I militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Emilia, con l’ausilio della Stazione Carabinieri di Luzzara, al culmine di una mirata attività sulla gestione illecita di rifiuti, hanno eseguito un controllo presso un capannone sito nell’area industriale di Codisotto di Luzzara. Dal controllo è emerso che il capannone era stato locato, ed era in uso, ad una società del mantovano che si occupa di gestione di rifiuti metallici.

All’interno dello stesso sono stati trovati circa 1500 balle di rifiuti pericolosi derivanti da autodemolitori, gestori di rifiuti plastici, gestori di rifiuti consistenti in cavi elettrici industriali dismessi e da industrie tessili. Una parte consistente di imballaggi si presentavano sporche e con vari rifiuti frammisti per cui necessiterà un lungo processo di caratterizzazione anche per definirne la pericolosità.
Considerato che il sito non è autorizzato alla gestione dei rifiuti e preso atto che non è stata fornita alcuna documentazione giustificativa sulla presenza dei rifiuti pericolosi e non pericolosi ammassati all’interno del capannone, stimati in circa 770.000 chilogrammi, l’intero immobile industriale/artigianale, di circa 1500 metri quadri, è stato sottoposto a sequestro preventivo.

Sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria tre soggetti per attività di gestione illecita di rifiuti pericolosi e non pericolosi, mediante la realizzazione di un deposito preliminare e/o messa in riserva degli stessi, in assenza della prescritta ed obbligatoria autorizzazione. I soggetti segnalati all’Autorità Giudiziaria sono un moldavo, operaio della ditta mantovana locatrice dell’immobile, e un mantovano, entrambi trovati all’interno del capannone all’atto del controllo, nonché un bergamasco, in qualità di amministratore unico della società mantovana che conduttrice dell’immobile sequestrato.

Grazie all’intervento dei Carabinieri Forestali si è evitato ciò che sta avvenendo in varie regioni italiane, l’abbandono di capannoni contenenti tonnellate di rifiuti che, in seguito, vanno smaltiti regolarmente con costi esorbitanti sostenuti dai proprietari o, in loro assenza dai Comuni e quindi dalla collettività o, ancora peggio, bruciati attraverso roghi di natura dolosa.
Tramite le indagini, dirette dalla magistratura reggiana, si cercherà di capire la provenienza dei rifiuti pericolosi che, ad oggi, sembrerebbero arrivare da varie regioni d’Italia.

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