializzandi iscritti agli ultimi due anni di corso.

Maggiore ricorso alle prestazioni aggiuntive in regime di libera professione intramoenia su base volontaria, da parte dei professionisti regolarmente assunti per coprire turni notturni e festivi.

Impegno da parte delle Aziende di rivedere, attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali aziendali, il sistema degli incentivi economici e valorizzazione delle carriere per rendere più attrattivi gli incarichi di responsabilità all’interno delle strutture sanitarie pubbliche e contrastare la fuga di medici e infermieri dai posti di lavoro più disagiati.

E ancora, la sperimentazione di ambulatori a bassa criticità gestiti da medici di guardia con l’apporto di medici e specializzandi in medicina generale, per gestire al meglio da un punto di vista organizzativo i casi meno urgenti.

Questi i principali punti della proposta di nuovo accordo tra Regione e Organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria Cgil, Cisl, Uil, Anaoo, Cimo, Aroi, Anpo, Fesmed, Fvm, e Fassid-Sinafo, per il rafforzamento del personale e del servizio sanitario pubblico, in particolare dell’area Emergenza-Urgenza a partire dai Pronto soccorso. Proposta illustrata questa mattina dall’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, nel corso della seduta della Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali, la cui firma è attesa nei prossimi giorni.

L’ipotesi di intesa, frutto di un articolato confronto che ha recepito molte osservazioni e proposte avanzate dalle sigle sindacali, individua un ampio ventaglio di misure condivise da mettere in campo per fronteggiare una situazione aggravata nell’ultimo biennio a causa dell’emergenza Covid. Tra carichi di lavoro crescenti, programmazione nazionale della formazione medica specialistica non sufficiente a coprire i bisogni e aumentata pressione dei pazienti sulle strutture sanitarie.

 

Cosa prevede la proposta

Due gli ambiti di intervento delineati nella proposta di accordo, il cui costo a regime è stimato sui 10 milioni di euro all’anno: le linee di indirizzo con carattere di urgenza rivolte alle singole Ausl, che comunque dovranno confrontarsi con le organizzazioni sindacali aziendali per intercettare al meglio le esigenze delle singole realtà territoriali,  per dare maggiore impulso all’impiego degli strumenti contrattuali previsti dalla normativa vigente, con l’obiettivo di rinforzare gli organici; sarà ad esempio possibile reclutare gli specializzandi iscritti agli ultimi due anni di corso e i medici in pensione, in quest’ultimo caso fino al 30 giugno.

E d’altra parte misure organizzative con un orizzonte di breve e medio-lungo termine che la Regione si impegna direttamente a mettere in campo attraverso una verifica ed ottimizzazione della rete assistenziale dell’emergenza-urgenza: Pronto soccorso, 118 e altri specifici reparti.

Sul versante delle azioni in capo alle singole Ausl, la Regione si impegna ad avviare un confronto con gli Atenei emiliano-romagnoli per rendere possibile l’assunzione da parte delle Aziende sanitarie territoriali dei medici specializzandi, con contratti a tempo determinato e orario ridotto a 32 ore settimanali, già a partire dal terzo anno di iscrizione al corso di formazione specialistica.

L’assessorato regionale conferma, inoltre, il proprio sostegno alla proposta legislativa avanzata dalla Conferenza delle Regioni per l’attivazione di percorsi di reclutamento degli specializzandi iscritti al primo e secondo anno di corso per la copertura di incarichi nelle aree di emergenza-urgenza a bassa criticità, cioè che prendono in carico i pazienti meno gravi.

E ancora, le Ausl sono invitate a favorire un più ampio ricorso dei camici bianchi alle prestazioni di libera professione in regime intramoenia per colmare eventuali carenze di organico per i turni notturni e festivi e nelle sedi con le maggiori criticità sempre su base volontaria.

Nell’accordo le Aziende sanitarie sono invitate ad adottare un’adeguata politica di valorizzazione economica delle componenti accessorie dello stipendio (retribuzione di posizione e di risultato)  – che dovrà comunque prevedere sempre il confronto con le organizzazioni sindacali aziendali – per la dirigenza medica che opera nell’area dell’Emergenza Urgenza per trattenere i professionisti nelle strutture pubbliche, facendo leva anche sull’incremento delle indennità collegate alle condizioni di lavoro più gravose (pronta disponibilità e turni notturni).

Una parte della proposta di intesa riguarda poi le azioni che la Regione si impegna a portare avanti direttamente attraverso la messa a punto di un piano ad hoc. Tra le misure di carattere organizzativo indicate, l’avvio a breve della sperimentazione di ambulatori a bassa criticità nei Dea (Dipartimento emergenza accettazione) di 1^ e 2^ livello e nei Pronto soccorso con oltre 25mila accessi annuali. Ambulatori, per i quali saranno fatti bandi specifici, gestiti da medici di guardia, con l’apporto di professionisti di medicina generale, corsisti in medicina generale e specializzandi già a partire dal 1^ anno di formazione.

In prospettiva si punta poi a rivedere l’architettura e il funzionamento dell’intera rete assistenziale dell’Emergenza-Urgenza, sulla base di criteri orientati al numero di accessi, popolazione di riferimento e ruolo all’interno delle reti cliniche di alta specializzazione.

È inoltre in cantiere un massiccio programma di investimenti sulle nuove tecnologie dedicato all’area dell’Emergenza-Urgenza, oltre alla promozione di campagne informative ad hoc rivolte alla popolazione per sensibilizzare i cittadini sull’utilizzo appropriato del Pronto soccorso.

 

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