Ambiente, sensibilizzazione, futuro, cultura, teatro. Queste le parole chiave su cui il Centro Teatrale MaMiMò ha impostato il percorso di indagine sulla questione ambientale iniziato quasi due anni fa. Le premesse del Festival Felicità Sostenibile, a gennaio 2018, erano state ottime, grande partecipazione e attenzione crescente di un pubblico eterogeneo sull’argomento. La conferma che la strada intrapresa è quella giusta è arrivata con il debutto e il primo weekend di recite de “La Donna più grassa del mondo” che ha fatto registrare 3 sold out su 3 recite.

Lo spettacolo tornerà sul palco di via Massenet anche questo weeekend, venerdì 14 e sabato 15 dicembre alle ore 21, domenica 16 dicembre alle ore 17 (domenica già sold out). In scena Luca Cattani – L’uomo del piano di sotto, Alice Giroldini – La donna più grassa del mondo e Marco Maccieri – il Marito, per la regia di Angela Ruozzi, assistente alla regia Filippo Bedeschi, scene e costumi di Alice Benazzi, luci di Fabio Bozzetta.

Un’indagine a tutto tondo, un’azione culturale portata avanti con voci e sguardi differenti, attraverso il coinvolgimento diretto di cittadini e aziende nel supporto alla creazione artistica con una campagna di crowdfunding, attraverso tanti linguaggi ma con un unico obiettivo: sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche ambientali e il grave rischio che stiamo correndo.

Una grossa crepa minaccia la sicurezza della casa in cui vivono i protagonisti di questa storia, ma solo uno di loro sembra preoccuparsene: è l’Uomo del piano di sotto che da mesi tenta di convincere la coppia di vicini a intraprendere i lavori di ristrutturazione. Il problema è che la crepa si trova proprio sotto il divano della Donna più grassa del mondo che pesa quattrocentosessanta chili e non può muoversi. L’unica possibilità per poter intraprendere i lavori sarebbe che il Marito la convincesse a dimagrire, ma la felicità che le procura il cibo è troppo grande perché la donna possa rinunciarvi. In un’epoca in cui sembra che la nostra società abbia raggiunto il suo massimo grado di benessere, questa commedia, attraverso una cifra grottesca e paradossale, ci induce a riflettere sulla capacità dell’uomo di immaginare un modo alternativo per raggiungere la felicità che non lo condanni all’autodistruzione.

“Noi tutti crediamo di vivere in condizioni di benessere, – scrive Angela Ruozzi nelle note di regia – fino a quando non ci viene il dubbio che non sia così. Ci è stato implicitamente insegnato che viviamo nel migliore dei mondi possibili ed è quindi assurdo cercare di costruirne uno migliore (e quale sarebbe, poi?); Forse la storia del migliore dei mondi possibili era una bugia. Noi non siamo felici. Abbiamo continuamente fame. Abbiamo le case piene di oggetti, ma ne vogliamo sempre di nuovi. Siamo pieni di contatti, ma non ci soddisfano mai del tutto. Siamo affamati. Siamo afflitti da insaziabilità. L’insaziabilità allo stato puro. La nostra società ha raggiunto una grande libertà, ma questa libertà non ci ha liberato. Continuiamo ad avere fame. Questa fame insaziabile, questa  vuotezza intrinseca, ci parla di una cosa molto reale, di una profonda vacuità al centro della nostra cultura, generata dalla distruzione di idee e tradizioni rimpiazzate da sistemi economici (che sono diventati sistemi ideologici) per cui l’uomo non deve credere più a nulla se non alla soddisfazione del proprio desiderio. Il desiderio è diventato il nostro ultimo idolo. La Donna più grassa del mondo, che pur essendo simbolo d’insaziabilità, rimane contemporaneamente metafora di fertilità, ci suggerisce che c’è qualcosa di cui noi esseri umani abbiamo bisogno per il nostro vero benessere e che non cesseremo mai di desiderare: comunità, connessione, contatto con la natura, equilibrio, la sensazione di una missione più grande dei nostri immediati desideri parcellizzati.”

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