Nel mese di luglio, circa 3 milioni e 150.000 pensionati italiani che percepiscono una pensione fino a due volte il trattamento minimo, vale a dire con un reddito lordo non superiore a 1.026,02 euro mensili, e almeno 64 anni d’età, riceveranno la 14a mensilità.
La 14a mensilità è il frutto di tante battaglie che i sindacati pensionati di Cgil Cisl Uil hanno fatto per riconoscere un aumento a coloro che ricevevano la pensione più bassa.
La 14a mensilità è stata introdotta nel 2007 e i sindacati Spi Cgi, Fnp Cisl e Uilp Uil con l’accordo del 2016 con il Governo Gentiloni, ne hanno aumentato la platea degli aventi diritto di circa un milione e duecentomila e aumentato di circa il 30% anche la quota di coloro che già percepivano la 14a a tutela delle fasce più deboli dei pensionati.
Lo Spi Cgil è a disposizione per controllare se è corretta la quota di 14a erogata insieme alla mensilità di luglio. Venire agli uffici Spi Cgil è importante, non solo per verificare l’importo, ma anche perché è capitato che persone aventi diritto, per qualche discrepanza, non l’abbiano invece ricevuta.
Purtroppo tanti altri pensionati a giugno hanno avuto una brutta sorpresa, infatti l’attuale Governo non ha rispettato l’accordo del 2016 e ha modificato, abbassandoli, i criteri di rivalutazione delle pensioni. Per le pensioni sino a 1.522 euro lordi al mese (al 31.12.18) non è cambiato niente, ma le riduzioni ci sono state per le altre: da pochi centesimi al mese in meno per le pensioni sino a 2.029 euro lordi, a circa 12 euro mensili in meno per le pensioni sino a 3.000 euro lordi, circa 19 euro mensili in meno per le pensioni sino a 4.000 euro lordi.
Complessivamente con questo nuovo sistema di rivalutazione peggiorativo, si toglieranno complessivamente a 5 milioni e 500.00 pensionati italiani, ben 3 miliardi e 300.000 euro in 3 anni.
Un clamoroso passo indietro rispetto agli impegni assunti dal precedente Governo, che aveva stabilito il ritorno dal 1° gennaio 2019 a un meccanismo di rivalutazione in grado di tutelare meglio il potere d’acquisto dei pensionati italiani.
Un pensionato perde oggi a causa del blocco della rivalutazione, ma perde anche per il futuro, perché considerando l’aspettativa di vita e l’inflazione vede ridursi il potere d’acquisto della sua pensione.
I sindacati continueranno la loro battaglia perché non possono essere sempre i pensionati a pagare, come se fossero un bancomat.
Lo Spi Cgil ritiene necessario ripristinare la piena indicizzazione delle pensioni e recuperare il montante perso in questi anni. Per questo già dallo scorso dicembre sono state fatte delle iniziative di mobilitazione su tutto il territorio e una grande manifestazione unitaria il 1° giugno a Roma. I sindacati non si fermeranno qui. Continueranno a sostenere con forza le ragioni dei pensionati.