La rete dei fenomeni criminali che intaccano il sistema sociale, politico, economico e culturale, i collegamenti tra le organizzazioni criminali, con la criminalità comune, con le istituzioni e con i professionisti dell’economia legale è il tema del convegno – coordinato dal giurista Elia Minari – dal titolo “Le trasformazioni della criminalità organizzata, del riciclaggio e della corruzione”, che si è tenuto oggi presso l’Aula 5 del Tribunale di Reggio Emilia.

I saluti del presidente del Tribunale di Reggio Emilia, dr.ssa Cristina Beretti, del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, avv. Celestina Tinelli, del presidente della Camera Penale di Reggio Emilia, avv. Angelo Russo e del sindaco di Reggio Emilia, dr. Luca Vecchi hanno introdotto il tema che ha coinvolto anche Reggio Emilia, balzata agli onori della cronaca nazionale per i molti arresti e sequestri effettuati nell’ambito del processo Aemilia.

“Reggio Emilia sta reagendo in modo molto forte sotto il profilo della prevenzione che della repressione – ha spiegato il magistrato della Direzione nazionale antimafia, Francesco Del Bene, già sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo – il fenomeno criminale riguarda indistintamente tutte le regioni italiane e per manifestarsi e ramificarsi ha bisogno del sistema della borghesia mafiosa, la cosiddetta zona grigia, quel gruppo di imprenditori, professionisti e amministratori pubblici, imprenditori, con i quali si crea un rapporto di do ut des che garantisce entrature e profitti in grado di favorire la crescita della criminalità organizzata nel territorio”. “Particolare attenzione – ha concluso il dottor Del Bene – va posta all’impresa perché è qui che le organizzazioni investono enormi capitali derivanti in prevalenza da traffico di stupefacenti; l’impresa rappresenta la leva con cui influenzare il territorio e raccogliere consenso sociale e assicura l’intreccio tra capitale lecito e capitale illecito”.

Il procuratore della Repubblica a Reggio Emilia Marco Mescolini, già sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna è entrato quindi nel merito della recente sentenza Aemilia: “La mafia nasce per esercitare potere e trarre profitto; a Reggio Emilia l’organizzazione ha avuto un radicamento durato decenni, con forme ed espressioni tipiche del radicamento mafioso – ha dichiarato il procuratore Mescolini – e i fatti accaduti rilevano che si tratta di fenomeni di natura prevalentemente economica. La diffusione del brand delle organizzazioni criminali è dovuta alla assoluta capacità di fornire servizi moderni che nel territorio nessuno è in grado di offrire”. Il procuratore Mescolini ha quindi sottolineato la necessità di individuare nuovi strumenti di osservazione e competenze specifiche per riconoscere e contrastare i meccanismi economici in grado di creare corruzione ed omertà. “Paradossalmente – ha concluso il procuratore Mescolini – se tutti ammettessero i fenomeni criminosi e cessassero gli atteggiamenti omertosi, le organizzazioni criminose non attecchirebbero”.

L’incontro – organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia in collaborazione con il Tribunale e la Camera Penale di Reggio Emilia, l’associazione culturale antimafia Cortocircuito, il Comune di Reggio Emilia e la Regione Emilia Romagna – ha registrato un’ampia partecipazione di pubblico, di avvocati e di autorità tra cui il prefetto Maria Forte, il tenente colonnello del Comando provinciale dei Carabinieri Stefano Bove e il Capitano Alessia Di Rocco, il tenente colonnello del Comando provinciale della Guardia di Finanza Gianluca Piccini, il gip Andrea Rat e l’assessore alla legalità, avvocato Nicola Tria.

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