In merito alla vicenda della contraffazione sulla ceramica made in Italy per cui sono indagate tre persone del territorio, il sindaco di Fiorano Modenese, Francesco Tosi, ha voluto esprimere il suo commento.

“Ho appreso con forte indignazione dalla stampa locale la notizia relativa a ‘tre ceramicai indagati’ per falso made in Italy. Piastrelle importate da Taiwan recanti il marchio “Ceramics of Italy”. Non ci sono parole per indicare la gravità di un simile atto e, al tempo stesso, la meschinità di persone che vivono sul territorio e sono pronte a danneggiarlo con modalità così subdole e così vili. Per conseguire facili guadagni generati dalla illegalità, ci si fa beffa di tutto il lavoro compiuto sul nostro territorio con serietà, ingegno, ricerca, coraggio e decenni di investimento , lavoro che ha generato un distretto dalle caratteristiche uniche e studiato nel mondo. I responsabili di un gesto simile devono vergognarsi ed allontanarsi dal mondo economico locale; questi non sono imprenditori, bensì ladri privi di coscienza”.

Si tratta di una parte dell’operazione denominata “Richiamo Italiano” portata a termine in oltre un anno dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza della Spezia e dai funzionari del Reparto Antifrode dell’Ufficio delle Dogane presso il porto mercantile della Spezia, a contrasto della concorrenza sleale, attuata con il commercio di merce contraffatta o di prodotti riportanti marchi, i cui nomi e le cui effigi richiamano quelli di famose ed apprezzate case di produzione italiane in modo da sfruttarne indebitamente la notorietà ed il prestigio.

Tra le migliaia di articoli sequestrati, sono stati individuati anche alcuni containers contenenti piastrelle prodotte in Taiwan, destinate ad un magazzino di Reggio Emilia per conto di una società ubicata nel modenese. E’ stato accertato che sulle confezioni, oltre al marchio di proprietà della società italiana importatrice, era presente il marchio di qualità “Ceramics of Italy” di proprietà di Confindustria Ceramiche, la cui apposizione è permessa, dietro concessione, alle sole società accreditate che producono interamente in Italia (c.d. 100% made in Italy), spiega la Guardia di Finanza.

 

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