Nel solco dell’attività di ripristino della legalità e di contrasto al fenomeno del degrado e della sosta abusiva in zona Foro Boario, proseguono le operazioni interforze di controllo del territorio, disposte dal Sig. Questore di Reggio Emilia Dott. Antonio Sbordone. Nella serata di lunedì scorso 16 aprile, la zona del Foro Boario è stata infatti presidiata in modo congiunto da una pattuglia della Polizia Municipale ed una pattuglia del locale Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato. Nello stesso quadrante orario, ulteriori due pattuglie della Municipale e due del suddetto Reparto procedevano al controllo degli altri parcheggi dell’area cittadina, al fine di intercettare l’eventuale presenza di camper precedentemente stazionanti nel Foro Boario.

Durante l’attività, svolta avvalendosi anche dell’apporto della Polizia Scientifica per quanto di competenza, non si riscontrava la presenza degli stessi camper in alcuna delle aree soggette a vigilanza. Tali servizi si sono ripetuti anche nella giornata di ieri martedì 17 aprile e continueranno per tutta la settimana, anche con l’apporto di personale dell’Arma dei Carabinieri. Proseguiranno regolarmente anche nelle prossime settimane, proprio per scongiurare il ripristino della situazione precedentemente verificatasi.

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Nel pomeriggio di lunedì 16 aprile, intorno ore 15.00, due pattuglie della Polizia di Stato della Questura di Reggio Emilia si portavano in via Regina Margherita in seguito alla segnalazione da parte di alcuni passanti che stavano soccorrendo una ragazza aggredita da un uomo datosi poi a repentina fuga.

Sul posto gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico prendevano contatti con la vittima, una cittadina nigeriana classe 1994, la quale spiegava in lingua inglese, di essere a Reggio Emilia da circa un mese e da allora, svariate volte, era stata importunata da un connazionale, classe 1988.

Qualche istante prima, in particolare, mentre stava aspettando l’autobus, tale soggetto le si avvicinava a bordo di una bicicletta, chiedendole di andare via con lui. Al netto rifiuto da parte della ragazza, l’uomo le strappava dalle mani il suo smartphone, allontanandosi. La donna a questo punto cercava di ritornare in possesso del bene sottrattole, venendo però aggredita con violenti pugni al volto che la facevano rovinare a terra e che consentivano così all’aggressore di fuggire definitivamente a bordo della bicicletta.

Subito gli agenti intervenuti prendevano il maggior numero di informazioni utili da parte dei testimoni, riuscendo così con tempestività a rintracciare in una via limitrofa l’uomo, il quale veniva riconosciuto senza dubbio dai testimoni e veniva trovato effettivamente in possesso del dispositivo cellulare prima descritto dalla donna. Il soggetto veniva pertanto tratto in arresto per il reato di rapina impropria. Da ulteriori accertamenti lo stesso risultava altresì irregolare sul territorio nazionale, e quindi denunciato per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato.

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Nella nottata di martedì 17 aprile, intorno alle ore 04.20, transitando in via Lungo Crostolo, una pattuglia della Polizia di Stato notava, all’altezza della rotonda via Zanichelli/via Francia, due soggetti a bordo di uno scooter che trasportavano a spalla due biciclette tipo mountain bike. Gli agenti della Squadra Volante, insospettiti dall’inconsueto metodo di trasporto, decidevano di effettuare un controllo a carico dei due. Alla vista dei poliziotti gli stessi iniziavano a fuggire in direzione via Zanichelli infilandosi sul ponte pedonale che collega via Zanichelli a via Guido da Baiso. Dopo un breve inseguimento, giunti in prossimità del predetto ponte pedonale, i due soggetti impattavano con lo scooter contro due paletti di cemento, precipitando a terra. Il passeggero, rimasto ignoto, si rialzava dandosi a precipitosa fuga in via Guido da Baiso direzione via Cecati, facendo perdere le proprie tracce. Il conducente veniva invece immediatamente bloccato dagli agenti e identificato per un cittadino moldavo appena diciottenne, non in regola con le norme che regolano il soggiorno; a seguito di perquisizione personale lo stesso veniva trovato in possesso di numerosi utensili da scasso, che venivano quindi prontamente sequestrati.

Da accertamenti effettuati, il motociclo utilizzato risultava provento di furto avvenuto a gennaio di questo stesso anno.

Con riguardo invece ai due velocipedi, una mountain bike in alluminio di colore nero e una mountain bike in carbonio di colore arancione, gli agenti procedevano senza sosta ad accurati accertamenti anche tramite banche dati e, dopo un’incessante lavoro, riuscivano a risalire al probabile proprietario degli stessi. Quest’ultimo veniva pertanto prontamente contattato e, a seguito di immediato controllo effettuato nel suo garage, confermava l’avvenuta effrazione e il furto delle due biciclette, nonché di altri indumenti e accessori da mountain bike. Al medesimo, recatosi nell’immediatezza in Questura per la relativa denuncia, venivano quindi restituiti i due velocipedi.

Per quanto riguarda invece il cittadino georgiano fermato dagli agenti, lo stesso veniva arrestato per il reato di furto aggravato in concorso in abitazione delle biciclette e denunciato per il reato di ricettazione in concorso dello scooter che conduceva, per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato e per il reato di porto d’armi o oggetti atti ad offendere.

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Sempre nella giornata di ieri martedì 17 aprile, la Polizia di Stato reggiana interveniva in via Emilia all’Angelo presso la filiale di un istituto bancario in seguito alla segnalazione da parte di una dipendente di possibili dubbi sulla veridicità di un documento di identità presentato da una donna al momento della richiesta di apertura di un conto corrente.

Come riferito dalla donna, nella giornata precedente del 16 aprile, si presentava al suo sportello una donna per richiedere l’apertura di un conto corrente. Come da prassi, le veniva richiesto un documento di identità e contemporaneamente se in passato avesse già avuto rapporti con quell’istituto di credito. La donna rispondeva negativamente a quest’ultima domanda. Tuttavia, la dipendente della filiale tramite una rapida ricerca constatava che con il nominativo e il documento presentato, risultava esservi associato un conto corrente aperto presso un’agenzia della stessa banca ma di un’altra città del Nord Italia.

Vista la risposta data dalla potenziale cliente, la dipendente cominciava a nutrire dubbi sulla sua identità e pertanto cercava di prendere tempo fissandole un appuntamento per il giorno successivo. Nel frattempo, contattava il collega della filiale dove la signora risultava già registrata e tramite mail gli inviava una copia del documento presentatole la mattina. Come risposta il collega riferiva che il documento corrispondeva in ogni particolare a quello della cliente già censita, tranne che per la foto, che era di un’altra donna a lui sconosciuta.

Scoperto l’inganno, nella giornata di ieri, all’arrivo della cliente come concordato, la dipendente contattava immediatamente il 113. Gli agenti giungevano quindi istantaneamente sul posto trovando la persona segnalata allo sportello con la richiedente.

Le veniva chiesto un documento e la donna forniva lo stesso che aveva presentato alla cassiera. Da un primo controllo, la carta d’identità poteva apparentemente sembrare autentica.

Tuttavia, grazie ad un’approfondita indagine messa in atto dagli agenti, all’esperienza e competenza maturata nella individuazione del falso documentale, emergeva agli occhi degli operatori un particolare non irrilevante: il timbro a secco apposto sulla fotografia riportava in rilievo l’intestazione di un Comune non corrispondente a quello di apparente rilascio del documento. Inoltre, i contorni dello stesso timbro tra foto e carta sottostante non coincidevano.

Gli agenti, pertanto, dopo aver capito senza ombra di dubbio di trovarsi di fronte ad un tentativo di truffa, insistevano chiedendo un documento alla donna e quest’ultima, sentendosi alle strette esibiva una nuova carta d’identità, questa volta genuina, attestante la diversa e vera identità.

Per i fatti su esposti la donna veniva quindi tratta in arresto per il reato di Possesso di documenti di identificazione falsi e denunciata in stato di libertà per il reato di Tentata Truffa.

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