“Invasione? In Emilia-Romagna i richiedenti asilo rappresentano appena il due per mille della popolazione (poco più dii novemila su una popolazione di quasi quattro milioni e mezzo di persone), mentre il vero rischio su cui occorre fare attenzione è la marginalità sociale. Marginalità che inevitabilmente finisce per alimentare il lavoro nero e lo sfruttamento”. E’ questo in estrema sintesi quanto emerge, numeri alla mano, da un’analisi della Cisl regionale presentata ieri a Bologna nel corso del convegno “#PrimalepersoneL’Emilia-Romagna che accoglie”.

La critica esplicita mossa dal segretario generale della Cisl Filippo Pieri è indirizzata al cosiddetto ‘decreto sicurezza’ (oggi, L.132/2018), “che contrappone al modello emiliano di accoglienza dei richiedenti asilo diffuso sul territorio un sistema di strutture, come i Cas e gli Sprar, senza i servizi di integrazione sociale (corsi di italiano, di formazione professionale, orientamento al lavoro, ecc). Proprio quei servizi di integrazione sociale che hanno invece determinato il successo del sistema regionale”.

“Tutto è migliorabile, ma il sistema di accoglienza della nostra regione è stato sicuramente un modello virtuoso, per la presenza di un hub centrale per l’accoglienza in emergenza, la preferenza di strutture di piccole e medie dimensioni, la diffusione territoriale, fino ad arrivare all’’80% dei comuni che accoglieva”, gli ha fatto eco Ciro Donnarumma, componente della Segreteria regionale Cisl con delega alle politiche migratorie”.

“Il vero pericolo – sottolinea Pieri – è la marginalità sociale che finisce per alimentare il lavoro nero, specie quando importanti settori primari, come agricoltura, edilizia e turismo, non trovano la necessaria manodopera”. “D’altro canto – continua il massimo dirigente regionale Cisl – lo stesso l’Istituto per gli studi di politica internazionale ha previsto come l’abolizione del permesso per motivi umanitari, produrrà entro l’anno prossimo tra i 130 e i 140 mila migranti irregolari. Possibili, se non probabili, vittime di caporalato, lavoro nero e sfruttamento”.

“Basta populismi, nel nostro Paese va fatta una grande operazione di verità per porre in evidenza il grande contributo sociale dato dall’immigrazione e, di conseguenza, dall’accoglienza, sia a fini demografici sia economici. Visto che, ad esempio, in Italia gli stranieri sono circa l’8% della popolazione e incidono sulla spesa pubblica solo per il 2.1%, senza contare i 131 miliardi di valore aggiunto generato (8,7% del PIL). Nella sola Emilia-Romagna, i lavoratori immigrati contribuiscono al 12% del Pil regionale”, conclude Pieri.

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