Insieme al Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums 2030), nella seduta di giovedì 16 luglio, il Consiglio comunale di Modena ha approvato anche quattro ordini del giorno collegati: due presentati da Sinistra per Modena insieme altri gruppi di maggioranza, relativi alla mobilità studentesca e a interventi urgenti sulla mobilità ciclabile per l’emergenza sanitaria da Covid-19, uno dal Movimento 5 stelle sempre sul tema degli interventi urgenti sulla rete ciclabile e uno da Pd, Sinistra per Modena e Modena civica su trasporto pubblico locale e linea Modena-Sassuolo. Respinto invece un ulteriore ordine del giorno del Movimento 5 stelle sulla realizzazione di una metrotranvia di superficie.

L’ordine del giorno della maggioranza che chiede alla Giunta di favorire una mobilità studentesca sostenibile anche in relazione all’emergenza sanitaria da Covid-19, illustrato dalla consigliera Camilla Scarpa (Sinistra per Modena), è stato approvato con il voto a favore della maggioranza, contrario di Lega Modena, FI, Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia e del consigliere Andrea Giordani del M5s, e con l’astensione del M5s. Il documento domanda, in particolare, di predisporre un piano per il trasporto scolastico in collaborazione con l’Agenzia della mobilità per la riapertura delle scuole a settembre, in modo da garantire gli spostamenti casa-scuola a tutti coloro che ne hanno l’esigenza evitando un sovraffollamento nei mezzi pubblici. La mozione invita, inoltre, a sostenere la ripartenza dei servizi “andiamo a scuola a piedi”, “pedibus” e “a scuola in bici”, a valutare la trasformazione in senso monodirezionale della rete ciclabile esistente e a provvedere alla manutenzione dei percorsi. Il documento chiede, poi, di implementare rastrelliere e depositi protetti per biciclette nei poli scolastici e universitari, di valutare il potenziamento del servizio “C’entro in bici” per gli studenti, di realizzare le cosiddette “zone quiete” attorno agli istituti così da consentire agli studenti di percorrere l’ultimo miglio in sicurezza grazie alla pedonalizzazione e all’istituzione di Ztl almeno temporanee.

L’ordine del giorno della maggioranza sugli interventi urgenti di mobilità ciclabile in relazione all’emergenza sanitaria da Covid-19 è stato illustrato da Federico Trianni (Sinistra per Modena) e approvato con il voto a favore anche del M5s e contrario di Lega Modena, Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia e FI. In particolare, la mozione chiede di realizzare entro ottobre gli interventi individuati dal Piano per la mobilità di emergenza, di prevedere dove possibile l’utilizzo della corsia dell’autobus per i ciclisti, di pianificare la creazione di ‘case avanzate’ nelle aree semaforiche, di “individuare tramite studio apposito le zone in cui poter fare agevolmente e in breve tempo delle piste ciclabili monodirezionali, vista la presenza accertata preventivamente di piste bidirezionali su entrambi i lati, come ad esempio in viale Vittorio Veneto, Viale Corassori e Viale Leonardo da Vinci”, e di individuare i punti in cui rendere prioritari gli attraversamenti per pedoni, cicli e monocicli e ridurre il tempo di attesa dei semafori con attraversamenti ‘a chiamata’.

L’ordine del giorno sugli interventi urgenti sulla rete ciclabile del M5s, illustrato dal capogruppo Giovanni Silingardi ed emendato su sua proposta, è stato approvato anche con il voto a favore di maggioranza, Lega Modena e FI, mentre ha votato contro Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia. Il documento chiede la realizzazione immediata di quanto previsto nella delibera di Giunta sul Piano della mobilità d’emergenza e di valutare la fattibilità, attraverso i criteri della rete di mobilità d’emergenza, di una corsia ciclabile su sede stradale in viale Amendola, via Don Minzoni, via Gobetti (sino alla intersezione con via Vignolese), via Fratelli Rosselli, via Fanti e via delle Suore. La mozione invita, inoltre, alla predisposizione di nuove zone 30 nelle aree a più alta densità abitativa, ad introdurre nel centro storico il “senso unico eccetto bici”, previo verifica di fattibilità, e a consentire l’utilizzo delle corsie preferenziali per la mobilità sostenibile.

L’odg di Pd, Sinistra per Modena e Modena civica è stato illustrato da Diego Lenzini (Pd) e approvato con il voto a favore della maggioranza, contrario di Lega Modena e FI e con l’astensione di M5s e Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia. Il documento chiede di dare massima priorità all’elaborazione di un piano strategico sul trasporto pubblico locale, basato sulla gerarchizzazione delle linee e sull’ampliamento, dove necessario, della copertura oraria anche alle ore serali, e di uno studio sulla Modena-Sassuolo per definirne il ruolo all’interno della rete cittadina e provinciale, portando avanti anche approfondimenti sull’eventuale prolungamento della stessa linea fino a Carpi o sul proseguimento sulla Diagonale fino alla fiera a partire dagli indirizzi approvati in un ordine del giorno già approvato dal Consiglio. La mozione invita inoltre a richiedere alla Regione una più equa ridistribuzione delle risorse pubbliche per poter sviluppare anche a Modena un Tpl competitivo e a ridefinire il timing di realizzazione o modifica delle nuove direttrici e delle zone 30 della città alla luce del Piano della mobilità d’emergenza. Il documento propone di sviluppare, parallelamente alle pedonalizzazioni del centro, soluzioni alternative ai parcheggi in strada per dare risposta alle esigenze dei residenti e di realizzare all’interno della Ztl e nelle zone limitrofe parcheggi per moto e motorini. L’ordine del giorno chiede, infine, che venga portato in Consiglio, con cadenza periodica, lo stato di avanzamento di quanto previsto dal Pums.

L’ordine del giorno del M5s respinto, presentato da Giovanni Silingardi, ha ottenuto il voto a favore anche di Lega Modena, Fi e Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia. Il documento chiedeva di rilanciare il trasporto pubblico locale anche attraverso la realizzazione di una metrotranvia di superficie e sollecitava l’Amministrazione a preparare un progetto, eventualmente preceduto da uno studio di fattibilità, per una rete metrotranviaria di superficie con tratti interrati dove necessario. Nella redazione del progetto,  candidabile ai finanziamenti dell’annunciato recovery plan, la mozione invitava a tener conto di alcune linee guida: la realizzazione in tempi rapidi di parcheggi scambiatori nei punti critici di ingresso e di uscita dalla città (Nonantolana, Canaletto, via Emilia est); il collegamento tra la stazione ferroviaria e l’hub intermodale presso l’ex scalo merci sia con la Nonantolana sia con via Giardini passando, in questo caso, dal centro storico e dai viali del parco; il numero elevato di fermate e la frequenza di 4/5 minuti tra una corsa e l’altra.

 

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Numerosi gli interventi dei consiglieri nella discussione che ha portato all’approvazione del Piano urbano per la mobilità sostenibile, Pums 2030, illustrato all’assemblea dall’assessora all’Ambiente e Mobilità sostenibile Alessandra Filippi e approvato con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena civica, Verdi). Contrari tutti i gruppi di opposizione (M5s, Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia).

Intervenendo per il Pd, Diego Lenzini ha affermato che il Pums segna una “fortissima discontinuità con le scelte di mobilità del passato che avevano al centro l’auto, stravolgendo la prospettiva e spostando le auto su percorsi esterni mentre il resto della città rallenta”. Essenziale, ha detto il consigliere, “sarà convincere le persone che la mobilità alternativa, a piedi o in bici, per molti spostamenti è più competitiva rispetto all’auto”. Lenzini, quindi, ha osservato che a Modena “per molti anni le piste ciclabili sono state disegnate per muoversi in bici, non per spostarsi: quella dello spostamento è invece la logica del Pums, che ha dei difetti ma sicuramente non manca di coraggio”. Lucia Connola ha sottolineato che l’80 per cento delle circa trecento osservazioni sul Pums è stato accolto: “A dimostrazione che il percorso che ha portato alla discussione in Consiglio è stato realmente partecipato da tutta la cittadinanza”. La pandemia, ha aggiunto, “ha imposto con urgenza la sfida per una mobilità più sostenibile” e il Pums è caratterizzato da una flessibilità che gli permetterà adattamenti in corso d’opera, “proseguendo il cammino di ascolto e partecipazione della città”. Il cambiamento culturale che deve essere innescato dal Pums è stato al centro dell’intervento di Ilaria Franchini: “Il Covid ha diffuso nelle persone la percezione di quanto sia necessario un altro modo di muoversi. Dobbiamo essere coraggiosi e dare prospettive di lungo periodo anche perché la mobilità sostenibile migliora non solo la sostenibilità ambientale ma anche la qualità della vita, la società e la socialità tra le persone. E il Pums accelera un processo culturale verso quello che potremmo chiamare un green deal che coinvolge tutti noi”. Per Antonio Carpentieri il Pums raccoglie “concretamente” le sfide per un cambiamento della mobilità, “perché propone tempistiche di realizzazione e prevede studi di fattibilità, in parte già avviati, necessari per progettare un miglioramento effettivo del trasporto pubblico”. Il capogruppo Pd, quindi, ha motivato il no all’ordine del giorno per la metrotranvia in quanto “richiede uno sforzo economico non sostenibile sia per la realizzazione che per il mantenimento, senza contare che potrebbero esserci soluzioni nuove da valutare”.

Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia), che ha basato il suo intervento sull’analisi delle osservazioni presentate dai cittadini e sulle controdeduzioni, ha affermato che il Pums sostiene di mettere al centro le persone: “È un cambiamento importante che però, nei fatti, non riesce a fare”. Le controdeduzioni non “prospettano soluzioni ai problemi sollevati nelle osservazioni come la sicurezza della viabilità e un tpl che sia veramente alternativo all’auto”. Auto che, ha detto ancora, è l’unico mezzo che limita davvero i contagi e “visto che siamo stati fermi per anni, non acceleriamo proprio adesso il passaggio ad altri mezzi”. Il Pums – ha concluso – per ora sembra un libro dei sogni e abbiamo motivi per pensare che tutto rimarrà come prima, senza dare risposte ai cittadini”.

Per Forza Italia, Piergiulio Giacobazzi ha affermato che il Pums 2030 “sconta un vizio politico di fondo: promettere le stesse cose già annunciate e non realizzate negli ultimi dieci anni. Un vizio che consegue a una mancanza di visione della politica e all’assenza della volontà di riflettere sulle cause del fallimento dei piani precedenti”. Per il consigliere, la mobilità sostenibile a Modena “è rimasta sulla carta, come dimostrano il traffico, un tpl obsoleto e male organizzato, piste ciclabili aumentate solo per numero di chilometri ma a macchia di leopardo e senza tenere conto delle esigenze, un contratto con Modena parcheggi che ha ingessato la città”. E nel Pums, ha concluso, “non ci sono proposte degne di nota e innovative per la città”.

“Deludente” è il giudizio sul Pums di Enrica Manenti (Movimento 5 stelle): “Un Piano che, nelle sue stesse linee guida, ha creato molte aspettative alle quali poi non ha dato seguito”. Per la consigliera, non è sufficiente puntare su ciclabilità e pedonalità, “ci sarebbero volute scelte di indirizzo forti e decisive anche su temi, come il tpl, condizionati da decisioni sovraordinate”. Mancano scelte innovative e coraggiose ed è troppo “sbilanciato in avanti”, infine, anche il cronoprogramma: “Sono tempi lunghi che non ci possiamo più permettere”. Dopo aver evidenziato la volontà del gruppo di collaborare al Pums, con la presentazione di numerose osservazioni in gran parte accolte, Giovanni Silingardi ha commentato che, se anche ci sono aspetti positivi, “si sarebbe potuto fare molto meglio”, specialmente su alcuni macro temi: “Manca un’analisi dei bisogni di genere; si cita l’integrazione con il Pair i cui obiettivi per il 2020 sono ancora da raggiungere; manca una visione con un’idea alta e rivoluzionaria, come sarebbe la metrotranvia; il tpl viene giudicato importantissimo ma, di fatto, è relegato in poche pagine e, anche qui, mancano un’idea forte e un piano ambizioso”. Intervenuto brevemente sugli ordini del giorno, Andrea Giordani ha apprezzato “le scadenze temporali precise” contenute in quello di Sinistra per Modena sulla mobilità ciclabile, mentre gli altri due, sempre di maggioranza, a sostegno del Pums “non aggiungono nulla di nuovo”.

Per Katia Parisi (Modena civica) il Pums “pianifica un orizzonte ampio di lavoro che speriamo possa determinare una fondamentale inversione di tendenza sulle abitudini di mobilità anche per migliorare la qualità dell’aria”. Dopo aver ricordato il dato “confortante” dei molti chilometri di piste ciclabili e degli investimenti per aumentarli, la consigliera ha affermato che è necessario allargare la platea dei fruitori dei mezzi pubblici trovando il modo di attrarre finanziamenti, “a livello nazionale ancora vergognosamente scarsi rispetto all’auto”, per il suo sviluppo ed efficientamento.

Per Lega Modena, Giovanni Bertoldi, dando atto del grande lavoro di studio svolto, ha comunque espresso “perplessità” per un Pums che contiene “molti slogan ma pochi atti concreti per migliorare la vivibilità di Modena”. Si punta molto, ha detto, sulla mobilità ciclabile che, però, “non può riguardare tutti e subisce la variabilità del meteo”, e sulla pedonalizzazione (che non si comprende “su quale filosofia si basi”). Inoltre, sembra che l’amministrazione “nutra un’avversione per l’auto, anche quando non è inquinante, senza tener conto che in molti casi è una necessità e che, con il Covid, bisogna privilegiare la mobilità individuale”. Per Stefano Prampolini, Modena è una città piccola, dove “a piedi e in bici ci si muove più velocemente che con il tpl, nei confronti del quale l’amministrazione dimostra una sorta di accanimento terapeutico. In una città produttiva come la nostra – ha proseguito – ci si muove tantissimo e rapidamente e la struttura economica predilige il trasporto privato, che significa anche bici. Meglio, quindi, spendere energie e soldi su piste ciclabili sicure e separate dai mezzi a motore, senza riempire per forza gli autobus”.

Concentrandosi sul trasporto pubblico, “importante per la mobilità sostenibile”, Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha proposto l’estensione degli orari (“anche di sera, soprattutto a vantaggio degli studenti”), l’incremento dei parcheggi scambiatori e, dove possibile, “la condivisione con i ciclisti delle corsie preferenziali”. Auspicando che sia possibile affrontare rapidamente il tema del nuovo bando di gestione del tpl, il consigliere ha sostenuto che interventi di efficientamento, come la definizione delle direttrici principali, sono possibili anche nel breve termine e con costi accessibili. “I cittadini sembrano pronti a una svolta verso la mobilità sostenibile”, ha detto Federico Trianni ricordando che l’ordine del giorno sulla mobilità ciclabile invita l’amministrazione ad agire negli ambiti dove chi va in bici avverte le maggiori mancanze come la sicurezza e i servizi, chiedendo anche periodici resoconti in Consiglio, in modo da tenere monitorati gli sviluppi. In dichiarazione di voto, Camilla Scarpa ha ribadito che l’approvazione del Pums è la conclusione di un percorso importante che ha visto la partecipazione di tutta la città ma “la sfida per rendere Modena più sostenibile comincia ora e richiederà scelte coraggiose per ripensare non solo il modo di spostarci ma anche di vivere la città”.

Per attuare la “smart mobility” prevista dal Pums, secondo Paola Aime (Verdi), “il primo ostacolo da superare è un cambio di mentalità da parte dei cittadini”. Per la consigliera, sono tre i nodi da affrontare per “cambiare la città già nel corso di questa legislatura: la ferrovia Modena-Sassuolo, asse strategico insieme al prolungamento a Cittanova; una mobilità ciclabile per la quale non servono opere di grande impatto ma la volontà politica di riequilibrare gli spazi riducendo quelli per le auto; un piano della sosta che è essenziale per attuare le strategie del Pums. Oggi però – ha detto la consigliera – noi non siamo padroni della sosta a raso, chiave indispensabile per governare il cambiamento, e quindi chiediamo di avviare un percorso per il riscatto e l’acquisizione a patrimonio pubblico del Novi Park, opera che abbiamo sempre ritenuto un errore”.

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