Ad oggi, sono presenti in Azienda 62 pazienti con riscontro di tampone positivo di cui: 56 ricoverati in degenza ordinaria (di questi, 39 sono al Policlinico, 17 a Baggiovara), 4 in terapia semintensiva (tutti al Policlinico) e 2 in terapia intensiva (1 al Policlinico, 1 a Baggiovara). Se confrontiamo il dato di oggi con quello di venerdì scorso, 18 marzo, notiamo una sostanziale stabilità (-1 rispetto a venerdì scorso in degenza ordinaria).

Un anno fa, 25 marzo 2021, i ricoverati erano 337 totali, dei quali 259 in ordinaria e 78 tra intensiva e semi intensiva. Prosegue quindi il netto calo dei ricoveri anche in rapporto con lo stesso periodo dello scorso anno.

Circa 56% dei pazienti è ricoverato per le conseguenze del Covid-19, mentre il restante 44% per altre patologie, con riscontro occasionale di tampone positivo. La percentuale è diversa in Terapia intensiva e semintensiva dove ad oggi l’83% dei pazienti positivi è ricoverato per complicanze cliniche da malattia COVID-19.

L’età media dei pazienti ricoverati per le conseguenze del Covid-19 è 67,5 anni, che scende a 48 per coloro che non hanno completato il ciclo vaccinale e sale a 79 per i vaccinati.

Il 38% dei pazienti ricoverati per le conseguenze del Covid-19 non è vaccinato. In terapia intensiva e semintensiva – sempre limitandoci ai pazienti ricoverati per le conseguenze Covid-19 – l’80% non è vaccinato.

 

Il commento del prof. Giovanni Guaraldi, Direttore Clinica Metabolica a UNIMORE e infettivologo dell’AOU di Modena

Aumento di contagi e di ricoveri: cause? Possibili scenari a breve e medio termine
I dati epidemiologici devono tenere conto di molteplici fattori, tra cui il cambiamento delle indicazioni a sottoporsi ai test (anche in soggetti asintomatici) e un maggior accesso ai test antigenici. Cambiano anche le caratteristiche biologiche delle varianti virali. Omicron è maggiormente contagiosa ma meno virulente. In Italia i ricoveri non sono in aumento.

C’è differenza dai pazienti che vedete ora rispetto a quelli dei mesi scorsi?
Le caratteristiche cliniche dei pazienti ricoverato sono molto diverse rispetto al passato. La maggior parte dei pazienti sono ricoverati per altre patologie e il COVID è una concausa. Nei pazienti vaccinati è infrequente la polmonite severa da COVID. Ricoveriamo anche molti pazienti che devono avere accesso a cure mediche e chirurgiche che hanno il CPOVID come morbosità e non come principale patologia. Riusciamo a non ricoverare tanti pazienti grazie all’accesso alle terapie antivirali e agli anticorpi monoclonali.

Rispetto alla quarta dose, che indicazioni ci sono per ora in letteratura?
Abbiamo short report che danno indicazione alla 4 dose in caso di immunodeficit (trapiantati, HIV, pazienti con terapie oncologiche). Ci si aspetta che in queste categorie fragili la perdita degli anticorpi protettivi sia più rapida rispetto alla popolazione generale.

Il 31.3 finisce lo stato di emergenza: cosa si sente di dire ai cittadini. 
Prudenza perché esistono tanti pazienti con vulnerabilità. Dobbiamo proteggere i pazienti vulnerabili e i pazienti non responder ai vaccini.

Cos’è il long covid, che percentuale di pazienti colpisce, cosa si può fare, non so se vi sono già comparazioni tra long covid in non vaccinati e in vaccinati.
Abbiamo valutato 1000 pazienti con long COVID – Post Acute COVID Syndrome. Per alcuni di loro i cluster sintomatologici, soprattutto muscolari e neurocognitivi rimangono a distanza di oltre due anni dall’infezione. Anche in questo caso la condizione clinica dei PACS è cambiata nelle varie ondate/varianti epidemiche. Indubbiamente la condizione di PACS è meno frequente nei soggetti che hanno avuto il COVID dopo avere eseguito la vaccinazione. L’AOU ha un percorso polispecialistico centrato sul paziente per la gestione dei pazienti con PACS.

 

 

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