Si è svolta nella mattinata di giovedì 1° agosto l’incontro tra le Organizzazioni sindacali e la Prefettura di Modena in merito allo sciopero di due giorni del comparto della vigilanza privata che vede coinvolti centinaia di lavoratori su Modena e provincia. L’incontro, alla base della mobilitazione nazionale e che ha dunque visto lo stesso meccanismo in ogni provincia italiana, è servito per descrivere le distanze tra le parti che intercorrono oggi in un settore cui vengono appaltati la sicurezza e la vigilanza armata di centinaia di luoghi sensibili.

“In molte occasioni” dicono i sindacati, “ci troviamo di fronte agli stessi rischi che possono correre quotidianamente gli agenti di pubblica sicurezza, senza che questo venga minimamente riconosciuto alle guardie particolari giurate in termini di salario, formazione e organizzazione del lavoro. Di fronte a questo scempio, le parti datoriali ci richiedono oggi più precariato, maggior flessibilità e minori diritti per i lavoratori, il tutto per rinnovare un contratto scaduto da quattro anni”.

Nella sede prefettizia si è quindi discusso di tutto il settore, delle sue complicazioni, della gestione dei turni di lavoro, spesso massacranti, soprattutto visto la responsabilità che ricade su questi lavoratori. Informazioni che è importante che arrivino al Ministero degli Interni che mesi fa si era speso in parole di speranza per il settore, parole a oggi cadute nel vuoto. “Non è solo la contrattazione che può aiutare il settore ad emergere da tutte le zone grigie”, continuano i sindacati di categoria, “ma anche le leggi, visto che in molti casi, come nei tribunali o negli aeroporti, parliamo di pubblica sicurezza. Servono regole chiare e precise, e mandati diretti alla prefetture e per poter intervenire prontamente sanando le situazioni a rischio come quelle che riguardano, appunto, i carichi di lavoro”.

Ed è proprio durante il confronto, che i sindacati giudicano nel complesso positivo, sulle questioni legislative ed organizzative, che sono emersi altri problemi relativi alla gestione degli scioperi e ai diritti dei lavoratori. Senza un periodo di preavviso minimo, insistono i rappresentanti dei lavoratori, i precetti (ossia l’obbligo di prestare servizio per questioni di sicurezza) può arrivare anche all’ultimo secondo, esponendo la guardia che non ricevesse comunicazione ad una sanzione disciplinare anche grave. Ma sono ormai tanti gli istituti che intervengono negli ultimi istanti, arrecando anche forte difficoltà a chi lavora in Prefettura, che si ritrova obbligato a smaltire il lavoro in poche ore all’ultimo momento.

Nello specifico i sindacati sottolineano come le richieste di tavoli di incontro siano sempre tardive e vincolate a pochissime giornate di disponibilità e del fatto che, a questi incontri, manchi quasi sempre la committenza. Committenza che poi si presenta inevitabilmente ai tavoli prefettizi a rivendicare il proprio ruolo ed una propria necessità attraverso gli accordi con le imprese di vigilanza. Con questi tempi stretti la Prefettura non ha modo di verificare le richieste e i sindacati arriveranno a chiedere presto tavoli congiunti dove poter definire regole condivise a livello territoriale su come gestire queste situazioni. I sindacati segnalano vuoti legislativi utilizzati al fine di disattivare l’efficacia degli scioperi e che vanno a ledere il diritto individuale di astensione dal lavoro con operazioni al limite della correttezza. Vuoti legislativi che, approfittando del poco tempo a disposizione per discutere, buttano nel calderone qualunque servizio, come se tutto fosse essenziale e da garantire. Al tavolo di confronto per i precetti, spiegano le organizzazioni confederali, era presente anche il sindaco Muzzarelli, il quale non risulta abbia contestato il fatto che, il servizio di chiusura dei Musei Civici (a questo punto da ritenersi luoghi sensibili), consistente in tre ore serali appaltate alla vigilanza privata, sia da ritenersi un servizio da garantire obbligatoriamente. “Non capiamo come una cosa del genere sia potuta succedere,” affermano i sindacalisti “ma non staremo certo con le mani in mano, verificando anche azioni legali contro le aziende che hanno sabotato lo sciopero con questi mezzi”.

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