Pubblicata sull’International Journal of School & Educational Psychology, la ricerca condotta dalla prof.ssa Maria Cristina Matteucci del Dipartimento di Psicologia Unibo, insieme a Peter Farrell (Università di Manchester, UK), mostra la presenza degli psicologi nelle scuole del territorio di una Provincia del Nord Italia, le principali attività da essi realizzate e l’opinione delle scuole in termini di soddisfazione percepita e bisogni non ancora soddisfatti.

I risultati della ricerca della prof.ssa Matteucci mostrano che le scuole che hanno al loro interno la presenza stabile di uno psicologo sono la maggioranza (70%), con una presenza dello psicologo in media pari a 2-3 ore a settimana. Il 50% delle scuole ha inoltre attivato altri tipi di attività o servizi di tipo psicologico nel corso dell’anno scolastico. Secondo i dati emersi da tale indagine, gli psicologi presenti nelle scuole offrono prevalentemente consulenza individualizzate agli studenti (68%) e interventi nelle classi (42%), ma anche interventi con genitori (51%) e insegnanti (45%). Il 66% delle scuole, inoltre, considera l’intervento dello psicologo utile o molto utile nell’affrontare le principali sfide delle scuole e l’80% delle scuole sarebbe del tutto favorevole all’istituzione di Servizi psicologi per la scuola.

“Indagini internazionali confermano che gli psicologi scolastici hanno un ruolo significativo nel supportare il sistema educativo, e contribuiscono anche al miglioramento della performance del sistema scolastico. In Italia, in mancanza di una legislazione nazionale, sul territorio nazionale si sono configurate situazioni diversificate, attraverso, ad esempio, Protocolli di Intesa fra gli Ordini regionali degli Psicologi e gli Uffici Scolastici Regionali o attraverso leggi Regionali – spiega Maria Cristina Matteucci. – In Italia, la psicologia scolastica deve accora affrontare alcune importanti sfide e – prosegue l’autrice –  probabilmente la più importante sarà veder riconosciuta e regolamentata la presenza degli psicologi nelle scuole, come accade per esempio negli USA e nella maggior parte dei paesi europei”.

 

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