Potrebbe esserci il “business” del piombo dietro l’ennesimo furto di batterie d’auto esauste avvenuto nel reggiano: vale settanta centesimi il chilo, chi lo acquista lo paga al massimo 35 centesimi. Ne sono convinti i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia che al riguardo stanno conducendo dovute indagini per risalire all’intera filiera del riciclaggio delle batteria d’auto esauste, il cui smaltimento è peraltro regolato da una normativa speciale trattandosi di rifiuti pericolosi in quanto tossico-nocivi per l’alta percentuale di piombo e acido solforico che le batterie contengono.

La tendenza è iniziata piano piano è sta proseguendo con furti a macchia di leopardo che, secondo i Carabinieri, sono tutti legati al business del piombo. In questo senso si stanno indirizzando le indagini dei militari reggiani anche in relazione all’ultimo colpo compiuto ai danni di un officina meccanica di Bagnolo in Piano, che ha visto i Carabinieri della locale Stazione identificare e denunciare con l’accusa di concorso in furto aggravato 3 cittadini tunisini di 30,47 e 45 anni residenti a Bomporto. Secondo i carabinieri il terzetto, in due distinte occasioni (entrambe compiute nottetempo), si è introdotto furtivamente nel cortile di una officina meccanica asportando una quarantina di batterie d’auto esauste, occultandole in un piazzale vicino, con l’intento di prelevarle una volta finita la razzia. Il furto non è andato a buon fine grazie all’attività di controllo del territorio dei carabinieri che hanno fermato i tre a bordo di una Fiat Stilo nei pressi dell’officina meccanica saccheggiata. Una volta identificato il terzetto, grazie anche all’analisi del sistema di videosorveglianza, i militari hanno acquisito incontrovertibili elementi di responsabilità in ordine al reato di furto aggravato e continuato delle batterie d’auto esauste. I tre venivano quindi denunciati alla Procura reggiana dai carabinieri di Bagnolo in Piano che stanno proseguendo le indagini.

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