Il Centro Culturale della Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5 – 059.421240) presenta la seconda parte del ciclo di conferenze dedicate al tema Globalizzazioni. Forme e immagini dell’universalismo. Il programma – che gode del contributo di BPER Banca – ha inizio il 14 febbraio e termina il 3 aprile; la partecipazione è libera e gratuita. Gli appuntamenti si tengono di venerdì alle ore 17.30 e sono riservati allo studio di alcune tra le più rilevanti trasformazioni in atto nel mondo contemporaneo, privilegiando come di consueto un’ottica multidisciplinare.

Nella prima parte del ciclo di lezioni, che si svolto nello scorso autunno, sono state individuate alcune fasi della storia antica, medievale e moderna durante le quali si è sviluppata la mobilità umana e sono state stabilite relazioni di scambio tra i diversi popoli. Nel ciclo ora in corso, invece, l’attenzione sarà dedicata al volto che la globalizzazione ha assunto in epoca contemporanea, grazie a un percorso che si propone di intrecciare lo studio degli aspetti economici con l’analisi delle relazioni geopolitiche, la storia delle idee con le ricerche sociologiche. I relatori Andrea Giuntini, Maria Laura Lanzillo, Luca Raineri, Alfonso M. Iacono e Franco Fabbri affrontano infatti diversi aspetti dell’attuale globalizzazione, restando ancorati alla sua dimensione problematica e in continuo mutamento.

Oggi viviamo in società in cui si intensificano i legami di interdipendenza fra i territori e le popolazioni che li abitano, con l’avvento di tecnologie informatiche e digitali che lasciano intendere la possibilità di ridurre le distanze a livello mondiale e di permettere la libera circolazione di idee e di persone, spiega Giuliano Albarani, presidente della Fondazione Collegio San Carlo. L’aspirazione a realizzare connessioni planetarie si scontra però con i limiti reali imposti da politiche economiche protezionistiche che determinano un serrarsi dei confini nazionali. La finanza, spesso per fini certo non altruistici, è l’unica che riesce a travalicare questi confini.

Tra gli studiosi non esiste accordo su una definizione del termine “globalizzazione”, afferma Carlo Altini, direttore scientifico della Fondazione San Carlo. In tempi recenti si è poi rafforzata una corrente “scettica”, che tende a vedere nella globalizzazione soprattutto un dispositivo ideologico. Tenendo conto di queste difficoltà, una delle poche strade percorribili per comprendere la globalizzazione resta ancorata alla descrizione del modo in cui questo processo si dispiega. E in questa descrizione si possono notare tutte le contraddizioni tra le affermazioni sull’abbattimento dei confini e la realtà della costruzione di muri sempre più invalicabili, siano essi fisici o simbolici.
La prima conferenza del ciclo, che ha come titolo L’economia nello spazio globale. Infrastrutture, mobilità e reti di scambio internazionali, si tiene venerdì 14 febbraio a cura di Andrea Giuntini, professore di Storia economica all’Università di Modena e Reggio Emilia. Le conferenze proseguono con l’intervento Cosmopolitismo.

Dall’età moderna all’età contemporanea, che sarà tenuto venerdì 21 febbraio da Maria Laura Lanzillo, professoressa di Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna. Venerdì 6 marzo avrà luogo l’incontro su Migrazioni. Movimenti di individui e popolazioni in una prospettiva geopolitica a cura di Luca Raineri, ricercatore di Scienza politica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Ideologie della globalizzazione. Connessioni virtuali e isolamento sociale è il titolo della lezione che Alfonso M. Iacono, professore di Storia della filosofia all’Università di Pisa, terrà il 20 marzo. A cura di Franco Fabbri, professore di Economia dei beni musicali all’Università di Milano, è la conferenza di venerdì 3 aprile, dal titolo Le industrie della musica. Dal Novecento all’età globale.

Tutte le conferenze del ciclo saranno trasmesse in diretta web sul sito della Fondazione San Carlo (www.fondazionesancarlo.it) e successivamente le registrazioni potranno essere gratuitamente consultate sempre sul sito della Fondazione.

Per informazioni tel. 059.421240 – cc@fondazionesancarlo.it

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Opere in primo piano: Francesco Radino ‘Una faccia una razza’

14 febbraio – 3 aprile 2020 Fondazione Collegio San Carlo – Via San Carlo 5, Modena

Con Opere in primo piano Fondazione Modena Arti Visive porta l’arte nei luoghi della cultura di Modena. Le opere dialogano con i temi, le proposte e i programmi delle altre istituzioni culturali e incontrano il pubblico svelando connessioni, suggerendo riflessioni, stimolando idee e suggestioni nuove. Dopo il debutto al Teatro Storchi, lo scorso autunno, il secondo appuntamento con Opere in primo piano avviene in occasione del ciclo di conferenze “Globalizzazioni. Forme e immagini dell’universalismo” proposto dalla Fondazione San Carlo. Negli spazi della Fondazione sarà dunque esposto al pubblico il polittico di Francesco Radino Una faccia una razza, commissionato nel 2016 da Fondazione Modena Arti Visive (all’epoca Fondazione Fotografia).

L’opera pone, uno a fianco all’altro, ritratti di profughi e volontari provenienti da diverse nazioni e di abitanti dell’isola di Lesbo, dove si trovano contemporaneamente a convivere, oltre a icone della tradizione ortodossa e mosaici che riportano alle comuni radici storiche risalenti all’antichità. Il motto “una faccia, una razza”, che i greci usano frequentemente quando accolgono i turisti italiani, viene allargato a tutte le icone di questo esodo che è un’emergenza contemporanea, ma che in realtà è sempre stato alla base della civiltà mediterranea fondatasi sullo scambio di persone, culture e merci. In un periodo storico che vede le frontiere aperte per le merci ma chiuse per le persone, Radino invita con la sua opera a riflettere sull’origine di queste barriere culturali e politiche.

Questo percorso artistico si integra con la proposta di conferenze dedicate a «Globalizzazioni. Forme e immagini dell’universalismo», con la quale – anche attraverso le attività culturali e formative del Laboratorio2026, un progetto condiviso di riflessione sulla propria storia e sul proprio futuro – la Fondazione San Carlo intende mostrare, contro una visione riduzionistica spesso prevalente nelle discussioni pubbliche, che la globalizzazione non può considerarsi un fenomeno esclusivamente contemporaneo, caratterizzato in modo unilaterale dalla dimensione economica o tecnologica. Al contrario, si vuole rilevare come essa si identifichi con un insieme di processi le cui origini possono essere rintracciate nel tempo profondo e che nel corso della storia hanno assunto fisionomie differenti, investendo il piano sociale, culturale, politico, scientifico e religioso, determinando significative trasformazioni tanto materiali quanto concettuali e simboliche. Esplorazioni geografiche, rapporti commerciali, conquiste militari, imprese espansionistiche, scambi culturali hanno infatti da sempre contraddistinto la storia dell’umanità, generando incontri e scontri tra culture diverse, che hanno costruito i loro immaginari tramite la conoscenza delle reciproche differenze, nel tentativo di rispondere alla domanda “chi è l’altro?” – e quindi “chi sono io?”.

“Opere in Primo Piano è un’iniziativa attraverso la quale Fondazione Modena Arti Visive non vuole solo valorizzare il patrimonio che gestisce, ma vuole renderlo vivo, mettendolo in relazione con quello che accade in città.”, sottolinea il direttore di FMAV, Daniele Pittèri. “E’ un modo per “restituire” ai cittadini, in una forma dialettica e dialogica, le opere del patrimonio, che escono dai depositi e che vanno nei luoghi della cultura, nei luoghi dove si produce pensiero, dove si dibatte, dove, attraverso altre forme artistiche come ad esempio il teatro, si stimola il pubblico anche a riflettere. Abbiamo iniziato in autunno collaborando con ERT e scegliendo alcune opere che si collegassero tematicamente e suggestivamente alla programmazione del Teatro Storchi, in particolare ai testi di Elias Canetti. Adesso arriviamo alla Fondazione San Carlo, collegandoci a un tema importante e complesso come Globalizzazioni, scegliendo il dittico di Francesco Radino che a nostro avviso riesce a sintetizzare molte delle sfaccettature che il tema contiene e che il ciclo di conferenze affronta. Ma stiamo lavorando anche per far sì che le opere possano prossimamente entrare anche in luoghi non abitualmente avvezzi alla cultura, come ad esempio le imprese o le sedi delle associazioni di categoria. Un modo per rendere l’arte quotidiana e per ricordare alla comunità lo straordinario patrimonio che le appartiene e di cui noi siamo custodi”.

“Nel corso della sua storia, l’umanità ha attraversato numerose forme di globalizzazione: quella attuale non è dunque la prima, ma ha caratteristiche specifiche”, afferma il direttore scientifico di FSC, Carlo Altini. “La globalizzazione implica oggi l’intensificazione di legami di interdipendenza tra territori e popoli: l’evoluzione delle reti infrastrutturali e la diffusione delle tecnologie informatiche e digitali hanno contribuito a ridurre le distanze tra le parti del globo, favorendo la circolazione di merci, prodotti e informazioni a un’intensità e a una velocità fino a qualche decennio fa impensabili. Tuttavia, tale aspirazione alla costruzione di connessioni planetarie si scontra con limiti reali, come risulta dall’estesa reintroduzione di politiche economiche protezionistiche; o dall’esistenza di ampie zone geografiche ancora marginali, che vengono utilizzate soltanto per lo sfruttamento delle loro risorse naturali o per la delocalizzazione delle attività produttive; oppure, ancora, dalla difficile gestione dei flussi migratori, che ostacola, quando non impedisce, la mobilità degli individui; infine, dalla presenza di meccanismi di controllo e manipolazione di dati e notizie, specie in campo informatico. Se siamo consapevoli della realtà di questi problemi, possiamo vedere che l’opera di Francesco Radino ci offre uno sguardo intenso e intelligente sui limiti del nostro modo di vedere, spesso in modo ideologico, l’attuale globalizzazione”.

Francesco Radino | 1947, Bagno a Ripoli (Firenze)

Nato in una famiglia di pittori, nel 1970, dopo gli studi di sociologia, diventa fotografo professionista e sceglie di operare in vari ambiti, dalla fotografia industriale al design, dall’architettura al paesaggio. A partire dagli anni Ottanta partecipa a numerosi progetti di carattere pubblico di ricerca sul territorio, fra i quali le campagne fotografiche Archivio dello spazio all’interno del Progetto Beni Architettonici e Ambientali della Provincia di Milano, il progetto Osserva.Te.R promosso dalla Regione Lombardia, il progetto European Eyes on Japan organizzato da Eu Jap Fest, Atlante italiano 2003 per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Tramsformazione per il Museo di Fotografia Contemporanea di Villa Ghirlanda, La civiltà dell’acqua in Lombardia per Urbim e Regione Lombardia e Le cattedrali dell’energia per Fondazione AEM. Da sempre intreccia lavoro professionale e ricerca artistica ed è oggi considerato uno degli autori più influenti nel panorama della fotografia contemporanea in Italia. Coinvolto negli sviluppi della fotografia di ricerca sul paesaggio contemporaneo, ha negli anni elaborato un modo libero di esplorare la realtà che oggi va oltre il genere del paesaggio aprendosi a ogni suo aspetto: dalla natura ai territori urbanizzati, dalla figura umana agli oggetti, dagli animali ai manufatti della storia dell’uomo. Ha esposto il suo lavoro in gallerie e musei italiani, europei, giapponesi e statunitensi e le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private internazionali.

14 febbraio 3 aprile 2020

Lunedì – venerdì, ore 15.00 19.00

Ingresso libero

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