Vicenda incredibile, quella avvenuta a Modena nel quartiere Madonnina e denunciata da Federconsumatori Modena APS.

“A dicembre, dopo diversi anni di attività, ha chiuso i battenti il Lavasecco di via Emilia Ovest 600. Sulle vetrine nessun avviso di chiusura, ma solo i biglietti di clienti, che chiedevano di essere contattati per recuperare i propri materiali – afferma l’Associazione – La chiusura non è stata preceduta da comunicazioni preventive, almeno rivolte ai clienti che hanno consegnato capi tra la fine di novembre ed i primi di dicembre. Tre di loro si sono rivolti a Federconsumatori, ma è probabile che siano molte di più le persone coinvolte.

Impossibile contattare l’azienda, che sulla propria pagina Facebook non menziona la chiusura, ribadendo i soliti orari di apertura. La titolare è stata rintracciata faticosamente sui social, tramite un blog gestito dalla stessa; alla richiesta di restituzione dei capi rispondeva che i capi erano stati dati in beneficenza, a causa del mancato ritiro il giorno prefissato. Ad una ulteriore cliente rispondeva che il due gennaio i capi rimasti in giacenza erano stati donati a Porta Aperta. Inutile per le clienti della lavanderia ogni tentativo di ritrovare i capi presso Porta Aperta, che ovviamente in questa vicenda è priva di ogni responsabilità.

Va precisato che il lavaggio dei capi dei clienti, trai quali un giaccone di importante valore economico, era stato pagato dalle clienti in forma anticipata. Un motivo in più, se ce ne fosse bisogno aggiunge Federconsumatori – per definire il comportamento della titolare del Lavasecco come del tutto illegittimo.

Non solo ha omesso ai clienti l’informazione sulla prossima chiusura, ma non ha rispettato né le norme di Legge né gli usi e le consuetudini definite dalla Camera di Commercio per le lavanderie e stirerie. In essi si prevede che il ritiro dei capi debba essere effettuato entro 30 giorni dal termine indicato per la riconsegna, ma che anche oltre questa data il ritiro è ovviamente possibile, ma può essere sottoposto ad una maggiorazione del 10% per ogni mese o frazione di mese trascorsi dalla scadenza del termine suddetto. Non solo, la lavanderia risponde della conservazione dei materiali fino a 180 giorni dalla data della riconsegna pattuita, decorsi i quali questa condizione non ricorre più. Quindi la Lavasecco, anche successivamente alla chiusura, era tenuta a conservare scrupolosamente i beni dei clienti, almeno per sei mesi.

Ora – conclude l’Associazione – le persone coinvolte, assistite da Federconsumatori, agiranno nei confronti della titolare per l’appropriazione indebita del vestiario non riconsegnato, oltre che per i danni subiti”.

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