La Commissione Europea chiede nuovamente all’Italia di uniformarsi alle disposizioni della direttiva pagamenti che prevede l’obbligo del saldo entro 30 giorni. E’ un’ indicazione stringente per tutte le stazioni appaltanti, soprattutto gli enti pubblici, che in molti casi pagano imprese e fornitori anche dopo 4/5 mesi dalla realizzazione delle opere o dei servizi commissionati.
Un richiamo dell’UE – con l’Italia già sorvegliata speciale della Commissione che ha avviato due procedure di infrazione – che dovrà essere recepita pienamente e al più presto dal Parlamento, cogliendo l’occasione della legge di Bilancio o di quella europea in corso di approvazione.
L’Ance- Associazione nazionale costruttori, che fra i tanti aveva interpellato gli uffici di Bruxelles chiedendo il rispetto delle clausole internazionali di pagamento, stima in imprese 5 miliardi di euro i capitali che possono rientrare nelle casse delle aziende.
”I pagamento tardivi alle imprese, che si verificano anche in Emilia-Romagna, pur con tempi diversi da quelli del Sud, sono un freno non soltanto alla competitività del nostro sistema economico, ma costituiscono anche una fra le cause delle crisi aziendali e del mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori. Come sindacato chiediamo al Parlamento che questa misura invocata dall’Ue diventi stringente così da garantire la tenuta delle aziende fornitrici , la riduzione della loro esposizione bancaria e il salvataggio dei posti di lavoro”: commenta il segretario generale regionale Emilia-Romagna dell’Ugl, Tullia Bevilacqua.
I mancati o tardivi pagamenti colpiscono anche le imprese virtuose e con conti in regola.
Confartigianato ricorda che le nostre imprese devono aspettare in media 95 giorni per essere pagate dagli Enti pubblici cui forniscono beni e servizi e nelle transazioni tra aziende i tempi per incassare il dovuto si attestano a 56 giorni.
A causa dei mancati pagamenti, una buona parte delle 950 mila aziende italiane che lavorano per la Pubblica amministrazione (Comuni, Regioni e Ausl) deve ancora incassare 57 miliardi di euro. Soltanto nel sistema della cooperazione i debiti dello Stato ammontano a circa 3 miliardi di euro.
In Emilia-Romagna l’indebitamento soltanto del comparto sanità verso i fornitori nel 2015 (ultimi dati) ammontava a 1.579,3 milioni di euro, pari a 355 euro di debito procapite per abitante.
Tra i fallimenti delle società la Cgia di Mestre calcola che almeno uno su tre ogni (il 31%) sia stato determinato dai mancati pagamenti della pubblica amministrazione.
Più nel dettaglio, secondo il Centro Studi ImpresaLavoro sono quasi 100 mila le imprese che tra il 2009 e il 2016 hanno dovuto chiudere a causa della crisi, e fra queste nell’arco dei sette anni 1 su 4 è stata costretta a chiudere proprio a causa dei mancati pagamenti delle fatture.
“Per avere un’idea su scala locale, in Emilia-Romagna, secondo l’ Osservatorio fallimenti, procedure e chiusure di imprese del Cerved sono fallite nella prima metà dell’anno 5.964 società, il 5,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Cifre in calo ma pur elevate, da compensare, ovviamente, con le imprese nuove nate. I tempi di pagamento in Emilia-Romagna si sono accorciati negli anni, siamo fra i più virtuosi e come dicevamo la situazione in Emilia-Romagna è in miglioramento ed il fenomeno dei fallimenti è rientrato su livelli fisiologici in tutto il Nord-Est. Ma in alcune regioni italiane, come Sicilia, Calabria e Lazio, la tendenza rimane negativa e ugualmente, e al di là delle nuove norme su compensazione fiscale crediti-debiti , il problema dei ritardi dei pagamenti che incrina la contabilità delle imprese deve essere risolto al più presto. Tocca a Governo e Parlamento adempiere all’ultima direttiva dell’Ue. Ne beneficerà l’intero sistema imprenditoriale e lavorativo nazionale e regionale”: conclude il segretario generale regionale Emilia-Romagna dell’Ugl Tullia Bevilacqua.