Nella fase di emergenza sanitaria che l’Italia sta vivendo, così come in tutto il resto del mondo, l’imperativo categorico per tutti i cittadini e le cittadine è quello di restare a casa. Questa costrizione, però, può trasformarsi in un vero e proprio incubo per le donne vittime di violenza di genere.

Il dipartimento politiche di genere della Cgil Modena ritiene quindi di grande rilevanza la decisione assunta dal procuratore di Trento, Sandro Raimondi, che ha stabilito come, in caso di violenza domestica, non saranno più le donne e i bambini a dovere lasciare la propria abitazione, ma verranno trasferiti i maltrattanti. Una misura che ha un duplice obiettivo: da un lato, si prefissa di non esporre i più deboli al rischio Covid-19 e dall’altro non aggiunge la violenza di una misura che allontanerebbe la vittima da casa, in una fase dove la quotidianità delle persone è attraversata da incertezze e paura.

“Per queste ragioni – afferma Manuela Gozzi, segretaria generale e responsabile del dipartimento politiche di genere della Cgil Modena  – chiediamo che tale misura venga presa ad esempio ed estesa anche al nostro territorio: il timore di dover lasciare la propria casa, soprattutto in un momento come questo, non può diventare un freno alla denuncia delle violenze subite, che purtroppo non possono che aumentare vista la condizione forzata di convivenza”.

Si ricorda a tutte le donne di denunciare eventuali condizioni di violenza e soprusi tra le mura di casa, utilizzando il numero nazionale 1522 predisposto appositamente per queste casistiche. Sul territorio di Modena, poi, anche l’Associazione Casa delle donne contro la violenza sta continuando a garantire un servizio di supporto telefonico e di gestione di eventuali emergenze.

“Invitiamo le istituzioni del nostro territorio – conclude Manuela Gozzi  – ad attivarsi affinché si possano eliminare, soprattutto in una fase emergenziale come quella che stiamo vivendo, tutti gli ostacoli e gli impedimenti che al momento possono frenare le donne vittime di violenza dal denunciare la loro condizione. Non permettiamo che le persone più in difficoltà si possano sentire, proprio ora, lasciate sole”.

 

 

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