E’ una situazione allarmante quella che si sta profilando per le imprese modenesi: la chiusura della discarica di Imola a causa di una sentenza del Tar, che ne ha bloccato l’allargamento, ha spinto Hera a ridurre improvvisamente la capacità di smaltimento dei rifiuti, che non possono essere portati nemmeno all’inceneritore di Modena, né in altre discariche.

La conseguenza è che le aziende che si occupano di smaltimento, non potendo più utilizzare le quote fissate ad inizio anno, saranno costrette, a fine mese, ad “esportare” i rifiuti prodotti dalle imprese modenesi in Paesi come Polonia e Germania, con un rincaro dei costi che oscillerà tra il 70% e l’80%. In soldoni, dagli attuali 150/170 euro a tonnellata, si potrebbe arrivare ai 320 euro a tonnellata. E, come se non bastasse, le imprese del settore saranno anche costrette ad acquistare macchinari per lo spezzettamento e il compattamento dei materiali, così da rispettare le normative di smaltimento dei Paesi di destinazione.

“Non è comprensibile la ragione per la quale – commenta Alberto Papotti, segretario di CNA – dovranno essere le imprese, sia quelle del settore, ma più complessivamente anche quelle manifatturiere, a pagare questi maggiori costi determinati dalle politiche di Hera, che non tengono evidentemente conto della funzione territoriale di quest’ultima. Se l’inceneritore di Modena brucia rifiuti di altri territori fuori regione, anziché tutelare le necessità delle imprese del territorio che producono rifiuti industriali non pericolosi,  perché scaricare sulle nostre imprese i relativi disagi e i costi conseguenti? Se le procedure dell’allargamento di un impianto di smaltimento non sono stata gestite in modo adeguato, come fa presumere la decisione del Tar, perché tocca alle imprese subirne i disagi?”.

“Ma non è questo l’unico aspetto negativo della vicenda. Nella lettera, che definire criptica è un eufemismo, con la quale Hera comunica alle aziende private di smaltimento la revoca dei contratti in essere, viene comunque confermata la disponibilità a proseguire il servizio di conferimento, seppur limitatamente, a fronte di un aumento dei prezzi praticati. Insomma, prima ti dico che non posso più accettare i tuoi rifiuti, poi ti aumento comunque i prezzi dei conferimenti. Ai lettori le valutazioni del caso”.

“Sono valutazioni oggettive, che ci spingono a chiedere ad Hera un impegno prioritario per affrontare la questione dei rifiuti industriali. L’impressione è che la gestione dei rifiuti faccia perno su quelli urbani, dimenticando le esigenze delle imprese, per le quali sarebbero necessarie più discariche. In ogni caso, riteniamo questi maggiori costi a carico delle imprese debbano essere in qualche modo indennizzati, eventualmente con una rimodulazione della Tari e degli altri costi relativi ai rifiuti. Per questo richiamiamo anche l’attenzione dei comuni, i principali azionisti di Hera, a prendersi carico di un problema che rischia di incidere pesantemente sulla comunità economica. E, in ogni caso, la soluzione dell’incenerimento rimane preferibile a quella delle discariche, anche sulla base delle direttive europee”.

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