Classe 5ª B, venticinque bambini, una maestra scrittrice: da questi ingredienti, al termine di un percorso di avvicinamento alla scrittura durato cinque anni, è scaturito un libro dal titolo “Poeticamente Noi, ali di leggerezza”, una raccolta di poesie scritte con e dagli alunni della Scuola primaria Giuseppe Garibaldi di Soliera. Il libro è l’esito di un complesso e avvincente “compito di realtà”, condotto nello scorso anno scolastico dalle insegnanti Manuela Monari e Annamaria Vivacqua.
I bambini sono stati indirizzati alla conoscenza delle proprie emozioni, tramite la presa di coscienza di valori universali e pratiche di mindfulness, oltre a percorsi creativi di musica, teatro e scrittura creativa, con un’attenzione particolare al linguaggio poetico. Plasmando il coro di queste articolate esperienze, i ragazzi hanno acquisito, via via, sempre maggiore curiosità, sensibilità e dimestichezza nell’improvvisarsi scrittori e poeti. Con la disponibilità dell’editore Stillarte (www.stillarte.com), del Comune di Soliera, della Fondazione Campori e dell’Unione delle Terre D’Argine, il libro, che contiene anche le illustrazioni dei ragazzi, è ora disponibile come opera poetica ed esempio possibile di progetto didattico da condividere con colleghi ed educatori.
I proventi saranno devoluti a favore della biblioteca della scuola e del progetto no profit Accanto, a cura dell’associazione Gruppo Genitori Figli con Handicap di Soliera.
“Il flusso magnetico e magico del linguaggio poetico”, spiega Manuela Monari nel testo introduttivo al volume, “ha preso il via nella nostra classe e non si è più fermato, destando nei bambini quell’introspezione profonda nel labirinto di emozioni da poter raccogliere ed esprimere, che accende sguardi sulla natura e i paesaggi e crea poesia. Ci siamo persi in questo gioco sempre nuovo, ripreso con ogni nuovo anno scolastico. I bambini, ora ragazzi alle soglie del grande passaggio alle scuole medie, hanno scoperto, piano, piano, in questo sentiero che cominciò cinque anni fa, ma non si è mai arrestato, che non c’era limite al sentire, al vedere, all’accorgersi, al dipanare il bello, a scrivere e giocare con la lingua come fosse pongo facile e docile al loro volere e alla loro non più trattenuta fantasia.”

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