Ha compiuto un anno la prima esperienza in Appennino del progetto “Abitare supportato” voluto dal Distretto dell’Appennino bolognese e promosso dal Centro Salute Mentale dell’Appennino Bolognese (DSM-DP) dell’Azienda Usl di Bologna e il bilancio può dirsi senz’altro positivo.

L’obiettivo del progetto è fornire un servizio di ospitalità residenziale, temporanea, per garantire un livello di autonomia abitativa soddisfacente a persone in carico ai servizi, in vista di un futuro alloggio personale, del rientro nel proprio nucleo familiare o di una convivenza stabile con altri utenti. Gli “appartamenti di servizio” sono alloggi posti in zone di facile accesso ai mezzi di trasporto, destinati ad ospitare un numero limitato di persone avvalendosi del supporto di professionisti del CSM territoriale.

Alcuni anni ci fa ci si è resi conto che l’Appennino non disponeva di strutture adatte, ed è pertanto stata avviata questa esperienza nel Comune di Marzabotto, dove sono stati individuati due appartamenti il cui canone è finanziato dal Piano di Zona Sociale del Distretto dell’Appennino Bolognese, mentre sono a carico dell’Azienda Usl i costi delle utenze. Gli appartamenti ospitano tre persone.

«Abbiamo creduto in questo progetto perché le azioni di sostegno al reddito, nei confronti di persone particolarmente fragili, non sono sufficienti se non sono accompagnate da politiche abitative che li aiutino a inserirsi, o a reinserirsi, nel contesto sociale di riferimento» commenta Romano Franchi, presidente dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese e sindaco di Marzabotto.

Alla base di questo tipo di progetto c’è l’idea che l’utente debba essere guidato in un percorso di almeno 18 mesi durante i quali è seguito da un’equipe dedicata, incoraggiato a frequentare i gruppi di supporto per la risoluzione dei problemi. Inoltre il vantaggio di questa soluzione è che gli interventi di supporto e di insegnamento delle abilità di vita quotidiana sono attuati direttamente nel contesto abitativo.

L’obiettivo del Distretto è quello di diventare sede per la progettazione locale di un welfare dinamico, inclusivo e delle responsabilità che si occupi della lotta alla esclusione, alle fragilità ed alle povertà, di innovazione tecnica ed organizzativa.

«Gli appartamenti di Marzabotto sono stati i primi in Appennino e speriamo se ne possano aggiungere altri» spiega la dottoressa Francesca Pileggi direttrice dell’Unità Operativa CSM Reno, Lavino, Samoggia e dell’Appennino Bolognese «visto che nel territorio dell’Appennino sono circa mille le persone seguite dal nostro centro. Operiamo a Vergato da lunedì al venerdì dalle 8 alle 19.30 e il sabato dalle 8 alle 14, abbiamo anche presidi in Val di Setta (Vado e Castiglione) e a Porretta, ma crediamo molto in queste soluzioni innovative perché favoriscono l’ integrazione di utenti vulnerabili, che hanno bisogno di essere curati, e al tempo stesso responsabilizzano le comunità»

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