“È grave quando sta accadendo, manca una reazione da parte della dirigenza aziendale e del mondo politico. Ci ripetiamo denunciando ancora una volta che non è accettabile la mancanza di tutele verso questo fenomeno, abbiamo scritto sia all’Azienda USL di Bologna che ai vertici dell’Ospedale S. Orsola manifestando disponibilità a collaborare per individuare soluzioni, ma non c’è stata alcuna presa di coscienza da parte dei nostri interlocutori. Per diminuire le aggressioni occorre agire sulle cause”.

È quanto afferma Antonella Rodigliano del NURSIND, la quale, come già detto in altre occasioni, riscontra che “le aggressioni costituisco un danno all’operatore sanitario, ma indirettamente anche a tutti gli assistiti in quanto, in conseguenza all’infortunio, di fatto si riduce la già scarsa presenza di personale in servizio, aggravando quindi le condizioni che generano questo fenomeno”. La rappresentante sindacale del NURSIND ricorda quindi di aver spiegato in precedenti interventi che “occorre fin da subito analizzare il fenomeno con un’indagine mirata a livello regionale e agire con soluzioni rapide per evitare che il fenomeno diventi consuetudine. Il Nursind da tempo sta attenzionando il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario durante lo svolgimento del loro servizio. La prima indagine si svolse nel 2013 l’ultima nel 2017”.

Chiudendo gli occhi non si risolvono i problemi, occorre smetterla di manifestare solo possibili soluzioni e passare alla realizzazione concreta di misure a tutela del personale sanitario, in particolare ai Pronto Soccorso con personale delle forze dell’ordine e di vigilanza sempre presenti, evitando di assegnare al personale sanitario compiti estranei ai bisogni di cura dei cittadini.

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