Foto: Tiziano Ghidorsi

La grande danza contemporanea è in scena giovedì 11 aprile alle ore 21 al Teatro Duse di Bologna con ‘Gershwin Suite/Schubert Frames’, il nuovo balletto, in due parti, della MM Contemporary Dance Company.

Ad aprire la serata sarà ‘Schubert Frames’ con le coreografie di Enrico Morelli ispirate alla musica straordinaria di Franz Schubert. Un collage di celeberrimi brani del compositore viennese fa, quindi, da colonna sonora a questo lavoro dedicato alle molte anime dell’uomo contemporaneo, nel quale l’amore lascia il posto al disinganno, il distacco alla condivisione, la passione al timore, e viceversa, in un andare e venire fra crescendo e diminuendo, a rivelare interi universi e legami segreti. La coreografia non ha alcuna pretesa o ambizione descrittiva. ‘Schubert Frames’ è, piuttosto, un racconto astratto di solitudini e anime affini, in un’epoca come quella attuale, stanca, torbida, disincantata, tormentata da un malessere che si respira nell’aria, ma anche ansiosamente alla ricerca di un senso e di una speranza di felicità. Un lavoro denso di immagini poetiche, che diventano tutt’uno con la musica e ne sposano la ricchezza compositiva. Sono scene in movimento, in cui ci si sofferma soprattutto sul momento del ritorno, perché la felicità è una casa in cui tornare, magari cambiati, incuranti della velocità accelerata di un presente che rischia di farci rimanere indietro e di un futuro che, a volte, si ha paura di esplorare. Il problema, suggerisce il balletto, non è arrivare, ma tornare. Imparare ogni volta ad amare, di nuovo. Avere il coraggio di riconoscersi fragili, e quindi generosi nella tenerezza.

Nella seconda parte, spazio a ‘Gershwin Suite’ con le coreografie di Michele Merola, ispirate alle note di George Gershwin (1898-1937) e alle opere del grande pittore americano Edward Hopper (1882-1967). Per il suo nuovo lavoro, Merola ha scelto non solo le più accattivanti pagine di Gershwin da ‘Summertime’ a ‘Rhapsody in blue’, ma anche i brani più romantici e intimi, sensuali e seducenti. A saldare il tutto una nuova composizione di Stefano Corrias che conferisce unità al ricco mosaico di sentori, ora traboccanti dinamismo, ora pienamente lirici, sospesi nel ripensamento e addensati nella malinconia. Il concept è firmato anche da Cristina Spelti, che ha ideato, inoltre, il disegno delle luci e le scenografie, Alcune scene traggono, dunque, ispirazione dal collegamento tra i brani di Gershwin e quadri, come’New York Movie’, ‘Soir Bleu’, ‘Summer in the City’, ‘People in the sun’ di Hopper che, grazie al suo realismo e alle sue ‘inquadrature’ quasi cinematografiche, evoca in modo poetico dei fotogrammi umili e semplici di vita quotidiana. “Sono stato attratto – spiega, infatti, Merola – dalla capacità del pittore di costruire atmosfere e sfumature che tratteggiano risvolti e segreti della condizione umana. La regia delle immagini danzate e l’allestimento delle scene creano personaggi e situazioni non determinate una volta per tutte, ma aperte a diversi finali e soluzioni”. All’inquieta intimità di Hopper sono ispirati in particolare i passi a due e gli assoli, cui si aggiungono le scene di insieme, dove voglia di vivere e riscatto dal quotidiano prendono il sopravvento.

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