Sono stati presentati quest’oggi in contenuti del Patto di amicizia al quale aderiranno i comuni di Reggio Emilia e Casal di Principe, in provincia di Casera, per l’avvio di un percorso di collaborazione e confronto che si concretizzerà con l’attivazione di scambi culturali e percorsi educativi incentrati sui temi della cittadinanza e della legalità, che vedranno come protagonista il Sistema bibliotecario comunale reggiano.

I contenuti del Patto sono stati presentati nel corso di un incontro pubblico svoltosi questo pomeriggio nella Sala Rossa del Municipio di Reggio Emilia, alla quale hanno preso parte il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, l’assessora alla Cultura della legalità e Sicurezza Natalia Maramotti e Giordano Gasparini, direttore delle Biblioteche comunali di Reggio Emilia. Ospite di eccezione: il sindaco di Casal di Principe Renato Natale, considerato il primo e unico amministratore della cittadina della provincia casertana ad aver posto come priorità assoluta la trasparenza e la lotta alla camorra nella terra dei Casalesi, a partire dalla cultura e sui libri e dalla bella esperienza della biblioteca Il Grillo Parlante.

La presentazione dei contenuti del Patto è avvenuta nel corso di un incontro durante il quale è stata presentata l’edizione 2018 del del rapporto “Amministratori sotto tiro” ad opera del curatore Claudio Forleo, ufficio stampa di Avviso Pubblico.

UN PATTO TRA BIBLIOTECHE

Il Patto di amicizia con Casal di Principe parte dall’esperienza della biblioteca Grillo Parlante, aperta dal sindaco Natale nella sala consiliare del Comune grazie a 1.300 libri donati dal Comune di Solesino, in provincia di Padova. Un’esperienza che nasce dal desiderio espresso in una lettera indirizzata al Sindaco da una giovane studente di seconda media di Casal di Principe, Maria Zagaria, nella quale si chiedeva una biblioteca dove potersi incontrare con gli amici, invece di trascorrere il tempo con il cellulare in mano. Natale, toccato da questa richiesta, si diede da fare per rispondere al desiderio della giovane e, a partire da questa richiesta, diede il via alla Biblioteca del Grillo Parlante.

Il Patto di amicizia, che verrà in seguito ufficializzato con la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa, attiverà un programma di scambio culturale che vedrà protagonisti i due comuni per lo scambio di buone prassi, come ad esempio la promozione qui a Reggio Emilia di incontri sul tema della legalità e la cittadinanza attiva attraverso la testimonianza del sindaco Natale, o la realizzazione di uno spin-off di Reggio Narra a Casal di Principe.

Nei prossimi giorni, inoltre, da Reggio Emilia partiranno diverse decine di libri raccolti dalle Biblioteche comunali, che andranno ad arricchire il patrimonio della biblioteca del Grillo. Nelle biblioteche cittadine verrà inoltre attrezzato un apposito “corner” dove conferire le opere che i cittadini reggiani vorranno donare al Comune di Casal di Principe.

RENATO NATALE

Medico, politico e attivista italiano, Renato Franco Natale (Casal di Principe, 26 agosto 1950) è sindaco di Casal di Principe dal 9 giugno 2014, dopo aver ricoperto lo stesso incarico per un breve periodo, tra il 1993 e il 1994. È considerato il primo e unico Sindaco di Casal di Principe ad aver posto come priorità assoluta la trasparenza e la lotta alla camorra nella terra dei Casalesi, così come ha scritto Roberto Saviano in Gomorra. La sua prima gestione politica è stata brevissima, spezzata poco dopo l’uccisione del parroco ed amico don Giuseppe Diana, simbolo dell’anticamorra. È fondatore, insieme ad altri medici, dell’associazione Jerry Essan Masslo, impegnata nella tutela della salute degli immigrati e del loro reinserimento sociale. È altresì membro di Libera, di cui è stato referente regionale in passato, impegnandosi tuttora nel recupero dei beni confiscati alle mafie a fini sociali. È fondatore del Comitato Don Peppe Diana. Dal 2014 è membro dell’esecutivo della Rete italiana del dialogo interculturale (Ride).

Durante la sua prima e breve esperienza da Sindaco, nel 1993, fu protagonista della “battaglia dei paletti”, che lo vide scontrarsi a ciel sereno con il clan dei Casalesi i quali, dopo la pedonalizzazione del centro storico ad opera della giunta Natale, divelsero numerose volte gli stessi paletti – ogni volta ripristinati – lasciandoli davanti all’abitazione del Primo cittadino. Sempre durante il periodo di mandato, il clan dei Casalesi scaricò tonnellate di sterco di bufala davanti la sua abitazione nel pieno centro del paese. Pochi mesi dopo l’uccisione di don Diana, che fu anche un primo e chiaro segnale contro la sua Amministrazione, fu sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, infiltrata dalla camorra. Nel corso del processo Spartacus è emerso un piano per portare a termine la sua uccisione, simulando un incidente automobilistico sfruttando la sua abitudine di passeggiare in bicicletta, poi fallito.

Nel giugno 2011 è stato minacciato di morte per una storia connessa ad appalti e camorra.

IL RAPPORTO ‘AMMINISTRATORI SOTTO TIRO’

Nel 2017 Avviso Pubblico ha censito 537 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali, una ogni 16 ore. Dal 2011, anno della prima edizione del Rapporto “Amministratori sotto tiro” in cui furono censiti 212 casi, gli atti intimidatori sono aumentati del 153%. Il fenomeno lo scorso anno ha coinvolto per la prima volta tutte le 20 regioni italiane, 78 Province e 314 Comuni – il 6% in più nel confronto con il 2016.

Esaminando i casi censiti si è potuto constatare che resta immutato, rispetto al 2016, il profilo tipo dell’Amministratore sotto tiro: ricopre la carica di Sindaco di un Comune medio – piccolo del Sud Italia, con una popolazione fino a 50mila abitanti, a cui ignoti bruciano nottetempo l’auto parcheggiata in una via pubblica situata nei pressi dell’abitazione o nel cortile di casa. Il 13% delle intimidazioni è stato rivolto nei confronti di donne, minacciate con le stesse metodologie utilizzate per gli uomini.

La situazione regionale

Il 69% degli atti intimidatori si concentra nel Sud e nelle Isole. La Campania è la regione più colpita con 86 casi censiti, un preoccupante +34% rispetto al 2016.

A seguire la Sicilia – ai vertici di questa triste classifica nel 2014 e nel 2015 – con 79 casi censiti. Il terzo posto vede appaiate la Calabria, prima regione per intimidazioni nel 2016, e la Puglia, che fa segnare nel 2017 una recrudescenza del fenomeno, con 70 casi registrati. Quinto posto per la Sardegna, con 48 intimidazioni censite.

Al sesto posto la Lombardia, con 28 casi, è la prima Regione del Centro – Nord, davanti a Lazio (24 casi), Piemonte (21 casi), Emilia-Romagna (20 casi) e Veneto (19 casi). A parte il Lazio, dove il dato è sostanzialmente stabile, in tutte le altre regioni citate si è registrato un sensibile aumento dei casi.

Come si intimidisce

La tipologia di minaccia più utilizzata fra i 537 casi registrati nel 2017 si conferma l’incendio, in continuità con gli anni precedenti, ma con una incidenza percentuale in calo rispetto al 2016 (dal 33% al 28%). Seguono lettere, biglietti e messaggi minatori (13% dei casi), aggressioni fisiche (10,5%), danneggiamenti di strutture o mezzi (10%), minacce verbali o telefonate minatorie (9%). Scala questa specifica classifica l’utilizzo dei social network, passato dal 3% del 2016 al 9% del 2017.

I Comuni coinvolti: medio-piccoli

Il 72% dei 537 casi censiti da Avviso Pubblico sono avvenuti in Comuni medio-piccoli, con un numero di abitanti inferiore ai 50mila. Nel dettaglio il 31,5% è avvenuto in Comuni fino a 10mila abitanti, il 41% in Comuni da 10 a 50mila abitanti. Il restante 28% sono Comuni medio-grandi, superiori a 50mila abitanti.

Una minaccia su quattro non ha matrice criminale

Avviso Pubblico sta registrando un aumento costante dei casi in cui non sono le mafie o altre organizzazioni criminali a colpire, quanto singoli cittadini o gruppi di essi, che sfogano il proprio disagio e, in alcuni casi, i propri istinti più bassi, verso il politico e il dipendente pubblico fisicamente più raggiungibile. Fra queste minacce/intimidazioni non criminali – 146 in totale nel 2017, 1 caso su 4 – un terzo trae origine dal malcontento suscitato da una decisione amministrativa sgradita, un altro 23% è riferibile ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico o di un posto di lavoro. L’11% si riferisce invece a casi di “violenza politica”, in un periodo storico in cui in Italia alcuni estremismi dal sapore antico sono tornati a farsi sentire su alcuni territori del Paese.

Nel 21% dei casi sopra citati, la possibilità di accogliere degli immigrati e/o una loro presenza sul territorio, percepita come eccessiva da parte della popolazione, ha creato tensioni che sono sfociate anche in intimidazioni e minacce verso gli amministratori locali.

La nuova legge a tutela degli amministratori minacciati

Il 22 giugno 2017, a conclusione di un lungo iter parlamentare, la Camera dei Deputati ha definitivamente approvato la legge n. 105 del 2017 “Norme a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti”.

La legge inasprisce le sanzioni per gli atti di intimidazione nei confronti degli amministratori locali e dei componenti degli organi politici e modifica anche il Testo unico sulle elezioni degli organi comunali (DPR N.570 del 1960), al fine di garantire una specifica tutela per i candidati alle Elezioni amministrative.

La legge rinvia ad un decreto del Ministero dell’Interno la composizione e le modalità di funzionamento dell’Osservatorio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, già istituito con decreto del Ministro dell’Interno il 2 luglio 2015, con il compito di effettuare il monitoraggio degli atti di intimidazione anche mediante utilizzo di una banca dati, di effettuare studi e analisi su iniziative di supporto agli amministratori locali vittime di intimidazioni e di promuovere iniziative di formazione e di promozione della legalità.

Ora in onda:
________________