Sicurezza sul lavoro legata all’emergenza Covid 19 e contratto aziendale, questi i temi sui quali la Flai Cgil ha deciso, insieme ai delegati sindacali, di aprire lo stato di agitazione allo stabilimento Inalca di Castelvetro di Modena che coinvolge quasi 1.000 lavoratori, dipendenti sia di Inalca che di Gescar, la società detenuta al 100% da Inalca e che svolge le lavorazioni in appalto per conto di Inalca stessa.

Da mesi i delegati e la Flai chiedono misure straordinarie per fronteggiare la pandemia, come l’adesione alla campagna della Regione Emilia Romagna sugli screening periodici nelle aziende mediante tamponi a tutti i dipendenti e la fornitura delle mascherine FFP2. Solo negli ultimi giorni le aziende si sono decise a fornire mascherine FFP2 ai dipendenti, ma solo dopo l’ennesimo aumento dei contagi all’interno dello stabilimento. Una misura adeguata ma tardiva, che se presa qualche mese fa poteva senza dubbio limitare il rischio di contagi e aumentare la sicurezza all’interno dello stabilimento. Tamponi sono stati fatti da Inalca e da Gescar, ma non per tutti e solo su singoli reparti o attività, cosa che non dà un quadro preciso della situazione della diffusione del virus all’interno dello stabilimento per poterla prevenire, ma rischia di essere inefficace in situazioni di focolai già evidenti. Vi sono inoltre situazioni di rischio dove le aziende non effettuano un monitoraggio e un controllo adeguato, come gli spazi comuni o i locali utilizzati nelle pause fuori dall’attività lavorativa, spogliatoi, sale fumatori, ecc…

A questo va aggiunto il fatto che le aziende hanno deciso – in modo completamente unilaterale – di diminuire il premio aziendale per chi è stato obbligato a casa in quarantena oppure per chi è stato messo in cassa integrazione a causa del Covid 19. Quindi tutti quei lavoratori che sono andati a lavorare nonostante tutto, con grande senso di responsabilità – e si sono ammalati oppure sono stati costretti a casa in cassa integrazione (e quindi a stipendio ridotto) – si sono anche visti diminuire il premio di produzione.

A questo scenario si aggiunga poi che Inalca e Gescar hanno comunicato alle Organizzazioni Sindacali di non voler rinnovare il contratto aziendale. Un contratto non più attuale, sia economicamente che dal punto di vista normativo, scaduto ormai da tre anni e fatto in un periodo in cui nessuno poteva immaginarsi una emergenza sanitaria di questa portata.

Inalca e Gescar, inoltre, va ricordato, sono rimaste tra le poche aziende del settore a non aver ancora firmato neanche il Contratto Nazionale, un altro oltraggio ai diritti dei lavoratori che hanno comunque garantito, in questo ultimo anno, con grande serietà e professionalità, la produzione aziendale. E questo lo dicono le aziende stesse, le quali ci hanno fornito dati di produzione che evidenziano forti miglioramenti sia di qualità delle lavorazioni che di produttività.

Una situazione non più tollerabile, che ha spinto i delegati e la FLAI CGIL ad aprire lo stato di agitazione e che, se non troverà risposte adeguate da parte aziendale nei prossimi giorni, porterà necessariamente ad azioni sindacali di mobilitazione.

 

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