“Siamo qui per fare vivere la memoria, in un luogo di formazione, apertura e incontro, con un ruolo sempre più importante in una società che faticosamente si confronta con le minoranze. Un luogo dove il racconto delle tradizioni e della cultura dell’ebraismo si trasforma in vera e propria istituzione dedita alla formazione, puntando sui giovani e soprattutto sui giovanissimi”.

Così, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, portando il saluto della Regione alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini e delle autorità, oggi pomeriggio all’inaugurazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis), a Ferrara.

Il Meis, istituito dal Parlamento nel 2003, è chiamato a narrare gli oltre due millenni di presenza degli ebrei in Italia, con le loro tradizioni e i contributi alla storia e alla cultura del Paese, nonché all’ebraismo nel suo insieme. Quella di oggi è stata una tripla inaugurazione: taglio del nastro anche per lo spettacolo multimediale “Con gli occhi degli Ebrei italiani”, che rappresenta l’introduzione permanente ai temi del Meis, e per il grande edificio restaurato di via Piangipane, nel centro storico della città, che fino al 1992 ospitava le carceri cittadine. La mostra è promossa dal Meis, col patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Presenti, per la Regione Emilia-Romagna, che fa parte del comitato di amministrazione del Meis ed ha seguito tutta la fase di progettazione del luogo, anche l’assessore alla Cultura e quello alla Scuola e formazione, Massimo Mezzetti e Patrizio Bianchi.

Un luogo che non vuole essere, fin dai presupposti, solo un museo. “Siamo qui per inaugurare uno spazio per favorire il dialogo, il confronto e per investire sulla pace- ha aggiunto il presidente Bonaccini-. Uno spazio da vivere, dove incontrarsi, per stimolare continuamente confronti, esposizioni, dialoghi. Quando le generazioni passano e i superstiti si estinguono sono le comunità civili nella loro interezza a dover divenire testimoni del tempo. Diffondere la cultura della memoria è un investimento per la pace e la tolleranza nel futuro”.

 

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