I genitori di Cinzia Fusi, la commessa di 34 anni di Copparo (Fe) uccisa dal suo compagno e datore di lavoro. Le figlie minorenni di Atika Gharib, la 41enne marocchina morta carbonizzata all’interno di un casolare a Castel d’Argile (Bo), nell’incendio appiccato dall’ex convivente. Poi i famigliari di Elisa Pomarelli, la giovane assicuratrice piacentina strangolata dall’amico che si era invaghito di lei, non corrisposto; i figli di Damia El Assali, la 45enne ammazzata dal marito a Borgonovo (Pc) e, da ultimo, i famigliari di Leonardo Politi, ucciso dalla compagna e socia d’affari a Lido Adriano, sul litorale ravennate.

Sono 5 storie di cronaca nera di cui giornali e televisioni si sono occupati a lungo nei mesi scorsi e che figurano tra le ultime 12 richieste accolte dalla Fondazione regionale vittime dei reati, l’ente nato nel 2004 su iniziativa della Regione Emilia-Romagna, delle Province e dei Comuni capoluogo per offrire un aiuto concreto e immediato alle persone e alle famiglie vittime di gravi reati.

“Schierarsi al fianco delle vittime è un dovere civico per le istituzioni- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- e proprio per questo abbiamo voluto la Fondazione, organismo unico nel suo genere in Italia, che da 15 anni offre sostegno e aiuto alle persone che hanno subito reati gravi e alle loro famiglie. È questo per noi un segnale di vicinanza e un modo concreto di aiutare le persone a rialzarsi in piedi e a riprendere in mano la loro vita. Vogliamo testimoniare così una solidarietà effettiva dell’intera comunità regionale, perché nessuna vittima deve mai, in nessun caso, sentirsi sola o, peggio ancora, isolata nell’affrontare tragedie così grandi. Un impegno che negli anni abbiamo voluto intensificare anche aumentando il sostegno economico della Regione che, per il 2020, conferma lo stanziamento di 150 mila euro per sostenere l’attività della Fondazione”.

 

Il bilancio dei primi 11 mesi del 2019

Il bilancio dei primi undici mesi di attività nel 2019 della Fondazione regionale, presieduta dallo scrittore Carlo Lucarelli, è stato fatto in occasione della recente assemblea annuale dei soci. Sono state 29, al 30 novembre scorso, le istanze di aiuto presentate dai sindaci dei Comuni di residenza delle vittime dei reati e accolte dalla Fondazione. Sessantasette le persone prese in carico, di cui 30 donne, 6 uomini e 31 minorenni, per un ammontare complessivo di contributi erogati superiore a 190 mila euro. Oltre ai 5 casi prima citati, l’ultimo pacchetto di richieste accolte nelle settimane scorse riguarda 5 episodi di violenza di genere avvenuti tra Bologna, Ferrara e Parma, 1 rapina nel modenese e 1 caso di lesioni gravissime nel piacentino.

“Dal punto di vista dei reati di cui ci occupiamo- aggiunge Lucarelli- il 2019 è stato per la nostra regione un anno particolarmente duro. Tantissime le istanze presentate, 43, di cui oltre al numero, colpisce il tipo di reato commesso: in ben 19 casi si tratta di violenza contro le donne e tra queste ci sono 5 femminicidi e uno tentato. La Fondazione non si è tirata indietro, stanziando con concretezza e rapidità gli aiuti necessari a risolvere situazioni che, come accade in ogni evento criminale, si allargano fino a travolgere, oltre alle vittime dirette, anche genitori, coniugi e figli. Questi ultimi a rappresentare la parte più fragile, indifesa ed emotivamente coinvolgente di quello che è successo.  Un aiuto materiale è un segnale di vicinanza da parte delle istituzioni, proprio quando la violenza subita le porta ad avvertire un forte senso di impotenza e solitudine. E che nonostante lo sconforto che prende ad ogni riunione di fronte alle brutte cose che accadono e continuano ad accadere anche in una regione forte come la nostra, danno allo stesso tempo la sensazione di fare qualcosa di vero e di concreto per combatterle, quelle brutte cose, restituendo un progetto di vita a chi le ha subite”.

 

La violenza sulle donne si conferma la causa di intervento più frequente

Tra i 29 casi esaminati nel 2019 che si sono conclusi con il riconoscimento di un sostegno economico da parte della Fondazione 19 sono legati a episodi di violenza sulle donne da parte di partner o ex, di cui 6 per femminicidio. Poi ci sono altri tre casi di violenza sulle donne, che però hanno visto come protagonisti semplici conoscenti delle vittime o sconosciuti. C’è infine un singolo caso di violenza su minori, mentre le ultime sei istanze accolte riguardano rapine, lesioni gravissime e omicidi (2).

Per quanto invece riguarda la mappa regionale degli interventi nei primi unidici mesi del 2019 gli aiuti hanno raggiunto tutte le province, tranne quella di Reggio Emilia. Nel dettaglio sei richieste riguardano Piacenza e altrettante Bologna. A seguire troviamo Modena, Ferrara e Forlì-Cesena, con 4 istanze accolte a testa; poi 2 per Rimini e Parma e, per finire, una istanza accolta da Ravenna.

Per un consuntivo completo dell’attività della Fondazione nel 2019 bisognerà attendere l’esito della prossima e ultima riunione annuale del Comitato dei garanti, che dovrà esaminare altre 14 istanze. Il caso più noto risale al maggio scorso e riguarda l’incendio doloso della sede della Polizia municipale di Mirandola (Mo), ad opera di un giovane irregolare, che ha provocato la morte di una donna disabile di 84 anni e della sua badante. In lista d’attesa altri casi di omicidio a Parma e Modena, vicende di maltrattamenti in famiglia a Faenza (Ra) e Forlì (Fc) e un episodio di violenza sessuale nel modenese.

 

Dalla nascita della Fondazione nel 2005 oltre 800 le persone aiutate 

Dal 2005 ad oggi la Fondazione è andata in aiuto di 802 persone, di cui 325 donne adulte, 117 uomini e 360 minorenni, con un impegno complessivo di 2,8 milioni di euro. L’anno scorso sono stati 31 i casi trattati, 70 le vittime di reato o loro famigliari che hanno ricevuto un aiuto economico oppure sostenuti con un percorso psicoterapeutico e di inserimento professionale, per la concessione di un ammontare complessivo di contributi di 207 mila euro.

L’attività della Fondazione nel 2020 potrà contare su 240.500 euro, circa 20 mila euro in più rispetto al budget 2019, così come deciso dall’ultima assemblea dei soci, con l’approvazione del bilancio preventivo 2020.

In Fondazione è entrato anche un nuovo socio: l’Unione della Romagna Faentina. Sale così a quota 20 il numero complessivo delle adesioni. Una compagine sociale che, oltre alla Regione Emilia-Romagna, attualmente comprende tutti i Comuni capoluogo di provincia, più Imola (Bo), Castelfranco Emilia, Novi, Sassuolo e San Possidonio (Mo). A questi soci vanno aggiunti l’Unione delle Terre d’Argine, nel bolognese, l’Unione Val d’Enza, nel reggiano, l’Unione pedemontana parmense e, appunto, l’Unione della Romagna Faentina. Unico socio sostenitore, l’Università di Parma.

Ora in onda:
________________