Il 26 giugno è la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1987.

Su questo tema, a disposizione dei cittadini con dipendenze, l’Azienda USL di Modena offre una rete capillare di servizi territoriali (SerDp), ubicati in ognuno dei sette distretti provinciali: “I servizi sono tutti ad accesso gratuito e offrono un aiuto sia al singolo che alla famiglia – afferma Massimo Bigarelli, direttore del programma Dipendenze Patologiche dell’Ausl. “Oltre alla cura sanitaria, psicologica e alla presa in carico sociale – prosegue – l’Azienda persegue una forte politica di integrazione, collaborando con comunità terapeutiche e associazioni quali CEIS, L’angolo, Papa Giovanni XXIII e con il centro diurno Colombarone di Magreta-Formigine”.

Nella nostra provincia sono 1450 i cittadini assistiti dall’Ausl per abuso o dipendenza da sostanze stupefacenti: le casistiche più diffuse riguardano eroina, cocaina e cannabis.

Fra le molteplici iniziative di prevenzione vi sono quelle rivolte alla scuola e alla realtà di strada: il Servizio Dipendenze Patologiche di Modena, ad esempio, offre sia una Unità di Strada, che un Centro Diurno a bassa soglia (Sulla Frontiera), dove le persone con tossicodipendenza attiva trovano accoglienza, informazioni, cure, test medici e terapie per migliorare le proprie condizioni di vita e contenere i danni prodotti dall’uso di sostanze.

“Lavorare nell’ambito delle Dipendenze Patologiche significa creare contatti con consumatori attivi di sostanze (che spesso sono in condizioni di marginalità estrema) anche nei luoghi del consumo ed agevolare la presa in cura dei Servizi specialistici socio-sanitari”, spiega Chiara Gabrielli, coordinatrice delle Unità di Strada. Questi sono gestiti dall’Azienda USL di Modena con CEIS e Cooperativa Caleidos e sono aperti 365 giorni all’anno: Sulla Frontiera nel 2019 ha accolto mediamente 13 persone tossico-alcol dipendenti al giorno, mentre l’Unità di Strada ha avuto una media di contatti giornalieri di 14 persone.

L’emergenza coronavirus ha ovviamente impattato anche sui servizi, come conferma Gabrielli, che si sono modificati per continuare l’assistenza in condizioni di massima sicurezza: “Con il COVID-19 è stato necessario riorganizzare questo tipo di attività per garantire la sicurezza sanitaria di tutte le persone coinvolte, compresi gli operatori, fuori da spazi chiusi che potessero essere a rischio di contagio. I servizi di bassa soglia sono stati così riconvertiti in Unità di Strada aperte 11 ore al giorno, attraverso le quali è stato assicurato alla popolazione di riferimento il triage dei sintomi da coronavirus ed un counselling sulle misure di protezione, oltre alle consuete attività di supporto”.

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