Nei giorni scorsi il sindaco di Sassuolo, Gian Francesco Menani, ha fatto rimuovere lo striscione per la verità su Giulio Regeni dalla facciata del municipio. Il sindaco di Fiorano Modenese, Francesco Tosi, ha inviato al collega sassolese una lettera aperta dove esprime il proprio ‘stupore’ per la scelta fatta:

“Mi ha colpito due giorni fa la notizia che il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga aveva tolto lo striscione della campagna a sostegno della verità per Giulio Regeni. Mi ha colpito in quanto non riuscivo a comprenderne la motivazione e lo vedevo come un gesto offensivo nei confronti  della memoria di un giovane italiano ricercatore in una prestigiosa Università inglese, barbaramente torturato e trucidato in Egitto a causa di un orrendo sistema di violenza contra la libertà, la giustizia, la democrazia, la moralità e la civiltà. Tutti sappiamo che il governo egiziano ha insabbiato le ricerche e coperto la verità, oltraggiando peraltro la dignità di uno Stato amico, l’Italia. L’interrogativo dentro di me, da quando appresi la notizia della rimozione dello striscione,  non mi abbandonava perché non trovavo una risposta proporzionata al valore simbolico di quel gesto, se non giungere a conclusioni che mi rifiutavo di accettare tanto erano gravi per il futuro della nostra società e cultura.

Poi stamattina ho letto su Il Resto del Carlino che la stessa azione era stata fatta dal neoeletto sindaco di Sassuolo, Menani, dal sindaco di Trieste e un gesto simile o peggiore da parte di alcuni militanti della Lega a Ferrara. Sento allora il dovere, per onestà  intellettuale e rispetto nei Tuoi confronti, collega Menani, di manifestarti con chiarezza il mio pensiero, con tutta la preoccupazione e lo stupore che lo accompagnano. Ho letto subito l’articolo con la curiosità di chi spera di trovare motivazioni che fino a quel momento non era riuscito a immaginare:  ho letto e … non posso nascondere  di aver provato  uno  “stupore”  davvero grande davanti alle motivazioni che hai portato.

Dici che “non aveva più senso tenere ancora lì quello striscione”,  definisci la tragedia di un giovane  italiano ucciso tra torture indicibili e coperta da inconfessabili interessi di uno Stato straniero come “vicenda non più di attualità”,  ti appelli addirittura al punto di vista  estetico e al fatto che fosse “tutto impolverato”:  sinceramente faccio fatica a commentare e mi astengo dal farlo.

Io e Te, Menani, non ci conosciamo ancora; Ti ho chiamato al telefono per auspicare, da Te condivisa,  la dovuta collaborazione nella direzione del bene delle comunità che abbiamo il compito di guidare, e questa è e rimane la mia prioritaria volontà. Ma proprio per questo  ho bisogno di capire a quali principi di fondo facciamo riferimento nel concepire la nostra azione. Vedi,  tra tutte le cose di cui un sindaco neoeletto deve o può occuparsi nei primi giorni, l’aver fatto  tra i primi gesti  la rimozione dello striscione di Regeni, mi preoccupa e mi induce a intravvedere differenze di tipo etico e politico anche in contesti che, credo, differenze non dovrebbero averle in quanto basati sui principi costituzionali al di là dell’appartenenza a un partito.  Anch’io, nella mia precedente Amministrazione,  aderii  alla campagna sulla verità su Giulio Regeni e il balcone del teatro Astoria  di fronte al municipio di Fiorano porta appeso  lo stesso striscione, che quando si sarà deteriorato verrà sostituito con uno nuovo, se non sarà ancora emersa la verità.

Lo scopo della campagna è “non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato [come in realtà sarebbe già accaduto se non ci fosse stata una forte mobilitazione pubblica e dei genitori] o collocato nel passato da una versione ufficiale del governo del Cairo”. Vedi Menani, è vero che i Comuni devono occuparsi di problemi concreti, ma per me non vi è nulla di più concreto per un paese, per una comunità, per una nazione, che la garanzia della libertà, della giustizia, della verità giudiziaria, degli ideali che differenziano un popolo da un altro. La realtà e la concretezza sono fatte anche di segni, di simboli, di battaglie ideali su principi che accomunano tutte le forze politiche italiane e che non sono quindi negoziabili e di parte. Nulla di più concreto della coscienza civile di un popolo. Quante volte nella Storia, e lo sai anche Tu, è stata proprio la mobilitazione pacifica della gente e del senso comune a fare da baluardo alla barbarie e a ottenere, concretamente, dei risultati che la migliore diplomazia e politica non avrebbero mai ottenuto e dove queste avevano già fallito.

Mi auguro che i genitori di Giulio non leggano l’articolo del Carlino: è bene, credo anche per la dignità dei Sassolesi (a cui peraltro appartengo d’origine)  che i genitori di quel giovane trucidato non sappiano che  “la vicenda non è più di attualità” e che lo striscione “impolverato è antiestetico” per il paese. 

Io voglio pensare, Menani, che il tuo gesto sia stato dettato da un  po’ di leggerezza. Spero che sia andata così.  Questo è il mio pensiero e quindi,  proprio per dovere di chiarezza e rispetto, ho dovuto e voluto comunicartelo. Ci tengo a dire, anche se è ovvio,  che  questa mia non può essere vista come una ingerenza in un campo altrui. Si tratta semplicemente di un dovere di chiarezza nel confronto tra due amministrazioni limitrofe che hanno fatto, fanno e faranno, diverse cose insieme.

Rinnovando l’augurio di un buon e proficuo lavoro, Ti saluto cordialmente”.

Francesco Tosi

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