La chiusura dello scalo per lavori programmati di manutenzione della pista di volo,
dall’11 al 21 settembre, unita ai provvedimenti nazionali che hanno limitato i voli da/per
molti Paesi esteri, anche dell’Unione Europea (prima Bulgaria e Romania, poi Croazia,
Grecia, Malta e Spagna, quindi parte della Francia), ha penalizzato i dati di traffico
dell’Aeroporto di Bologna che, dopo alcuni mesi di lieve ripresa post lockdown, a settembre
ha visto i passeggeri fermarsi a quota 149.230, con una flessione dell’83,3% sullo
stesso mese del 2019.

Un dato ben al di sotto dei quasi 900 mila passeggeri di settembre 2019, ma anche molto
inferiore ai circa 300 mila passeggeri dell’agosto di quest’anno. Se infatti si può stimare
che la chiusura dell’aeroporto per 10 giorni abbia eroso circa 80 mila passeggeri,
rimane evidente la frenata dei passeggeri, messi in difficoltà dai continui cambiamenti
della normativa nazionale anti-Covid e dall’introduzione dell’isolamento fiduciario al
rientro da molti Paesi esteri.

Sul tema, tra l’altro, l’Aeroporto di Bologna sostiene l’iniziativa di ACI Europe,
l’associazione degli aeroporti europei, che insieme ai rappresentanti delle compagnie
aeree e degli operatori del turismo nei giorni scorsi ha scritto una lettera alla presidente
della Commissione Europea Ursula Von der Leyen chiedendo che la Commissione
assuma un ruolo guida nella messa a punto e nell’attuazione di una normativa
unitaria e di un protocollo di test anti-Covid valido per tutta la UE, per evitare le
quarantene e per riaprire le frontiere all’interno dell’Unione. “Un protocollo di test
dell’UE – scrive ACI Europe – consentirebbe di annullare (o almeno ridurre
considerevolmente) gli obblighi di quarantena per i viaggiatori provenienti da zone
rosse/grigie, secondo i criteri comuni e la mappatura proposti dalla Commissione. Questo
protocollo è quindi determinante per ripristinare la libera circolazione delle persone, per
porre fine alle attuali discriminazioni e ripristinare l’essenziale funzionalità del mercato
unico”.

Tornando ai dati di traffico, i movimenti aerei mensili sono stati 1.800, pari ad un
decremento del 73,1% su settembre 2019. Nel dettaglio, i passeggeri su voli
internazionali sono stati 80.106 (in calo dell’88,8% su settembre 2019), mentre quelli su
voli nazionali sono stati 69.124 (-60,7%). Come nei mesi precedenti, dunque, la
pandemia ha colpito più duramente i voli internazionali, che storicamente rappresentano
circa il 75% dei passeggeri del Marconi, mentre i voli nazionali hanno “tenuto”
maggiormente. Un dato che viene confermato anche dalle destinazioni più richieste di
settembre, che hanno visto ai primi cinque posti quattro mete italiane (Palermo, Catania,
Cagliari e Roma Fiumicino) ed una sola straniera (Londra Heathrow).
Le merci trasportate per via aerea hanno registrato un decremento del 33,8% su
settembre 2019, per un totale di 1.968 tonnellate.
Nei primi nove mesi del 2020 il Marconi ha registrato 2.123.312 passeggeri (-70,4%),
con 21.615 movimenti (-61,0%) e 22.646 tonnellate di merce trasportata (-20,0%).

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